La parte in cui esulto per le due ore e passa di umorismo audace, consapevole, metanarrativo, che fa di questo film una vera e propria cornucopia multistrato ce la vogliamo togliere immediatamente?
Ok: Yeeee! No vabbè raga questi hanno vinto tutto, mille camei pazzeschi, i due protagonisti più spaccaculo di sempre, ahah datemene ancora, e chissene del resto…
Tornando sobri non so davvero quanto sentirmi felice.
Potrei dire che il multiverso ha svangato, e non mentirei. Se il mondo dell’intrattenimento nel giro di pochi anni ti presenta di continuo personaggi che incontrano altre versioni di sé stessi, che si tratti di Spiderman, Paperone, Deadpool o Batman, io inizio a non bermela più. Ma ok, ci passo sopra, dopotutto hanno iniziato questa Multiverse Saga, e di certo non sarebbe serio troncarla.
Forse qui il problema è un altro, e parte da lontano.
Pur non amando i comics supereroistici, ho sempre avuto stima del MCU, come concetto, come traguardo e come filosofia di fondo. E la mia stima nel corso della discussa Fase 4 è solo cresciuta. Con No Way Home però ho sentito scricchiolare qualcosa. Lo amai, e capii benissimo il gran valore della reunion dei vari Spiderman, ma allo stesso tempo non mi piacquero le implicazioni. Accogliendo materiale apocrifo e non di pari qualità, il MCU era stato inquinato. Di certo, da un punto di vista di mera fruizione, il progetto cessava di avere autonomia. L’apporto Sony aveva tacitamente iniziato a cambiare le regole del gioco.
Poi ci fu il papocchio, coi flop, l’arresto di Majors, i boicottaggi a cui sono seguiti i diversi rebrand. Senza addentrarmi in particolari, siamo finiti in una situazione in cui tutto, da un punto di vista multiversale, è canon nel MCU ma cosa ne faccia davvero parte da un punto di vista dell’esperienza di fruizione è diventato tutt’altro che chiaro. Tra serie animate che proseguono continuity vecchie di trent’anni, progetti annunciati come ambientati in partenza in altre timeline, c’è da farsi sanguinare il naso. E non sarà l’eventuale crossoverone tra universi che ci aspetta alla fine a riscattare tutto. Ad Endgame ci arrivavi dopo un percorso ben chiaro e una precisa sequenza di film, qui le regole del gioco ormai tocca farsele da soli.
Deadpool & Wolverine mi sembra essere la ciliegina sulla torta della confusione. Collegarsi ad un altro universo dispersivo e infruibile come quello Fox sembrava essere un “male necessario” per non perdere un personaggio essenziale come Wade Wilson. Lo si poteva fare in diversi modi, magari un soft reboot che lo integrasse alla sequenza di pellicole MCU, lasciando il pregresso come approfondimento facoltativo, e invece no. Sto film se ne frega proprio, è Deadpool 3 a tutti gli effetti, richiede la visione degli altri due e se possibile anche di tutto il papocchio X-Men annesso, con in testa Logan. Certo, Wade viene in visita nella Sacra Timeline 616, gironzola per la TVA e passa buona parte del film nel Vuoto con Alioth, ma la sua priorità non è certo servire il Grande Progetto, dato che il suo apporto è scarso anche da un punto di vista narrativo. Trovo ironico che mentre Feige rassicura sul fatto che il MCU non richieda al pubblico generalista di “fare i compiti”, io pur essendomi recuperato i precedenti Deadpool mi sia sentito comunque in difetto. Ad una certa, il film diventa un grande omaggio a qualunque pellicola Fox precedente al MCU, con tanto di cameo-fest di chiunque, e sinceramente lì mi son detto vabbè.
Al pubblico questo film piacerà parecchio, e molti inneggeranno alla rinascita del MCU. Per quel che mi riguarda, è un bel film da cui però il Marvel Cinematic Universe esce ancor più malaticcio e ormai del tutto depotenziato. Irriso da chiunque, persino in universe, e non più in alcun modo centrale, nemmeno nelle strategie di marketing. Non sono sicuro che nel quadro generale questa operazione abbia davvero giovato sul lungo termine.
Grazie in ogni caso per Like a Prayer, scena davvero pazzesca.