Down, down, down the road

Veramente bello Agatha All Along.

Fruire del MCU al giorno d’oggi significa anche fruire/subire la narrazione a riguardo. Eccesso di news, infodemia, gente che rimastica la negatività assorbita dagli influencer… che ogni tot lascia il posto ad un contrordine: “Attenzione, questo invece è bello!”. E spesso non è che sia davvero più bello di altro, semplicemente arriva al momento giusto, quello in cui la narrazione si inverte perché stancatasi di sé.

Il MCU è reduce dal rigetto causato dal troppismo a cui è stato sottoposto il pubblico in tempi di pandemia. Ha avuto sconquassi produttivi, un paio di cambi di strategia, qualche buco nell’acqua e altri acciacchi fisiologici. Ma nel post-Endgame ha prodotto anche tanta roba interessante, innovativa e coraggiosa nel suo voler giocare coi generi. Wandavision, ad esempio, di cui questa serie costituisce un sequel, uno spinoff, o una coda, a seconda di quel che sarà.

Quando la serie venne annunciata, nel pieno del ramificarsi arborescente del MCU, sembrò ordinaria amministrazione. Poi, dopo l’ondata di sfiducia e il brusco cambio di policy, si è vissuta quasi con imbarazzo l’attesa di questo inutile residuo. All’uscita pochi se la sono filata e chi lo faceva era scettico. Chissà perché poi, dato che i valori creativi e produttivi erano gli stessi di Wandavision.

Poi la qualità è emersa. Certo, rimane una serie sopra le righe, che gioca con la sua stessa estetica, senza paura di risultare incredibilmente camp o volutamente di cattivo gusto. Ci credo che a prima vista possa suscitare diffidenza. Ma è scritta, interpretata e musicata con gran testa, e via via che si prosegue la cosa diventa più evidente. Senza scomodare la bravura di Kathrin Hahn, andrei direttamente a citare la splendida Ballata scritta dai Lopez che episodio dopo episodio viene ripresentata con un sound e un significato narrativo diverso. Che finezza e che bel modo di giocare con un elemento disneyamente importante come la musica. E l’episodio con i salti temporali lostiani? Un incastro perfetto. Allo stesso tempo, ottimo l’uso che viene fatto di alcuni personaggi di Westview che ci si porta dietro dalla serie madre.

Rimane una serie assolutamente figlia del modo di lavorare di quei primi giorni di piattaforma. Derivativa al massimo dato che è di base lo spinoff dello spinoff, muscolarmente inclusiva, sfrontata nel suo voler infilare nel calderone del MCU cose che di base non collegheresti al genere supereroistico. Insomma, la caricatura di tutto quello che sembrava non piacere delle serie Disney+. E che invece adesso sembra aver convinto. Sorpresa. Uhm, non sarà che forse è giunto il momento di accettare che farsi spaventare dai capricci di un pubblico che palesemente non sa quello che vuole è una strategia sbagliata? Lasciamo ai creativi la scelta del menu, mentre il resto della macchina pensi invece a instillare nel pubblico quella cosa che negli ultimi anni è venuta meno: un robusto appetito.