Avete presente Lupo Alberto? Mica tanto, vero? Perché, sapete, non sto parlando di quel pupazzo là dei diari, degli zaini e via dicendo. Parlo del personaggio a fumetti, dato che – ebbene sì – il Lupo di Silver è prima di tutto un fumetto. Un ottimo fumetto, nello specifico. Profondo, divertente, fulminante, satirico: di sfaccettature ne ha tante. Formativo, persino. Infatti, attraverso la scuderia silveriana sono passati alcuni dei più grandi talenti fumettistici attuali, spesso celebratissimi in altri lidi, come Artibani o Casty.
Eppure da qualche anno il Lupo ha perso terreno. Ce ne siamo accorti quando il mensile ha brutalmente tagliato i costi, iniziando a proporre storie in ristampa anziché investire sugli inediti. Del povero Lupo si parla sempre meno, al punto che sul web ci siamo ritrovati praticamente da soli a occuparcene. L’attenzione dei media è rivolta ad altre colonne del fumetto umoristico come Leo Ortolani o Zerocalcare, mentre la creatura di Silver spesso viene trattata come il residuo di un tempo che fu. E non è mica giusta questa cosa, perché Lupo Alberto è un classicone e non invecchia. C’è un motivo, non è una frase fatta: la fattoria McKenzie infatti non è altro che una comica rappresentazione della società in cui viviamo. E finché esisterà una società da deridere, i personaggi di Silver avranno ancora qualcosa da dire.
Per fortuna Panini se n’è accorta. Con Lupo Magazine si sta tentando un rilancio. Il vecchio mensile in formato orizzontale edito da MCK è ancora in piedi, ma gli è stato affiancato un “fratello maggiore”, gestito direttamente da Panini. Si tratta di un magazine di più di sessanta pagine, dalla periodicità bimestrale e composto unicamente di materiale inedito: una storia lunga di quasi quaranta tavole, e una manciata di storielle brevi di due o quattro pagine, il tutto incentrato su un tema che di numero in numero varierà. Ovviamente anche le rubriche che corredano il tutto sono direttamente collegate all’argomento del numero.
Un esperimento curioso, abbastanza diverso nell’impostazione da ciò che di lupesco abbiamo trovato in edicola negli ultimi vent’anni. L’atmosfera da magazine anni 90 è una precisa scelta stilistica che però funziona, ma quel che conta è che questa formula editoriale (e la gestione “esterna” by Panini) potrebbe riuscire finalmente a sdoganare il Lupo, permettendo la realizzazione di un po’ di storie lunghe inedite, produzione interrotta ufficialmente sette anni fa.
Questo primo numero parla di SESSO, che è sicuramente un buon modo per catturare l’attenzione e mostrare il potenziale della fattoria silveriana. La storia lunga (38 tavole!), Pazza Idea, ha i testi di Piero Lusso e i disegni di Giacomo Michelon, e riesce a sviscerare per benino l’argomento. Si parla di tutto: delle signore attempate dotate di toyboy e quindi malviste dal popolino agricolo, del funzionamento del mercato del porno, con tutte le insidie che cela il settore, e persino di web. Insomma si fa quello che nel fumetto Disney non si riesce più a fare e che invece il Lupo non ha mai cessato di promuovere: la satira sociale.
Infine le storielline brevi silveriane in appendice sono davvero surreali, i personaggi fanno poconulla, però ci ricordano la reale natura del tratto silveriano: minimalista, naif, eppure così diretto, spontaneo, espressivo, dinamico… verace, in grado di evocare molto con un semplicissimo schizzo. Una matita umoristica di razza, quella di Silver, che andrebbe studiata, decifrata e diffusa. L’esperimento in questione durerà per un anno, almeno sei numeri quindi, ed è qui che si gioca il futuro di un personaggio in grado di darci ancora tantissimo. L’appello di chi scrive e del Sollazzo tutto è molto semplice: corriamo in edicola e sosteniamolo questo benedetto Lupo, facciamoci ispirare dalla sua energia, dalla sua anima pungente e restituiamo al team di Silver il posto che gli spetta nell’olimpo del Fumetto.