Ho visto tutti i film Disney

Ciao. Da Gennaio a Ottobre 2023 ho visto tutte le produzioni dei Walt Disney Animation Studios, lo studio fondato da Walt Disney nel 1923 e che quest’anno compie 100 anni. Più di 230 ore di materiale fra film, cortometraggi, mediometraggi e una vasta pletora di materiali aggiuntivi di varia natura. Perché l’ho fatto? Per i 100 anni, intanto – con la missione, riuscita, di terminare prima dell’uscita di Wish, il film del 2023  – ma anche e soprattutto perché Valerio (fondatore, anima e nume di questo sito/progetto/community, quindi in sostanza questo edificio) mi scassa i coglioni da anni. Mi scassa i coglioni per dirmi di fare una cosa che volevo comunque fare un sacco, e allora l’ho fatta.

WDAS? Si mangia?

Per chiarire un attimo la confusione che potrebbe esserci presso qualche lettore, i WDAS sono lo studio di animazione centrale Disney: inizialmente c’era solo quello e non si chiamava così, e ha assunto questo nome solo nel 2007. Quelli che comunemente vengono chiamati “Classici Disney” (Biancaneve, Il Re Leone, Frozen) sono WDAS; i corti di Paperino, Topolino e Pippo sono WDAS; quello con gli scheletri che ballano è WDAS. I film Pixar (Toy Story, Monsters & Co., Up) non sono WDAS, i vari sequel (anche detti cheapquel) come Il Re Leone 2, Cenerentola 2 e simili NON sono WDAS (però Frozen 2 lo è). Ma per capirci un po’ di più c’è il Disney Compendium con la sua lista cronologica che ricalca in massima parte questa mia impresa di visione (da questa lista mancano i materiali aggiuntivi di cui sopra).

Silenzio, si va in scena

Ma come inizia questa cronologica? Con Topolino sul battello? Un po’ prima. Nel 1920 (quindi tre anni prima della fondazione dello studio) Walt tira fuori i Newman Laugh-O-Grams… ma qua non sto a farvi la storia, come appena detto per quella c’è il Compendium: sappiate che mi trovo davanti il disegno di un grottesco ladro che ha appena ricevuto un calcio nel culo, mentre viene disegnato da Disney in persona, di cui si vede la mano. Non è animato, non ancora: capisco che mi aspettano un po’ di visioni ostiche e silenziose (pur con musichette aggiunte per replicare l’esperienza cinematografica di un secolo fa). Dopo questo bizzarro reel di corti-non-corti ci sono gli altri Laugh-O-Grams: Cappuccetto Rosso, il Gatto con gli Stivali e… Cenerentola? Per quella che pensate voi manca ancora una trentina d’anni, questi qua sono corti abbastanza strani, in cui le fiabe sono rielaborate in maniera cinica e grottesca. L’animazione è straniante, difficile da apprezzare, fino a quando non ti rendi conto che si stavano inventando tutto da zero: come muovere i personaggi, quanto fare durare una gag… e allora lì capisco che per quanto il godimento estetico possa essere frenato, sto assistendo alla nascita dell’animazione, ovvero l’arte di farmi credere che quel disegno lì sia vivo, vero. E allora ben venga il poliziotto (e molti altri dopo di lui) che quando corre salta e si allunga lentissimo. Poi arrivano le Alice Comedies, con una ragazzina live action che interagisce male coi disegni, e un gatto uguale a Felix, e poi arriva Oswald… non mi soffermo per non scrivere un romanzo, ma piano piano la narrazione, il ritmo si “aggiusta”… e poi, insieme al sonoro, arrivano loro.

