Luci e Ombre su Captain Marvel

Premettiamo una cosa. A me delle polemiche femministe, dei sjw, di tutto l’inutile vespaio che (apprendo ora) questo film si porta dietro non me può fregare di meno. Viviamo in tempi stupidi, in cui il web serve solo come cassa di risonanza per dar voce alla fuffa, e a me dispiace perché questa faccenda di Internet non era partita esattamente così. Ma badiamo alla sugna, invece, e cerchiamo di capire se questo Captain Marvel, 21° uscita targata Marvel Cinematic Universe, ne offre. E, sì, ne offre abbastanza.

Ottima la scelta di farne un film anni 90, tanto per cominciare. Una mossa che permette tante cose in un colpo solo, tipo espandere la mitologia della serie, stuzzicare il pubblico con i riferimenti, giocare a ringiovanire gli attori e via dicendo. Un’idea che ci sta bene anche prendendo in considerazione l’affresco generale: la saga si ferma a prendere fiato con un film-flashback, un attimo prima di procedere verso il climax conclusivo. E poi, dai, è bello respirare un po’ l’atmosfera degli anni 90, una tematizzazione nostalgica un po’ meno abusata dei solitissimi 80s. Captain Marvel sfrutta parecchio la musica per ricordarcelo, usando la stessa strategia di Gunn nei film dei Guardiani della Galassia e francamente fa benissimo.

Il film si colloca nella fascia medio-alta dell’andazzo Marvel, diverte, pur senza mai toccare chissà quale vetta. Unico problema, che per chi scrive è risultato essere GROSSO, era la nebbia e l’oscurità che ammantavano molte scene d’azione sia all’inizio che alla fine. Mi era successa la stessa cosa anche con Solo l’anno scorso, e persino con l’incipit de I Crimini di Grindelwald. Che si tratti di precise scelte stilistiche dovute al gusto del regista, di questioni narrative dovute agli agenti atmosferici che imperversano durante l’azione o di problemi legati alla sala cinematografica non lo so, e non credo di intendermi abbastanza di fotografia per poterlo stabilire. So però che è importante che si capisca quello che succede durante le scene action. Ci vuole chiarezza, ci vuole pulizia dell’immagine e per quanto possibile ci vuole colore, altrimenti si perde la connessione con la storia e l’emozione viene meno, sostituita dal fastidio. Io non voglio credere che questa cosa non sia ben chiara nella testa dei filmaker, e così preferisco conceder loro il beneficio del dubbio. Per andare sul sicuro penso che la prossima volta che andrò al cinema cambierò lenti a contatto.

Ah ecco, scordavo. Gli Skrull probabilmente dovevano far parte anche loro del revival anni 90, giacché mi parevano identici ai vampiri gommosi di Buffy.