Topolino e lo Struzzo Oscar

Uno Struzzo Famelico

Sembrerebbe quasi fuori posto questo allegro arco narrativo dedicato ad un nuovo animale combinaguai, specie dopo le ultime due grandi avventure in esterna vissute da Topolino e l’impressionante cambio di registro avuto a partire dal 1935. Eppure Gottfredson è ben conscio del potenziale dell’universo disneyano, e così sceglie di coltivare la componente umoristica, in parallelo a quella più avventurosa. Floyd ripropone quindi il canovaccio di Piedidolci e Bobo, dandone però una rilettura aggiornata alle ultime evoluzioni artistiche. Il risultato è particolarmente felice: il tratto sempre più dinamico di Floyd, unito alla sua impressionante capacità di muovere sulla scena dei protagonisti magnetici e caratterizzati, fanno di Topolino e lo Struzzo Oscar un vero e proprio cartone animato a fumetti. Anzi, si potrebbe dire che fin qui è il lavoro di Gottfredson più vicino a quello dei suoi colleghi animatori, grazie al suo umorismo slapstick, al ritmo veloce e ad una risoluzione fulminante.

Tutto è tarato sull’irruenza del nuovo animale, che sconvolge la vita sociale di Topolino: lo struzzo Oscar crea disastri a ripetizione ma in maniera più esagerata, spietata ed enfatica rispetto all’elefantino Bobo. Oscar divora di tutto, distrugge oggetti e danneggia il povero Mickey soprattutto dal punto di vista economico. Al di là del tono da cartoon, Gottfredson è molto realista e preciso nel mostrarci le conseguenze delle sue azioni: in una vignetta addirittura ci viene fornito il conto preciso di quanto Topolino deve ad ogni cittadino danneggiato, e si rimane stupiti da come al di là delle gag e del tono umoristico, l’autore stesso tenga seriamente conto di ogni minima cosa accaduta. E d’altra parte non potrebbe essere che così: il 1936 è appena iniziato, ma gli strascichi della depressione si fanno ancora sentire. Orazio infatti compra una macchina non ancora finita di pagare dai due precedenti proprietari, mentre giudici e sceriffi zelanti si accaniscono in maniera spietata sui più deboli.

Corse Goffe

Come con Piedidolci, il riscatto avviene grazie alle veloci zampe di Oscar. La seconda parte della vicenda ha infatti un sapore spiccatamente “sportivo”. Il maestro dello Utah imbastisce una sregolata corsa di animali con veicoli di tutti i tipi: la vasca da bagno semovente di Paperino, una capra che guida un barile, un carretto trainato da un pellicano, un vecchietto in sedia a rotelle e addirittura Pippo sopra un diabolico marchingegno. Questa gigantesca baraonda si rivela l’occasione perfetta per sfoggiare i grandi progressi fatti negli ultimi tempi nella rappresentazione del movimento. I principi dell’animazione vengono quindi trasposti trionfalmente su carta: deformazioni, linee cinetiche e tanto umorismo fisico. Tutte queste cose sarebbero state difficilmente riproducibili fino a un paio di anni prima, quando predominava un altro genere di stilizzazione dal sapore più statico.

E per l’occasione viene sfruttato tutto il cast, che si rivela - per quanto possibile - particolarmente lontano da Topolino. Orazio si arrabbia con lui per i danni di Oscar, Minni risulta meno presente di un tempo, e Pippo e Paperino addirittura gareggiano contro di lui, mettendogli i bastoni tra le ruote. Si tratta di uno dei pochi ruoli corposi che il papero avrà nella striscia di Gottfredson: Donald, con i suoi dispetti, appare decisamente in linea con la sua coeva versione animata. Per Pippo questa nuova apparizione rappresenterà invece il giro di boa della sua carriera. Ancora vagamente malizioso, e nuovamente poco in sintonia con il regno animale, Pippo viene per la prima volta chiamato Goofy e non Dippy, e appare vestito di tutto punto, con gli abiti che porta ancora oggi.

Ortensia e Tony

Per quanto riguarda i legami con l’animazione, Topolino e lo Struzzo Oscar non manca di riservare qualche sorpresa: sebbene il suo temperamento sia d’ispirazione per la struzza Hortense che vedremo con Paperino nelle strisce di Al Taliaferro e nel corto Donald’s Ostrich (1937), si può dire che Oscar un’apparizione al cinema l’abbia avuta. Il design dello struzzo infatti riprende fedelmente quello già visto in The Pet Store (1933) un corto di tre anni prima, ambientato proprio in un negozio di animali. All’epoca, il buffo proprietario dell’attività, l’italiano Tony, aveva di certo colpito la fantasia di Gottfredson, finendo per essere inserito in un cameo di Topolino e Piedidolci, nei panni di un semplice negoziante danneggiato.

Il Tony di The Pet Store è sicuramente servito da base per creare il Tony Dinero di questa storia, il quale non ha fattezze umane ma quelle di un cane antropomorfo, e un carattere un po’ diverso. Se il Tony umano del corto animato appariva come una figura ridente e positiva, il canide Dinero è invece un vero e proprio avversario per Topolino e rimane impresso il suo comportamento da “Eli Squick al contrario”: disconosce Oscar salvo poi rivendicarne il possesso solo a giochi finiti. Interessante il finale, in cui Topolino riesce ad avere la meglio su di lui solo attraverso la dialettica, ultimo momento di leggerezza prima del rientro a casa, dove troverà ad aspettarlo una lettera, in quello che possiamo ritenere il primo importante cliffhanger della serialità disneyana.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Oscar the Ostrich
  • Anno: 1936
  • Durata:
  • Storia: ,
Nome Ruolo
Floyd Gottfredson Disegni; Storia
Ted Osborne Storia