Io, la Rowling e l’Orrendo Casino Successo

The problem with JK Rowling and her transgender views

Benvenuti in un ginepraio. Questo articolo lo scrivo per dare voce ad un disagio, un disagio che ho avuto modo di provare nel corso dell’ultimo mese, quando è iniziata tutta questa faccenda della transfobia della Rowling. Cominciamo togliendo di mezzo qualche dubbio: ho in simpatia quella donna per tutta una serie di ragioni che partono dal mio apprezzamento per i suoi libri e arrivano alla sua persona. Arguta, brillante, caustica e coraggiosa, nel corso degli anni la Rowling mi ha riservato un gran numero di sorprese, sempre positive. Poi, proseguiamo: non padroneggio affatto l’argomento trans. Negli ultimi tempi ho sentito diverse campane e mi sono fatto solo idee molto vaghe in merito. L’unica cosa che ho capito è che si tratta di una questione complessa, e come tutte le questioni complesse merita di essere affrontata con lucidità e senza tribune da stadio. Se ritenete che questi due fattori costituiscano un bias in grado di minare la validità di quanto state per leggere… cessate pure la lettura. Altrimenti proseguiamo e vediamo di cavarne fuori qualche ragionamento sensato.


Quando è scoppiato il casino io ero scettico. Alla base c’era poca roba: un like, una battutina, una precisazione terminologica. Non abbastanza per poter pronunciare “la sentenza”. Eppure ricordo che quella mattina un mio utente mi passò un link ad un video, e poi da quel video passai a un altro video, capitai su un blog, lessi un articolo, poi un altro. E la cosa inquietante è che erano tutti identici: il blogger/youtuber di turno poneva la questione, poi passava in rassegna ogni singolo comportamento tenuto dalla scrittrice nell’ultimo decennio, rileggendolo in chiave inedita. Non mancava niente: le interviste, le dichiarazioni, gli eventi pubblici, addirittura porzioni di testo tratti dai suoi romanzi venivano reinterpretati a vantaggio della nuova tesi. C’erano anche cose che non c’entravano nulla, come il livore verso informazioni sui suoi personaggi dati fuori dai libri. E ovviamente la cronistoria recente delle sue “gaffe” su twitter, analizzando al dettaglio i suoi like, i suoi follow, e via dicendo. Che questi articolisti stessero ricostruendo tutto con le proprie forze o scopiazzandosi tra loro non importa, la loro narrativa era uniforme. Inoltre si trattava di un lavoro investigativo molto sottile, così fine e zelante da sconfinare nel morboso. Quando arrivi a raccogliere ossessivamente indizi per cercare di “sgamare” l’autrice per capire quali siano i suoi sentimenti personali su un determinato tema secondo me parti male, è proprio un approccio tossico. Ma la cosa che mi ha lasciato seriamente di sasso è che tutti questi interventi si concludevano sollevando l’interrogativo “e adesso che si fa da qui in avanti con Harry Potter, ora che abbiamo scoperto che l’autrice è cattiva?”. C’era chi si sentiva in dovere di specificare che comunque Harry Potter rimane bello, chi predicava boicottaggi a qualsiasi futura opera dell’autrice e addirittura in un caso chi proponeva di ripiegare nel dorato mondo delle fanfiction potteriane che negli anni è cresciuto molto di più della condotta morale dell’autrice. L’impressione che ne ho avuto è stato quello di un fandom composto da bambini traditi e arrabbiati, il cui amore per l’autrice era stato più che altro idolatria. E l’idolatria è sempre una cosa sbagliata, è una forma di amore distorta e priva di comprensione. E ci mette poco a trasformarsi nel suo opposto. Basta solo aspettare che l’eroe d’infanzia viva abbastanza a lungo da diventare il cattivo.


Passiamo oltre. Neanche ventiquattr’ore e iniziò il fenomeno del cast potteriano che prendeva le distanze dalla Rowling. Ecco, anche su questo ci sarebbero delle cose da dire. No, non certo “sfigatelli, senza di lei ora sareste polvere, portate rispetto!” come ho letto in giro. Col cavolo, se uno dice una cazzata può anche essere tua madre, puoi reagire come ti pare. Mi hanno dato da pensare i termini in cui questo è avvenuto. Di colpo si erano trasformati tutti in pappagallini ammaestrati che ripetevano il mantra “le donne trans sono donne”. Frase che non costituiva il punto della questione da lei sollevata. Non è quello che lei aveva discusso, anche a volerla banalizzare molto, anche a voler affrontare il problema in senso lato. Tutti loro, a parte forse Eddy Redmayne che ha provato ad approfondire un pelo di più il discorso, spostandolo su un piano biografico, hanno dato una risposta d’ufficio, meccanica, che pareva imboccata dai rispettivi agenti, per paura di perdere di colpo il favore di Hollywood. Per paura dell’isteria collettiva che si stava generando.


