Inutile dire che questo terzo numero della Disney Definitive Collection ospita quello che è il ciclo che più di ogni altro attendeva un volume dedicato. In questi anni la serie di Pippo Reporter è stata celebrata in ogni modo in questi lidi, ma adesso la sua presenza in edicola in un formato così prestigioso potrà finalmente raggiungere altre persone, dimostrando il proprio potenziale. Sono storie semplici, quelle cheTeresa Radice scrive per Pippo Reporter, eppure assai elaborate, stratificate. Anche se alla base di tutto c’è un canovaccio classicissimo in cui vediamo il candido Pippo risolvere involontariamente casi e vicende, è impossibile non rimanere colpiti dalla raffinatezza e dal livello di dettaglio con cui è cesellato l’intero microcosmo che ruota intorno a lui. Perché non si tratta solo di vicende, ma di delicati quadretti, un affresco di un’epoca che i coniugi Turconi hanno molto amato, e che storia dopo storia si mostra in tutto il suo splendore, toccando diversi ambiti. E non è un mistero che tutto questo lavoro di ricerca venga proprio dall’esperienza dell’ahimé monco Wondercity, che però ha trovato in Pippo Reporter un ottimo canale di sfogo.
Poi ci sono i disegni di Stefano Turconi, la cui linea dinamica e piena di energia è una gioia per gli occhi. La sua continua ricerca di una sintesi grafica non è in alcun modo ridondante, ma storia dopo storia raggiunge vette espressive sempre più alte.
E poi c’è il fattore Animazione. Se n’è molto parlato di recente, e di come in Disney carta e celluloide spesso non vadano d’accordo. C’è chi accusa quest’ultima di non essersi sufficientemente evoluta sotto il profilo narrativo, ma la verità dei fatti è che l’animazione fornisce ancora oggi una guida fondamentale per comprendere i personaggi. Perché ci spiega la loro mimica, unica loro reale costante, dopo decenni di differenti interpretazioni. Turconi questo lo sa, perché l’animazione è il suo pane e la assimila quotidianamente, e lo dice senza troppi mezzi termini nella bellissima intervista introduttiva. Nelle pagine del volumetto troviamo il “vero” Pippo, con la sua recitazione esagerata e gommosa: lo vediamo ruzzolare di qua e di là, salutare il suo riflesso, muoversi e fare cose buffe, ma sempre con energia e vitalità. E di colpo ci si ricorda perché è bello il fumetto Disney. Il resto dell’affresco non è da meno, e sono tanti i personaggi deliziosamente tratteggiati, alcuni dei quali carichi di appeal, come Rick e Biagio, figure che esulano dalle “solite” fisionomie che troviamo utilizzate nel fumetto Disney.
Passando all’edizione in questione, è magistrale sin dalla copertina. L’intervista è un concentrato di concetti intelligenti che attendevano solo di essere messi per iscritto in modo articolato. Tra una pagina e l’altra spuntano bozzetti, vignette e smatitate meravigliose, arricchite da estratti e citazioni dei due autori in grado di trasmettere a chi legge tutta la potenza del loro punto di vista sul mondo Disney. Unico “neo” è che Pippo Reporter è un ciclo composto da “mini-stagioni” di tre episodi l’una, mentre qui sono presenti le prime quattro storie, rompendo di fatto lo schema originario. Niente di grave, eh. I trittici avevano tutti un loro filo conduttore (le indagini, le arti, le avventure e così via) ma erano molto labili, per cui la suddivisione del tutto in… quattro (?) volumi dovrebbe essere comunque azzeccata. In DEFINITIVA, è un volume obbligatorio per chiunque voglia farsi una cultura sul meglio del fumetto Disney attuale, scenario di cui fa senza dubbio parte il team Radice/Turconi, altrimenti conosciuto come “La Casa Senza Nord”.