Across the Coolness

Spiderverse 2.

Potrei parlare come prima cosa delle tecniche ibride: quel meraviglioso fenomeno dato dal rigetto del fotorealismo che sta interessando sempre più studi. L’animazione che si ricorda di essere animazione. La bellezza che dopo vent’anni torna a impadronirsi del settore e ci dice “scusate, ho fatto il giro lungo”. E in questo Spiderverse è già pietra miliare. Arte in mano agli artisti, con una libertà creativa senza precedenti.

Poi si potrebbe parlare del citazionismo, del crossoverismo e di tutto quel morbo che Hollywood ha contratto tempo fa, giocherellando coi cinecomics. Dal multiverso in poi tutto è e sarà possibile, col forte rischio che la malattia diventi degenerativa e faccia perdere di significato all’intero impianto. Il che sarebbe un peccato, visto che l’idea di collegare le cose è in sé positiva. Spiderverse 2 a tratti padroneggia questa sua bulimia, ne trae benzina per aumentare il suo range di possibilità. Ma allo stesso tempo, con le sue infinite declinazioni multiversali, non fa altro che farci vedere l’enorme bordello che Marvel, Sony e un po’ tutta l’industria hanno fatto nei decenni. E un po’ lo nobilita, un po’ lo documenta, un po’… rimane vittima delle sue logiche: il finale sospeso nel secondo atto di una trilogia non è certo cosa nuova, eppure non so quanto stavolta abbia fatto bene alla progressione emotiva. Lo spettatore andrebbe congedato “in pace”, non mentre i suoi ragionamenti sono ancora in corso.

Il vero collante, l’ingrediente che fa la magia e crea il capolavoro è il suo essere brillante. Spiderverse è, come il suo predecessore, una vetta nella storia della coolness. Raramente nella mia vita ho visto figure animate interagire con una simile raffinatezza. E pazienza se qua e là si fatica a star dietro ad una regia che va a mille. Lo vedi e ti rendi conto che sei tu che devi correre per raggiungerlo, e non volere che rallenti. E questo significa che l’opera è in un certo senso educativa, ti incentiva a migliorare. Succede quando lo spettacolo è in mano ad esteti geniali, in grado di scrivere in modo fresco e accattivante personaggi così diversi tra loro. La loro fresca serendipità durerà qualche anno, poi come sempre accade si farà stilema o qualcuno meno geniale si intrometterà per rovinarne gli equilibri. Ma nel frattempo direi che vale la pena continuare a tenere d’occhio la loro piccola rivoluzione e sperare che venga applicata quanto prima a qualcosa che non sia la celebrazione del massacro di una proprietà intellettuale.