Il “take” di Taika su Thor

Per farvi capire cosa ne penso di Thor: Love and Thunder vi spoilero una scena. E’ la prima, quindi poco male, non anticipo granché. Fermatevi, se volete.

Dunque, si vede un tizio, Gorr, che arranca nel deserto con la figlioletta moribonda. Il tizio è devoto, prega il suo dio per avere aiuto, ma è tutto inutile e la piccola gli muore tra le braccia. La fotografia, la regia, tutto punta al reale, al drammatico. E’ una scena seria. Dopo la tragedia, il dio arriva e di colpo sembra di essere in un altro film. Cambia la fotografia, il colore, il tono. Tutto diventa surreale e cartoonoso. Il dio è un odioso demente, è crasso, dispettoso, maldisponente, uno schifo. Lo spettatore rimane sconcertato dal disturbante cambio di registro, prova addirittura rabbia e irritazione. Ma è la stessa che prova Gorr, che in quel momento si trasforma infatti nello sterminatore di Dei, il villain del film.

Taika Waiti sa quello che fa, ed è bravissimo nell’ossimorica arte di dosare gli eccessi. Sa creare il corto circuito, disattendere le aspettative, farti arrabbiare e poi dimostrarti che era intenzionale. Waititi era quello che faceva le boccacce vestito da Hitler. Ama provocare, esagerare, mettere alla prova lo spettatore, sfidarlo. Vedere fin dove può arrivare. E se gli dai carta bianca, lui fa quello che gli pare, libero e felice. Devi stare al suo gioco e se ci stai sono soddisfazioni. Se non ci stai, fai comunque il suo gioco, e lui si diverte anche di più. E’ un troll della peggior specie e il tipo di autore di cui non finiremo mai di avere bisogno.

In questo film ha giustamente esagerato, buttando in vacca ogni cosa possibile. E sarà ben difficile per il coesissimo MCU riprendersi da una visione teologico/cosmica come quella che propone lui. Lo stesso MCU che all’inizio cercava di giustificare il pantheon norreno spacciandolo come alieno, e che adesso dovrà tenere conto di ogni cagata che Taika ha inserito solo per ridere.

Ma la cosa più buffa in assoluto è che al di là del trollaggio e della voglia di dissacrare, se mettiamo da parte il circo di Taika, ci accorgiamo che alla base del suo lavoro c’è stato un rispetto quasi maniacale della materia su cui ha messo le mani. Thor: Love and Thunder chiude sottotrame, ripesca personaggi che sembravano essere dimenticati, cerca di dare un senso retroattivo pure ai pasticci combinati dagli autori che hanno toccato Asgard prima di lui. Cerca di mettere in continuity persino i cortometraggi con Darryl. Gli piace sembrare superficiale ma non lo è nemmeno un po’.

Buffo pensare che una delle accuse rivolte al MCU fosse la mancata autorialità, quando al cinema abbiamo avuto di seguito Raimi e Waititi. Certo, quando un film è molto autoriale te lo godi solo se l’autore ti piace. E Waititi può essere decisamente “troppo” per alcuni. Ma siamo in un momento benedetto per il cinema dei supereroi, e vale la pena osservarlo con occhio benevolo, perché una tale concentrazione di qualità, creatività e coraggio rappresenta una di quelle cose che durano per un tot di tempo e ad un certo punto tendono a sfiorire. Chi è stato Pker lo sa bene. Non so se potrà durare in eterno questa cosa del MCU sempre intonato, sempre diverso, sempre spiazzante. Quel MCU che un’ora prima sei al cinema a vedere Zeus che scoreggia, mentre l’ora dopo sei a casa a vedere una storia d’amore ambientata ai tempi della Partizione. Da non credere. Roba del genere ce la dobbiamo coccolare e tener stretta finché c’è.

Ma per adesso abbiamo questo nuovo Thor, che molto probabilmente verrà ritenuto un film divisivo. E in effetti, è così:

Se ami Taika Waititi, Thor: Love & Thunder è il film che hai sempre desiderato.

Se odi Taika Waititi, Thor: Love & Thunder è semplicemente il film che ti meriti 😛