Poi è arrivato lo spataffione della Rowling. Una lettera lunga e accorata in cui finalmente la sua posizione veniva approfondita, condita con impressioni personali, esperienze e quant’altro. Lettera che non ha impressionato granché l’opinione pubblica, che ha preferito invece smontarla pezzo per pezzo, per individuarne ogni fallacia argomentativa. Non ho gli strumenti per giudicare se tali fallacie ci fossero o meno, ma è molto probabile di sì. La stessa cosa della paura che uno stupratore possa sfruttare un cavillo per saltare la transizione ed entrare nel bagno delle femmine mi è parsa paranoia. Possibile, eh. Ma fin troppo difficile ad attuarsi. Tuttavia io non ne niente di trans, né della legislazione inglese, per cui conservo il beneficio del dubbio e lascio il discorso a chi sa. Tuttavia, l’impressione che ho avuto io è che fare la gara di dialettica con la Rowling distruggendone la letterina sia stata una mossa un po’ fuori fuoco. Quel testo non mi pareva nascere dalla necessità di far proselitismo, né di seminare odio e discriminazione, ma semplicemente dal desiderio di raccontarsi, di chiarire il proprio stato emotivo. Uno stato emotivo che a me pareva palesemente compromesso da giorni e giorni di minacce e fango mediatico. Eppure la narrazione delle violenze e dello stupro subito è stata tacciata di vittimismo e strumentalizzazione. Non sono nella testa della Rowling, ma se vuoi fare la vittima non aspetti tutti questi anni a parlare. Ma soprattutto se davvero sei una vecchia reazionaria che vuole discriminare lo fai, adotti un registro di un certo tipo e ti guadagni il favore del pubblico di un certo tipo, purtroppo ne esiste a pacchi. Di certo non ti incarti in una disputa terminologica millimetrica e in fin dei conti masochista.

Ma ormai era tardi e l’opinione pubblica aveva parlato. Ne è seguita altra merda. “La Rowling cessa di seguire Stephen King dopo che lo scrittore si schiera dalla parte della comunità trans”. Poi vai a leggere e King aveva scritto un post con una dichiarazione identica a quella del cast di Harry Potter, usando le stesse identiche parole. E ci credo che a quell’altra siano girate, dal momento che costituiva l’ennesima banalizzazione della sua posizione.


Infine, si è fatto un gran parlare della sua ultima mossa, ovvero la scelta di firmare insieme ad altri intellettuali una lettera contro la cancel culture e il pensiero unico. Anche questa mossa è stata molto criticata, a partire dal concetto stesso di “cancel culture”, visto come una scorciatoia autoassolutoria per poter dire bestialità abusando della libertà d’opinione. Credo che quello che è successo con la Rowling costituisca un campanello d’allarme molto grave e che in quest’ottica la mossa abbia perfettamente senso. Perché, al netto delle minacce, della messa in discussione del suo lavoro e della distruzione della sua figura pubblica, il dibattito pubblico che è sorto intorno a lei non si è sviluppato in modo sano: processo alle intenzioni, opinioni semplificate, acronimi, etichette e desiderio di inserirne il pensiero all’interno di un paradigma già codificato. Empatia molto poca, e senza empatia non ci può essere vera giustizia sociale. Quando la lotta alla discriminazione diventa a sua volta discriminazione, quando il pensiero illuminato diventa un -ismo, quando non ci si rende conto che i valori per cui combattiamo… sono in movimento e ci stanno mettendo dalla parte dei carnefici, allora forse è il momento di fermarsi un attimo e riflettere. Qualcosa sta andando in vacca.


Io di opinioni per alimentare il dibattito sui trans non ne ho. Magari ne ho molte invece su quale sia il rapporto che noi lettori dobbiamo avere con gli autori che leggiamo. Ho molte cose da dire e molti esempi da fare su cosa significhi crescere amando opere e scrittori, portare avanti nel tempo le proprie passioni, tenendo a bada quel demone nascosto in tutti noi che ci spinge a odiare la penna che ci ha nutriti non appena il suo percorso diverge dai nostri desideri. Ci potrei scrivere un libro su questo, anzi ci sto facendo una serie a fumetti (e in uno di questi episodi ho ritratto la Rowling come un trans before it was cool). Però non penso sia nemmeno questo il punto di questo articolo. Lo è in parte. Il punto è esprimere solidarietà nei confronti di una scrittrice che ho amato, riconoscendole il diritto di rimuginare, il diritto avere torto, quello di essere ottusa, o addirittura il perdono che si concede alla nonna quando dice cose che ormai per la nostra etica sono inaccettabili. Nonna che magari confutiamo apertamente, come giusto, ma di certo non desideriamo distruggere.


Lo tenevo nella penna da tempo questo pezzo, e ogni volta rimandavo. Diverse persone che conoscevo online e offline hanno cercato di distogliermi a scriverlo. “Non ne sai abbastanza per parlare. Avresti torto comunque. Difendila e ne verrai distrutto. Ne otterrai solo merda. Andrai incontro al disastro. Non difendere gli imbecilli. Si tratta di un’autrice ormai messa all’angolo, lasciala dov’è. Ha torto e deve scontarla. Deve stare zitta, e tu con lei.” E allora ho pensato: se persino io che sono un coglionazzo che gestisce un sito italiano mi sono trovato a dover fare i conti con questa cosa, se mi sono ritrovato a dover giustificare questa difesa in mezzo a persone che hanno tentato di farmene avere vergogna, se il livello a cui siamo arrivati è questo e bisogna avere paura di spendere una parola di conforto per un’autrice come lei, allora ok. Forse di pezzi come questo c’è bisogno eccome. 


Solidarietà alla Rowling. Solidarietà alle persone trans. Solidarietà anche a chi non è ancora in grado di gestire le proprie emozioni a riguardo.


E vaffanculo all’odio. 

P. S. Nemmeno un giorno dopo la pubblicazione di questo mio articolo è apparso online quello che ritengo un pezzo fondamentale per nutrire il dibattito e abbassare la percentuale d’odio. Eccolo qui, leggetelo oppure fatevi leggere dalle sue parole, che si spingono molto oltre io sia stato in grado di andare.