Animali Fantastici e Dove Trovarli

Credevamo di esserci liberati di Harry Potter e del suo mondo magico dopo otto film e dieci libri. Ma Dame J.K. Rowling non ha ancora finito con noi. Da buona illusionista ha ancora qualche trucco nella manica. Non sarà riuscita a impedire la Brexit, ma si è messa di buzzo buono a scrivere una nuova saga sugli eventi precedenti a quelli del maghetto col fulmine in fronte.

Il protagonista di questa nuova (ma antica) epica è Newt Scamander, colui che all’interno degli eventi della saga è l’autore del manuale “Animali fantastici e dove trovarli”. Il titolo è usato anche per questo film (il primo di una serie di cinque), il quale però non è l’adattamento del libro, bensì l’inizio della biografia dell’autore.

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Newt ha un passato turbolento che l’ha portato alla cacciata dalla scuola di magia di Hogwarts nei primi anni del XX secolo e successivamente alla ricerca e catalogazione degli “animali fantastici” sparsi per il mondo. All’inizio del film Newt ha già tutto questo alle spalle quando sbarca a New York con una misteriosa valigia. Essa, ben più grande all’interno di quanto non sembri dall’esterno, contiene il suo laboratorio e un intero parco magizoologico di bestie formidabili. Ma la valigia è fatiscente, e alcune di queste scappano seminando il panico nella New York degli anni ‘20. Coincidenza vuole che proprio in quel periodo un’altra terrificante bestia magica minaccia l’incolumità dei babbani newyorchesi e la segretezza del MACUSA, il Congresso Magico degli Stati Uniti. Il buffo e rocambolesco recupero degli animali di Newt si mescola così alle indagini tesissime del MACUSA, fino allo scontro finale.

Chi vi scrive è un babbano e della peggior specie, che di Harry Potter ha letto solo due libri e visto disordinatamente qualche film. Non starò quindi a fare paragoni con gli altri film e libri del mondo rowlingiano né a sottolinearne i riferimenti e le citazioni (se andate al cinema a vederlo lo farà un buon 40% del pubblico in sala, e rumorosamente).

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Questa nuova storia, e in generale questo nuovo progetto, invece non è razzista (come voi!!!!!) verso i babbani. Non solo un non-mago (come i maghi americani chiamano i babbani) è coprotagonista insieme a Scamander, ma J.K. Rowling si produce per la prima volta in una sceneggiatura di suo pugno esclusivo che funziona da perfetta introduzione al suo stile e alla sua fantasia per chi, come il sottoscritto, li aveva prima solo sfiorati. Abbastanza indipendente dalle logiche di Hollywood, la trama di “Animali fantastici” è in linea, per ritmi e fantasia, con la tradizione del racconto inglese per ragazzi: l’approccio distaccato del protagonista (“Preoccuparsi è soffrire due volte”) se da un lato è scanzonato e comico dall’altro prepara alle sfide più pericolose e oscure senza ansie e paternalismi. Una originale avventura “pura” come mancavano al cinema americano per ragazzi dai gloriosi anni ‘80.

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Sul versante tecnico, se agli effetti speciali pazzeschi siamo ormai assuefatti, sicuramente non mancano di sbalordire scenografie e costumi, affidati ai pluri-premi Oscar Stuart Craig, Anna Pinnock e Coleen Atwood, che mettono una grossa ipoteca anche su una nomination agli Oscar di quest’anno. Un altro posto sotto il dorato riflesso delle ambite statuette potrebbe prenderselo James Newton Howard per una colonna sonora ispirata e incisiva, che asseconda con eleganza le fluttuazioni tragicomiche del tono del film.

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Il casting invece non sembra essere stato condotto con la stessa eleganza. A voler essere campanilisti si direbbe che contiene troppi attori americani e troppo pochi europei. A voler essere onesti, invece, nemmeno gli europei non hanno brillato. Eddie Redmayne e Colin Farrell: sto guardando voi. Va anche detto che la Rowling prediligendo la cura dell’universo che stava creando ha forse rinunciato a colorare i singoli personaggi, e gli attori si sono facilmente adattati su caratteri già conosciuti e rodati e comunque funzionali al contesto. Certo in questo senso i film di Harry Potter ci avevano abituato a personaggi e interpreti di caratura ben maggiore, e non è detto che nei prossimi film non si riuscirà a tornare a quei livelli.

Se a priori l’idea di una nuova infilata di cinque film poteva far temere un becero sfruttamento commerciale di un limone già strizzato oltre il consueto, questa originalità e l’approccio diretto e fantasioso di J.K. Rowling sono invece la garanzia di un intrattenimento maturo e fresco, tale che averne ancora può solo far piacere.

Ma deve essere questa la prospettiva sotto cui inquadrare questo film, se si vuole esserne coinvolti: è soltanto il primo di cinque. Gli eventi narrati sono (sembrano, per ora) autoconclusivi; alcuni bei personaggi non sono (non sembrano, per ora) necessari al grande schema delle cose; di altri personaggi sappiamo pochissimo ma sono (sembrano, per ora) importantissimi: tutti appunti che, e voi maghetti e maghette lo sapete molto meglio di questo goffo babbano, si potevano dire anche del primo libro di Harry Potter. Giusto?

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