L’Alta Repubblica: Wave 2

Cominciamo con qualche nota tecnica. Uno dei progetti più interessanti del franchise Star Wars è sicuramente L’Alta Repubblica, sotto-brand nato dal coordinamento di tutte le etichette editoriali legate alla Lucasfilm, con l’intenzione di raccontare una grande storia ambientata due secoli prima della Skywalker Saga. L’Alta Repubblica è strutturata in Fasi, e le rispettive Fasi sono a loro volta strutturate in Wave, “ondate” di materiali che proseguono in parallelo ogni filone narrativo. Il pezzo forte di ogni wave è il romanzo “adult” edito dalla Del Rey, scritto ogni volta da un autore diverso, ma sempre ben coordinato al progetto generale. Il resto del materiale, che non è poco, è composto solitamente da una collana di romanzi young adult, una di romanzetti junior, una serie a fumetti regolare della Marvel, un fumetto junior e solitamente qualche prodotto extra, tipo raccontini, graphic novel e manga a tema. Ed è tutto strettamente interconnesso. Attualmente pare che siamo arrivati a portare in Italia praticamente tutto il materiale della Wave 2 (di 3) della Fase 1 (di 3). Se vi sentite già disorientati e saturi a questo punto è perfettamente comprensibile, dato che star dietro a una scaletta produttiva del genere non è semplice. Ma sui dubbi relativi alla conformazione generale del progetto ci torneremo dopo, per adesso proviamo a snocciolare le opere che compongono questa seconda stagione.

Si alza la tempesta. L'Alta Repubblica. Star Wars - Cavan Scott - Libro -  Panini Comics - | IBS

Si Alza la Tempesta (Cavan Scott). L’adult novel, edita da Del Rey, che prosegue direttamente quanto impostato da La Luce dei Jedi di Soule. Dopo il grande disastro iperspaziale e la prima guerra con i Nihil, Marchion Ro si riorganizza e sferra un attacco alla fiera di Valo, che è un po’ il corrispettivo starwarsiano della nostra New York World Fair del 1964, celebre per esser stato praticamente patrocinata da Disney. Simpaticissimi i riferimenti a It’s a Small World, e in generale questo è un sintomo molto sano di come si è scelto di costruire culturalmente quest’epoca in modo sostanzialmente differente da quanto visto finora: un momento di apertura e rinnovamento, un’epoca d’oro per davvero. Scott poi ha una prosa migliore di Soule, riesce a caratterizzare meglio i personaggi, concentrandosi su un gruppo più piccolo rispetto all’oceano di jedi indistinti visti nel precedente. Peccato che non sia ugualmente buona la struttura: dopo una prima parte di preparazione, segue praticamente mezzo libro di descrizione frammentaria del tumulto, salvo poi narrare il contrattacco Jedi e lasciarlo appeso con un cliffhanger. Scelta strana, probabilmente voluta o obbligata dal dover incastrarsi in una struttura più generale, ma non particolarmente soddisfacente per il lettore. 

Corsa alla torre Crashpoint. L'Alta Repubblica. Star Wars - Daniel José  Older - Libro - Panini Comics - | IBS

Corsa alla Torre Crashpoint (Daniel José Older). La junior novel, edita da Disney-Lucasfilm Press, un libriccino carino carino sullo stesso formato di Una Prova di Coraggio della Ireland, illustrazioni incluse. E qui si inarca un sopracciglio: è la storiella del padawan Ram Joraman e della sua personale sidequest per liberare dai Drengir la torre di comunicazione di Valo durante il grande tumulto della fiera. Rispetto al precedente romanzo junior, che aveva cmq una sua autonomia narrativa, qui siamo proprio di fronte a un esile filo narrativo, isolato a forza dall’intreccio generale. Il risultato è che a dispetto della differenza di target, questo è a tutti gli effetti un pezzo perduto di Si Alza la Tempesta, che ne riprende addirittura alcuni eventi da un diverso punto di vista. Anche qui, scelta strana perché così nessuno dei due prodotti narra qualcosa di realmente compiuto, tantopiù che Older in alcuni capitoli prosegue come se niente fosse la storia di Lula e Zeen, i personaggi che aveva introdotto nella serie animata THR Adventures. Questo impreziosisce il libercolo, dandogli maggior forza ma aumenta il disordine narrativo generale.

