20 Anni di Papersera

20 anni di Papersera è un traguardo che fa paura. Perché significa che il web, quella cosa che avevamo percepito come nuova, è già antico. Ma mette anche coraggio, perché fa capire che una community di appassionati col tempo può diventare una cosa autorevole, grossa, una vera istituzione.

Io nel 2003 c’ero. Fui uno dei primi utenti, e ricordo bene la sensazione inebriante del potersi finalmente esprimere con altri cultori. Non era affatto cosa ovvia, all’epoca. Ti faceva proprio capire che internet era una cosa buona e utile. Col tempo la mia presenza si è diradata, dato che avevo i progetti sollazzi a cui badare, ma ho sempre cercato di venire alle varie Reggio, e con Paolo Castagno ho sempre mantenuto un rapporto di stima reciproca. Ho anche partecipato ad alcuni dei libri della biblioteca del Papersera, ideando il titolo dei primi due volumi (Bottaro e Cimino). Insomma, il mio endorsement non è mai venuto meno.

E questo perché? Perché è la community online che sento più vicina alla mia, da un punto di vista valoriale. Intendiamoci, credo di avere un carattere, un gusto e degli interessi un po’ diversi da quelli di molti utenti del Papersera. Ma nel suo nocciolo mi ci rispecchio. L’avvento dei social ha cambiato tante cose, e purtroppo non sempre per il meglio. Il culto della personalità, la ricerca di profit, l’affannosa corsa verso il successo, la competizione sfrenata: negli ultimi tempi il nuovo internet ha preso le persone e le ha trasformate in tante piccole aziende, fomentando ansia e sfiducia. Ma il Papersera in qualche modo è riuscito a resistere a tutto questo, rimanendo un esempio di serietà assoluta.

Come ci è riuscito? Come si fa a rimanere sé stessi per vent’anni senza svaccare? Credo che il segreto stia tutto nelle costanti che ti dai, in quello che decidi di mettere al centro del tuo fare. Paolo ha scelto di metterci la cultura. E se scegli la cultura non sbagli mai, ti fai magnete di un certo modo di fare e quindi rimani integro. Così, mentre pensi a celebrare in modo disinteressato il lavoro di altri, qualcosa succede. E magari negli anni diventi il serbatoio ideale da cui far uscire gli artisti e i critici della nuova generazione.

Auguri Papersera, dunque. Quando fra un paio d’anni anche dalle mie parti si spegneranno le venti candeline, non potrò fare a meno di ringraziare Paolo, che con la sua solidità e resistenza è riuscito a dare l’esempio e a nutrire le parti migliori del mio io.