Residui di MCU

Due centesimi su Echo e What If 2, visto che il MCU lo seguo ancora, anche se non va più di moda.

Dunque, per quanto riguarda What If 2 non penso sia stata collocata nel migliore dei modi. Disney+ ha voluto farci fare il giochino simil calendario dell’avvento con un episodio al giorno. Ma i giorni non erano giorni qualsiasi, erano i giorni di Natale, nei quali si ha ben altro da fare. E gli episodi erano di mezz’ora, quindi magari anche poi. E poi = accumularsi. E la voglia cala. Quindi se stavano trovando una strategia per non far percepire il troppismo del MCU… direi che non ha funzionato. La serie invece sì, e la promuovo totalmente. All’inizio ero freddino, ma poi no, si decolla e ci sono cose davvero buone, varie e una struttura generale che ha saputo sorprendermi. L’animazione mostra un po’ la corda, specialmente dopo aver visto ben altri tipi di ibridismi 2D/CGI al cinema con Wish, ma come direzione artistica, scelte cromatiche e semplice regia delle scene d’azione ho visto cose d’impatto. Cose che al live action possono solo insegnare. E qua e là mi è pure scappata la lacrima.

Echo invece ha pecche. Già sappiamo che è stato alterato, rielaborato, procrastinato, migliorato e reso vendibile dopo gli sconquassi interni a Disney. E aguzzando la vista qualche sospetto su cosa possano aver potenziato ce l’ho. Ma al di là del nuovo logo Spotlight, del clamore suscitato dai collegamenti con le serie Netflix, della riduzione a cinque episodi, e della distribuzione in un colpo solo, sotto sotto lo vedi fin troppo che è il manifesto della vecchia policy, quella che non ha funzionato. L’idea di un MCU ramificato, con spin-off che generano spin-off e miniserie realizzate sul modello dei tie-in in cinque/sei albi stile comics americani, ognuna incentrata su una diversa etnia, cultura o minoranza all’epoca era parsa la via da percorrere. E invece è venuta subito a noia, perché non appena qualcosa puzza di formula, il pubblico nota i fili, ci crede meno, si malumora e ciao ciao. Il problema di Echo è che ha appunto echi spenti di cose che le serie precedenti avevano fatto in modo più brillante, Ms. Marvel in primis. Poco importa che si tratti di etnie e culture diverse, l’impressione è che abbiano provato a fare del MCU una versione moderna dei documentari etnografici Genti e Paesi, o una versione deluxe dei Launchpad, i corti inclusivi di Disney+. Certo, qui c’è Kingpin che letteralmente giganteggia. Il confronto con lui aleggia su tutta la serie, è potente, opprimente e a tratti commovente. Ma se parliamo di banale screentime per dargli la centralità che avrebbe meritato sarebbe stato necessario tagliare ben più di un solo episodio. Echo, se fosse stato un mediometraggio o un evento in due parti, sarebbe stato sicuramente migliore, ma come serie in cinque episodi purtroppo finisce per annoiare.