Fuori dalle Ombre (Justina Ireland). Questo è invece lo young adult, edito da Disney-Lucasfilm Press, a far le veci di Nell’Oscurità di Claudia Gray di cui riprende il personaggio di Reath Silas, mescolandolo però al filone narrativo di Vernestra e Imri iniziato dalla stessa Ireland nella sua junior novel. Del resto si presume che i ragazzini che hanno avuto modo di conoscere quei personaggi nella prima wave, dopo pochi mesi siano cresciuti e li possano ritrovare al livello successivo. Ha senso dopo così poco tempo? Boh. Il romanzo stavolta si ambienta in un momento successivo agli altri due e a dispetto di una certa confusione e indecisione ritmica offre alcuni concetti particolarmente succulenti: si parla di cosa sia l’iperspazio, di come possa essere “crackato”, si racconta la storia dei Graf e dei San Tekka, le due grandi famiglie di prospettori che hanno reso possibile l’esplorazione della galassia nei secoli passati. Di roba ce n’è, anche se è limitata dal fatto che per contratto i personaggi debbano tutti avere una determinata età e quando ad una certa ti accorgi che seduti allo stesso tavolo ci sono jedi, politici, imprenditori ed esploratori tutti praticamente di vent’anni la sospensione d’incredulità un po’ vacilla. Poi dove porti la storia narrata non è dato saperlo, visto che il finale è tutt’altro che chiaro ed esauriente e lascia una certa incertezza di fondo su dove e come vadano ad allacciarsi questi fili.

Il Cuore dei Drengir (Scott/AAVV). E’ il secondo arco della serie a fumetti regolare edita dalla Marvel, con protagonista la padawan Keeve Trennis. A dire il vero non è proprio un segmento narrativo unitario, ma contiene due mini-archi, ambientati rispettivamente prima e dopo i romanzi. Come qualità e fruibilità siamo forse al top dell’intero progetto Alta Repubblica, specie negli albi che recano i disegni bellissimi di Anindito. La prima parte, per quanto possa sembrare strano, si svolge all’inizio della wave e racconta della guerra e della sconfitta dei Drengir, la seconda parte in realtà prelude già alla narrazione della terza wave e ci mostra Keeve infiltrata tra i Nihil. Come una distribuzione degli eventi fatta in questo modo – con i Drengir liquidati così in fretta – si interfacci con la fruizione del resto dei romanzi è un qualcosa su cui riflettere e che rimando alle conclusioni.


Missione a Bilbousa (Older/AAVV). Stessa cosa, ma per la serie a fumetti Adventures edita da IDW. Non è proprio un vero secondo volume, ma un albo frammentario che include un mini arco, una breve storia legata a Corsa alla Torre Crashpoint, la prima parte dell’arco successivo e l’annual (si usa ancora?) con storie brevi su THR scritte da tutti gli autori coinvolti nel progetto. Impossibile da valutare se non che il fatto che il disegnatore del primo volume Tolibao a metà percorso si toglie di torno e la qualità ci guadagna.

Oltre a questi cinque prodotti c’è anche qualcosa di collaterale: un audiolibro, un manga e una miniserie che penso Panini porterà a breve. Ma al di là di questo, giunti alla parte centrale di questa fase 1 si possono già iniziare a tirare le somme dell’esperienza. E l’impressione di chi scrive è tiepida. C’è potenziale, belle idee e quel senso di nuovo e diverso di cui una saga come questa dovrebbe nutrirsi, avendo la fortuna di potersi estendere su un frame temporale di millenni. Ma il fatto che questo progetto sia interamente piegato alle logiche editoriali del publishing cartaceo incide non poco sulla piacevolezza del tutto. Sia chiaro, da queste parti non si criticano i progetti ambiziosi, né quelli che chiedono al lettore attenzione e premiano cura e completismo. Ci sono però dei limiti, degli equilibri che bisogna stare attenti a non infrangere e, per quel che abbiamo potuto vedere fin qui, il progetto è caotico. Troppa roba, che esce in troppo poco tempo e con un andamento narrativo un po’ disordinato. Non si è mai certi al cento per cento di star leggendo gli eventi nel giusto ordine, e servono istruzioni date esternamente, che è un po’ lo stesso meccanismo dei fumetti americani. Solo che adattare questo meccanismo ad un corpus che contiene fumetti E romanzi richiede ben altro impegno rispetto a un crossover fumettistico. 


