Torni al cinema dopo tutto questo tempo… e ti senti fuori tempo massimo.
Ecco, diciamo che per spiegare cosa si prova nel vedere Black Widow nel 2021… dovrei fare un esempio starwarsiano.
Nel 2005 George Lucas aveva completato con Episodio III la sua trilogia prequel. Negli anni precedenti molti avevano seguito con passione le produzioni (fumetti, libri e cartoni animati) che avevano fatto da ponte tra un film e l’altro. E adesso ci si aspettava che la prossima frontiera da esplorare fosse l’epoca immediatamente successiva. George però scelse diversamente. Non si sentiva soddisfatto di quei prodotti e decise di riraccontare le guerre dei cloni in una forma definitiva, mettendo in cantiere la serie tv The Clone Wars. Oggi la consideriamo una serie imprescindibile, la pietra angolare del nuovo canone. All’epoca però parve ridondante e indesiderabile. Si era presentata malissimo, in effetti. E non solo per le sue magagne intrinseche, ma soprattutto per il suo pessimo tempismo. Mentre eravamo proiettati in avanti, George pretendeva che ci voltassimo indietro, verso ciò che credevamo di aver archiviato.
A Natasha è successa una cosa del genere. Il personaggio era nato come la classica tipa tosta alla Whedon, per poi venir esplorata il minimo sindacale nei film in cui era chiamata a fare la guest. Poi non appena aveva acquisito un po’ di spessore… di colpo uccisa. Senza mai avere un suo film personale, senza un chiaro racconto delle sue origini. Dedicarle un film/flashback, ambientato tra Civil War e Infinity War, deve esser parso un atto dovuto, anche solo per rispetto di Scarlett Johanson. Poi ecco che non appena il film è pronto ci si mette il Covid e l’uscita viene posposta di oltre un anno. Un anno nel quale è successo di tutto. E il risultato è che adesso sembra davvero fuori tempo massimo.
Fuori tempo massimo perché appena dopo averla vista morire, non hai molta voglia di ritrovartela viva a raccontarti un particolare momento del suo periodo d’esilio. O magari non così presto. C’è qualcosa di… anticlimatico in questo.
E fuori tempo massimo anche perché in questi anni di Covid è arrivato Disney+, è iniziata la Fase 4 con delle serie tv bellissime che si sono rivelate in grado di approfondire i personaggi e soprattutto di portare il MCU verso frontiere che prima sembravano impossibili. Tornare dalle parti del thriller spionistico, dopo aver avuto cose come Wandavision e Loki… boh? Chi c’ha voglia?
Questi sono i preconcetti, ovviamente. E’ la pancia a parlare. Ha senso ascoltarla, ma non ci dice niente di come il film poi nell’effettivo sia.
E il film è buono. Non un capolavorone, non una bomba di innovazione, ma è buono. Certo, mettiamocela via: è la sua storia, il genere quello è. E non sarebbe nemmeno giusto ripudiarlo solo perché nel frattempo abbiamo avuto di meglio. Ci sono buone scene d’azione, personaggi simpatici, ci sono alcuni notevoli punti d’interesse che riguardano la lore. E in generale è fatto indiscutibilmente bene.
Nello specifico una cosa merita davvero di essere sottolineata, un elemento che regge per benino tutta la baracca: il tema della famiglia. Non fraintendiamo, nulla di melenso. Ma c’è quest’idea alla base che vede la giovanissima Natasha aver vissuto i suoi primi anni di vita con un gruppo di agenti sovietici infiltrati in USA, la cui copertura era proprio quella di simulare consapevolmente una famigliola borghese. Quindi una mamma finta, un padre finto, una sorellina finta. Sapere che una cosa è finta, ma averne un’esperienza indistinguibile dal vero, esplorare quello che si prova a rivedere quelle persone a recita finita. E’ tutto molto paradossale, molto straniante e vedere Natasha venire a patti con questa sensazione sgradevole è ciò che dà forza al film. A questo si aggiungono alcuni tocchi, come un utilizzo intelligente della musica diegetica: American Pie mentre la famiglia abbandona la copertura, oppure la versione lenta di Smell Like Teen Spirit.
E poi c’è la post credit. Che forse davvero cambia le cose. Non il pessimo tempismo d’uscita o la costruzione a posteriori del personaggio di Natasha… ma la sua collocazione nella Fase 4.
Ma ogni discorso ovviamente cessa di senso di fronte alla constatazione che il film esce in coppia con quella fottutissima bomba che è il quinto episodio di Loki. Che vince, stravince e rimette in prospettiva tutto quanto, con tanti saluti al thriller spionistico, l’unione sovietica, gli agenti segreti e i supersoldati. Scusa, Nat 🙁