Thrawn: Tradimento

Prima di entrare nel merito di questo terzo romanzo canonico con protagonista l’amatissimo Chiss, è importante fare un grosso applauso a Panini per la veste editoriale scelta. E per capire i motivi di questo applauso sarà bene fare un passo indietro. Thrawn: Tradimento è il terzo volume di una trilogia scritta da Timothy Zahn, i cui primi due volumi – Thrawn e Thrawn: Alleanze – erano stati pubblicati da Mondadori, il precedente detentore dei diritti dei romanzi di Star Wars. Ora, bisogna sempre ricordare che gli appassionati italiani (non solo di Star Wars) si sono rassegnati negli anni a vedersi sballottati tra diversi editori, vedendo spesso le collane interrompersi o riprendere, con doppioni e cambi di formato particolarmente sgradevoli da un punto di vista collezionistico.


Uno dei grossi meriti di Panini nei tempi recenti è stato quello di capire che parte della vendibilità di questo materiale sta anche e soprattutto in una buona presentazione formale, e che la pretesa di esporre sul proprio scaffale libri e fumetti ordinati non è solo un capriccio estetico da nerd, ma un’esigenza che è giusto soddisfare. Questo si è visto anche in occasione della continuazione da parte di Panini dell’omnia di Floyd Gottfredson in una forma editorialmente congruente con i due volumi già editi da Rizzoli tanto tempo fa. Un altro merito è l’esigenza di completare il più possibile storie e archi narrativi che rischiano di rimanere incompiuti, il tutto per non perdere il rispetto e la fiducia del lettore. E anche questo si è visto in occasione del completamento di svariate collane disneyane che rischiavano di rimanere appese.


Questo per far capire quanto sia stata percepita come “anomala” l’uscita di questo Thrawn: Tradimento. Non solo è stata una sorpresa che Panini abbia deciso di chiudere la trilogia rimasta aperta, prima di portare in Italia le cose più nuove, ma lo è anche il fatto che si sia scelto di editarla in un formato omogeneo con i volumi Mondadori, gratificando e riagganciandosi così al pubblico che era rimasto ad aspettare.


In un mondo ideale tutto questo dovrebbe essere normale e non ci sarebbe bisogno di applausi e sottolineature, ma non è questo il mondo in cui viviamo, quindi clap clap clap.


Ma passiamo al libro in sé.


Il primo Thrawn era risultato frammentario ed episodico ma narrativamente sostanzioso, il secondo davvero ostico, inutilmente cervellotico e fondamentalmente noioso. Questo terzo volume… presenta un mix di pregi e difetti, che mostrano i punti di forza e i limiti della scrittura di Zahn.


Dopo aver assistito alla sua ascesa militare e aver conosciuto la minaccia dei Grysk, ci spostiamo… durante la stagione finale di Rebels, ad un passo dalla sua uscita di scena dal teatrino galattico. Zahn è riuscito a infrattare quest’avventura di Thrawn in uno dei suoi rari momenti di assenza dallo schermo, e per quanto la cosa suoni posticcia e forzata, in realtà riesce in modo più naturale di quanto ci si aspetterebbe. Casomai è la caratterizzazione del protagonista che continua a sembrare totalmente stonata: banale cattivaccio su schermo e illuminato e paterno condottiero su carta. Ma presumo che la cosa si risolva tirando in ballo la scusa dei punti di vista.


La trama in sé desta qualche perplessità. Il percorso del personaggio avuto fin qui dovrebbe essere quello del filo-imperiale, ma per una giusta causa, che si ritrova a dover affrontare il proprio conflitto di interessi. Ma a dispetto del titolo Tradimento, della presenza di Palpatine in cover e di quel marketing un po’ da “resa dei conti finale”… il conflitto non confligge. Thrawn si ritrova a fare gli interessi sia dei Chiss che dell’impero, combatte contro i Grysk e al massimo si ritrova a dover dribblare gli sparloni di qualche politico invidioso. Palpatine non pervenuto. O meglio, si limita a fare un colpo di telefono per dire “mi raccomando, fai il bravo” e poi svanisce nel limbo delle promesse non mantenute. Ma c’era da aspettarselo, Thrawn non poteva fare niente di grosso o troppo narrativamente ingombrante che potesse fargli mancare l’appuntamento con Ezra e i Purgill, e quindi qualsiasi sviluppo sostanzioso viene rimandato alla sua futura incarnazione live action.


Possibilità di manovra molto risicate, quindi. E in questo spazio risicato Zahn cosa inserisce? Il suo peggio e il suo meglio, come sempre.


Il peggio ormai abbiamo imparato a conoscerlo: logistica, micronarrazione, dettagliamento ossessivo, casistiche risibili, schemi tattici narrati a parole, laddove qualche illustrazione avrebbe fatto comodo. Basti pensare che a mettere in moto tutto l’ambaradam è che Thrawn viene mandato a supervisionare una disinfestazione di parassiti in un cantiere. E che poi la cosa prosegue con Zahn che pretende che il lettore visualizzi complessi problemi di geometria spaziale. A conti fatti vediamo i personaggi fare cose piccole, grigie, puramente tecniche. Leggere Zahn è un po’ come andare a lavorare in ufficio, solo che è Star Wars.


Il meglio è il modo incantevole che ha Zahn di raccontare le interazioni tra militari, politici, loschi figuri e il candido protagonista. Più c’è un rapporto di potere sbilanciato, meglio Zahn lo sa narrare. Krennic, Tarkin, Palpatine e gli svariati burocrati imperiali sono protagonisti di pagine davvero “pregne” che riescono a conquistarsi puntualmente l’attenzione del lettore, anche di quello più incompatibile con tutta la parte che viene prima. E il modo in cui viene descritta l’irritazione che divora gli imperiali dinnanzi ai pulitissimi processi mentali di Thrawn e l’ammirazione che invece questo riscuote tra le fila delle sue truppe risulta davvero realistica per chiunque abbia mai “assaggiato” una mente come quella del Chiss. In pratica, Zahn ha deciso che Thrawn deve essere la Mary Sue dei neurodivergenti. E incredibilmente ce la fa e vince a mani basse.


Non che questo basti. Non basta affatto, ed è evidente come a questi romanzi avrebbe fatto tanto bene una sana dose di editing per esser resi davvero fruibili a più livelli. Ma a quanto pare non è questa l’intenzione, e per la sua nicchia questo tipo di scrittura funziona, almeno a giudicare dalla messa in cantiere di una trilogia prequel sull’Ascendenza Chiss. Che puntualmente Panini ha inserito nella sua lineup. Vedremo come andrà.
Sicuramente questo materiale ha un target là fuori da qualche parte, ma penso sia una nicchia. O se non è una nicchia è una bolla di nostalgia. Il problema è che le bolle nostalgiche alla lunga rischiano di scoppiare.