Non si capisce troppo bene nemmeno quale sia l’approccio ideale da tenere: se si è completisti si finisce ben presto saturi a causa dei ritmi di uscita vertiginosi, e anche così la sensazione di perdersi qualcosa nell’intreccio la si ha. Senza contare che non tutti potrebbero essere felici di vedersi sballottati fra tre diversi target, per quanto spesso la differenza di registro fra un livello e l’altro sia davvero minima. Se invece si è selettivi e si sceglie di seguire solo uno “strato”, magari quello legato al medium e alla fascia di età alla quale ci si sente di appartenere, magari diminuisce l’affanno ma non si ottiene una narrazione davvero pulita. Gli stessi romanzi presentano infatti frammenti ben poco autoconclusivi o schegge di narrazione mirate a condurre il lettore verso gli strati scartati in partenza: la storyline di un personaggio può a volte iniziare in un’opera e proseguire in un’altra, magari di target e formato differente, in un gioco al collegamento che finisce per sembrare un po’ pilotato. Questa forma di scrittura, che va detto resta ammirevole per la sua coordinazione, finisce per penalizzare la stessa capacità di narrazione degli autori: spesso i personaggi sono troppi e gli eventi che li riguardano minimi. Se l’obiettivo era quello di creare nuove figure iconiche su cui costruire il futuro del franchise, il lavoro risulta fatto un po’ troppo a tavolino. Troppo spesso entrano in scena gruppi di personaggi che sembrano “doppioni” di altri (padawan che piangono i loro maestri, madri che si rivelano losche), inseriti a creare affollamento e dare maggiori strumenti per far diramare altre storie. Ancor più spesso questo enorme cast finisce per cannibalizzare lo spazio di personaggi chiave, ai quali si finisce per non affezionarsi abbastanza, proprio perché nella frenesia e nella frammentazione generale al lettore manca materialmente il tempo per metabolizzare e far sedimentare tutta questa roba dentro di sé. E’ un grosso problema dei romanzi adult questo, che sono i più ricchi di azione collettiva, e in cui gli eventi chiave vengono narrati da un’infinità di diversi punti di vista (con tanti saluti alla povera Avar Kriss, “protagonista designata” ma con uno screen time risicatissimo).


Una struttura come questa non nasce dal nulla, ovviamente. Modelli come il MCU, i già citati crossover dei comics, e la stessa gestione del franchise Star Wars avuta ad oggi hanno partecipato alla costruzione di questo modello. Ma a ben vedere tutti quei casi, per quanto simili erano anche molto diversi: il MCU ha un target più uniforme e per quanto affollato tende a farsi fruire un tassello alla volta, i crossover fumettistici pur nei loro eccessi richiedono un tempo di lettura inferiore rispetto ai romanzi, mentre la gestione ramificata dell’universo crossmediale di Star Wars ha sempre aspettato che un evento o un personaggio si stabilizzassero nell’immaginario collettivo prima di far germogliare ramificazioni a riguardo. L’Alta Repubblica sembra voler replicare il ritmo del MCU, gli intrecci dei comics e applicarlo al metodo Star Wars, ma senza una regia “paziente” ottiene un Frankenstein mediatico un po’ scricchiolante. Nulla che non si possa correggere rivendendo un po’ le politiche editoriali al massacro richieste dalle etichette con cui lavora Lucasfilm. Con un po’ di ordine e pulizia in più questo progetto potrebbe davvero costituire una lezione su come raccontare i Jedi e la Forza. Perché, al di là delle varie considerazioni fatte sopra, L’Alta Repubblica ha il merito di “discutere” i Jedi, l’Iperspazio e la Forza su un piano deliziosamente teoretico. E questo non è per niente poco.

Star Wars High Republic Jedi