Non sono state poche le conquiste della settima generazione di macchine da gioco casalinghe, quella che ha visto competere il Nintendo Wii, l’Xbox 360 e la Playstation 3: l’irrobustimento dell’infrastruttura online ha interessato in particolar modo Microsoft e Sony, portando non solo alla crescita di una categoria di giocatori competitivi, precedentemente dislocati principalmente su PC, ma, più di recente, al proliferare di titoli prodotti da sviluppatori indipendenti. Nintendo non è stata da meno e grazie al servizio Virtual Console ha permesso ai giocatori più giovani di conoscere un gran numero di capolavori del passato, sdoganando la pratica del retrogaming.
Nintendo è stata poi protagonista della più chiacchierata e controversa delle innovazioni: l’implementazione del motion control. Accolti – con entusiasmo o con freddezza – come una rivoluzione, e nonostante non siano riusciti a imporsi come uno standard, i controlli di movimento hanno però spalancato le porte del gioco a tutti coloro che non avevano nemmeno mai pensato di riuscire a prendere in mano un controller.
È irrilevante che ci si sia schierati da una parte piuttosto che dall’altra: la settima generazione di console sarà ricordata per aver rappresentato un punto di svolta, per aver cambiato il volto del gaming spalancandone le porte ad un pubblico sempre più vasto.
Tra pochi giorni, gli ultimi due venerdì di novembre, saranno disponibili nei negozi Xbox One e Playstation 4 e, con i tre pesi massimi della next-generation schierati in campo, l’ottava console war potrà finalmente avere inizio. Anzi, le ottaveconsole war: è inutile fingere, infatti, che Nintendo con il suo Wii U non competa su un campo del tutto diverso da Microsoft e Sony, trovandosi a sfidare più il mercato degli smartphone e dei tablet che non quello delle rivali casalinghe, cercando di richiamare a sé un pubblico fatto di giovanissimi, di famiglie e di non-gamer, un po’ come riuscì a fare, con straordinario successo, con il Wii. La strada intrapresa da Nintendo è ben chiara ed è indicativa di un’identità forte di cui, nonostante tutti i corvitempesta di turno che la vedono destinata ad una fine imminente, il mondo dei videogiochi non è ancora pronto a fare a meno, proprio in virtù del fatto che rappresenta un’alternativa alla direzione verso la quale si sta muovendo il mercato: se Microsoft e Sony rappresentano il nuovo modo d’intendere il gaming, Nintendo rimane salda rappresentante della “vecchia scuola” o, se vogliamo, del classicismo videoludico – dove per classicismo non si intende “datato” ma, al contrario, “sempre valido”.
In ogni caso, quali che siano le posizioni di Nintendo, Microsoft e Sony per il conflitto imminente, sta di fatto che non c’è modo di sapere chi da tale confronto uscirà vittorioso.
Nintendo continua da anni a commettere gli stessi sbagli ed è da anni oggetto di profezie catastrofiste ma rimane sempre a galla, forte di radici vigorose: ce la farà di nuovo?
Microsoft e Sony si sfidano a colpi di specifiche tecniche ed esclusive di egual valore: si divideranno il mercato equamente o un contendente surclasserà l’altro?
Domande che lasciano il tempo che trovano e che, per il momento, è meglio non porsi. Ora come ora è più saggio provare a dimenticare dubbi e certezze che l’ottava generazione porterà con sé e gettare uno sguardo oltre.
Sarà una strana generazione, questa, probabilmente l’ultima per le console come le conosciamo. Si parla tanto dell’arretratezza tecnologica di Wii U ma, nonostante si possano considerare all’avanguardia, in un certo senso anche Xbox One e Playstation 4 nascono già quasi vecchie. Nel concepire le loro ammiraglie tutte e tre le parti si sono concentrate non a proporre qualcosa di davvero nuovo, quanto piuttosto a seguire i cambiamenti del mercato.
Perfino Nintendo, innovatrice per definizione, dopo la tentata rivoluzione del wiimotesi è presentata al pubblico con una riproposizione casalinga del suo DS, in un tentativo un po’ goffo di bissare il debordante successo inaspettatamente ottenuto nel corso della settima generazione, e di cui le poche innovazioni proposte – remote play e gameplay asimmetrico – sono già state assimilate dalla concorrenza, in una corsa all’armamento tecnologico tanto serrata quanto poco lungimirante.
Tutta la generazione sarà, probabilmente, un grande momento di passaggio. C’è chi ha provato a facilitarlo, forse forzandolo prima del tempo, chi ha preferito concentrarsi sul presente e chi è rimasto strettamente ancorato alla propria identità e tradizione, ma sta di fatto che il mondo dei videogiochi sta cambiando a grande velocità e di fronte alla rivoluzione che sta per verificarsi, che con tutta probabilità vedrà scomparire il concetto di console per videogiochi (e, quasi certamente, la distinzione tra console casalinga e console portatile) in favore di dispositivi multimediali non troppo dissimili dagli attuali smartphone, ci sarà da prendere una posizione forte.
Non è difficile immaginare la strada che percorreranno Microsoft e Sony di fronte ad una simile eventualità, mentre più in dubbio appare il futuro di Nintendo. Le concorrenze vanno e vengono, ma Nintendo rimane sempre sulla piazza, in disparte o sulla cresta dell’onda, inamovibile nonostante tutto. Questo perché il più grande nemico di Nintendo non è mai stato Sega e non sono Microsoft o Sony, bensì sé stessa. Nintendo riuscirà a rimanere fedele alla sua anima tanto tradizionalista quanto innovatrice se l’innovazione, per la prima volta, non sarà promossa da lei ma dal mondo esterno? Se per la prima volta non bisognerà mettere in discussione il proprio approccio al mondo dei videogiochi ma il mondo dei videogiochi stesso? Ci sarà ancora spazio per Nintendo, che non ha mai nemmeno accettato di inserire un lettore dvd o blu-ray nelle proprie console per videogiochi, in un mondo in cui le stesse console per videogiochi nella forma in cui le intendiamo oggi si avviano ad una lenta ma inevitabile estinzione?