Segnalazioni natalizie di una certa ragguardevole importanza. Perché le edicole sono aperte anche nei giorni rossi.
La prima è la storia di Blasco Pisapia su Topolino Magazine #3396. Porca di quella miseria. Sul Sollazzo amiamo Pisapia da tempo immemore per svariati motivi. Autore completo, completissimo, che negli anni si è dedicato a rifare il look all’universo topapero, plasmandone le architetture, l’urbanistica e… l’anima dei suoi abitanti. Pisapia è uno che le basi le conosce, le conosce molto bene. Non basi a caso, ma Basi Basiche. E le ha interiorizzate, riuscendo ad attingere al fattore Disney come pochi altri riescono a fare. Il risultato sono personaggi che rimangono impressi perché… recitano per davvero, bucano la pagina col loro becco e vengono a pungere il lettore.
Una cosa interessante del numero è che ci sono poche storie, solo quattro. E tutte e quattro sono valide, curate e… ben coordinate dal punto di vista artistico. Valido il Mr. Vertigo di Nucci e Petrossi, buono il Paperinik di Gervasio e Picone, intrigante il Newton di Nucci e Intini. Inoltre tre storie su quattro sono collegate tra loro e mettono in scena un “Natale unico” per i paperi. E questa è una cosa che sembra piccola, ma che aiuta la sospensione d’incredulità dei lettori, dopo anni di Topolini in cui vedevi i personaggi andare a otto cenoni diversi nello stesso albo.
Bel lavoro redazionale insomma, anche se a far la parte del leone è Blasco, poco da fare. Un fumetto Disney genuino, carismatico e grondante arte da ogni poro della pagina. Perché tutto si incastra alla perfezione: gli scambi tra personaggi, le movenze, l’umorismo e la composizione della tavola. Che aggancia lo sguardo, lo coccola, lo rilassa e diverte. Su Blasco bisogna puntarci: è bravo, classico ma anche moderno. E soprattutto, non lascia indifferente nessuno.
L’altro consiglio sentito è il nuovo numero di LUPO ALBERTO. Che è il secondo da quando hanno provato a rimescolare un po’ le carte e salvare la baracca. Ecco, all’interno c’è un’allegra confusione. Qualche tavola nuova, qualche tavola vecchia tratta da Sorrisi e Canzoni, una buona storia lunga inedita di Piero Lusso e Giacomo Michelon e… il capolavoro. Ovvero la storia di repertorio forse più bella mai pubblicata su queste pagine. Quel “Natale Senza Te” con cui Piero Lusso e Bruno Cannucciari ci traumatizzarono tanti anni fa.
“Natale Senza Te” è una storia che ha il potere di annichilire il lettore, farlo a pezzettini, proprio. Vuole raccontare il lutto e lo fa per davvero. Pagine amare ma brutalmente sincere, caratterizzate da una sensibilità enorme. E’ tutto così realistico, c’è un’atmosfera di raccoglimento, un’angoscia così potente da catapultarci tra le vignette.
Merito della straordinaria empatia dello sceneggiatore, ma anche dei disegni e dei colori, che compartecipano all’intento generale, esaltandone i sapori. Lo leggi e stai male, poi bene, poi ancora male, poi ridi, poi piangi, poi rimani così così. Un’esperienza da provare.
Fumettisti eccellenti hanno lavorato al Lupo, e non ce lo dobbiamo dimenticare. Pubblicarla in questo momento specifico, in cui il Lupo cerca di rimettersi un po’ in piedi secondo me è stata una furbata mica male. Chi incoccerà in questa straordinaria storia a fumetti ben difficilmente se la dimenticherà. A noi non è mai successo, e sono già passati diversi anni.