The Moneyman

Correva l’anno 2014 quando, durante un Lucca Comics, mi imbattei in Alessio De Santa. Ero passato allo stand Tunuè per salutare Teresa Radice e Stefano Turconi, e non potei fare a meno di origliare i discorsi di Alessio, impegnato a esporre ad alcuni interlocutori la sua idea: raccontare la vita di Walt Disney attraverso gli occhi del fratello Roy. Senza dubbio un’idea un po’ bislacca, eppure affascinante e senza dubbio originale. All’epoca avevo appena iniziato i lavori sul Disney Compendium, che mi avrebbe tenuto occupato ancora per molto tempo, così non persi l’occasione di parlargliene perché potesse essergli di supporto nel suo paziente lavoro di ricerca (e a giudicare dalla dedica alla fine del libro, sono felice di sapere che è stato così).

Sono passati due anni esatti, e quell’idea embrionale è oggi una realtà. The Moneyman è uscito, edito da Tunuè, con i disegni di Lorenzo Magalotti. De Santa si è occupato del soggetto, facendosi affiancare alla sceneggiatura da Filippo Zambello, ma rimanendo saldamente al timone del progetto. Il collage di aneddoti sulla vita dei fratelli Disney di cui mi aveva parlato si è però arricchito di una simpatica cornice narrativa in cui un Roy ormai anziano rievoca il passato, poco prima dell’inaugurazione di Walt Disney World (1971). Il volume si suddivide in tre macrocapitoli, in cui vengono prese in esame le principali fasi della vita dei Disney: i primi passi nel mondo del cinema, l’epoca pionieristica e gli anni della maturità. E’ facile perdersi nel gran numero di ricordi che affiorano dalla mente di Roy. La narrazione è per forza di cose frammentaria, dato che la vita non segue mai un copione perfetto, e l’entropia tende sempre a prevalere.

Eppure, anche in questo inevitabile caos, l’autore riesce a dipingere con chiarezza i caratteri dei due fratelli. E a raccontarci come in realtà la storia degli studi Disney non sia costellata di successi come spesso si immagina, ma sia in realtà una storia fatta di debiti e rischi più o meno calcolati. E così alla fine emerge chiaramente la ragion d’essere dell’opera di De Santa, e il motivo della scelta apparentemente bislacca di concentrarci sul fratello meno noto. Se si vuole davvero conoscere e capire Walt non ha senso andarlo a cercare nelle numerose biografie agiografiche, né in quelle che lo sminuiscono. Può essere utile invece vederlo attraverso gli occhi di chi gli ha voluto così bene da sostenerlo per tutta la vita, dovendo nel contempo sopportare ogni sua turba o intemperanza. Nessuno meglio di Roy, “l’uomo dei soldi“, colui che ha passato la vita a cercare con fatica un equilibrio tra arte e denaro poteva riuscire a far quadrare i conti e a darci di lui un ritratto finalmente bilanciato.

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