I nostri beniamini

Topolino, Paperino e Pippo. I miei amici di sempre (specie l’anatra), che finalmente vedo nascere e vivere a schermo nel modo in cui furono concepiti. E che belli che sono. Prima in bianco e nero e poi a colori, ognuno con le sue devianze produttive… e a un certo punto capisco come tutto questo sia prezioso ed effimero. I corti in cui ci sono tutti e tre sono relativamente pochi. A un certo punto della mia fruizione, finiscono. Paperino e Pippo diventano personaggi troppo forti e con Topolino non sanno cosa farci, e Pippo “diventa” George Geef, e Paperino prende la sua bellissima strada fra dispute con animaletti e corti più psicodrammatici (i miei preferiti), chiaramente c’è anche Pluto e, e… e poi finiscono i corti. Tutti. E non ho neanche parlato delle Silly Symphony, la serie parallela che… non c’è tempo. Non ci sono più i corti. Certo, ci ho messo mesi, ma poi mi ritrovo ad averli visti tutti. Ed è una sensazione strana: sballottato dalla Storia, mi ritrovo davanti le conseguenze di un sacco di specifiche scelte produttive, commerciali, deviazioni del gusto del pubblico… che sono avvenute nel corso di decenni, ma che io fruisco nel giro di mesi. E così, pur sapendo che i miei beniamini hanno dominato il cinematografo per decenni, entrando nei cuori del mondo, me li vedo sfilare via pensando “ma come? Finito già?”

I lunghi

Molto prima che finiscano i corti, iniziano i lunghi. Non sono qua a spiegarvi la cronologia ma a donarvi le mie viscere. Chiaramente si inizia con Biancaneve. E magari alcuni di voi penseranno che è una di quelle cose invecchiate, che si fruisce col filtro e… no. È un capolavoro visivo incredibile. Ai WDAS c’era una magia, un qualcosa, un quid che ha portato questi matti a fare Biancaneve, Pinocchio, Fantasia e Bambi, che sono dei film allucinanti, specie – per me – l’ultimo. Completa il periodo Dumbo, forse meno “alto” ma comunque molto bello. Io non lo so se è perché ho visto tutto incastrato ai corti, perché ho visto l’evoluzione… ma fruire questi lungometraggi è stata un’esperienza mistica. Una poesia unica, che non tornerà più davvero per tutto il resto della crono. Ma lo spirito di quei pionieri resterà comunque in qualche modo vivo nelle pareti degli Studios.

Viaggio nel tempo

E poi? Si continua. Si cambia. Cambia lo stile, i contesti. Abbiamo le avventure moderne e buffe come La Carica dei 101. Abbiamo La Spada nella Roccia che è sconnessissimo e buffardo e ho rivalutato in negativo, abbiamo Cenerentola e Lilli che sono prima degli altri che ho citato e non importa, abbiamo (ancora prima!) i package film del periodo bellico che hanno dentro delle perle che proprio non pensavo, e sti WDAS però sono sempre loro. Ma pure la Disney tutta, visto che in mezzo ci ho infilato pure film live action quali L’Isola del Tesoro, The Black Hole, Tron, giusto per avere una visione più “tonda” della visione disneyana. E che è sta visione? Dovessi riassumerla forse sarei ingeneroso e parlerei di un ottimismo esagerato sul mondo (che emerge anche nei corti documentaristici che tanto piacevano a Walt), un escapismo americanissimo… ma no, non è solo questo. È qualcosa che semplicemente non so riassumere, ma ha a che fare con la gioia, con il sense of wonder. Qualcuno direbbe che i film Disney parlano al nostro bambino interiore, ma non è una terminologia che amo. Penso che quel senso lì dovremmo averlo e basta da adulti, senza per forza correlarlo all’infanzia. Non lo so.

Quelli di quando ero piccolo

Durante questa avventura sono stato un signore che va al cinema e prima del suo film serio si ritrova Mickey che fa il coglione, e poi se la ride con la moglie… ovviamente io stesso sono in bianco e nero perché il passato era così no? Ho sentito la storia passarmi attraverso come i proiettili sparati dal buon Paperino trapassavano quei dannati musi gialli, e poi a un certo punto “ehi, ma qua io ero nato!”. E poco dopo: il Rinascimento. Ovvero, i film che da bambino vidi al cinema. Un punto strano di questa avventura, dato che certe cose si incastonano nel cuore in un certo modo e non è facile smarcarsene. Il Re Leone è davvero così bello? Non è che lo guardo e in realtà era una merda? No. Però (così come altri del periodo), mi è sembrato cortissimo. Timon e Pumbaa si vedono pochissimo, di fatto. Poi ho bruciato nelle fiamme di Frollo, ho finalmente visto Atlantis e il Pianeta del Tesoro (di cui ho preferito il secondo), lo stranissimo Mucche, e poi finisce il 2D. Così.

Fantastiche avventure in 3-D!

E iniziano i film in CGI. Quelli fatti col computer, signora mia. E vedi che sti pazzi beati, che chiaramente non sono gli stessi di Biancaneve perché quelli sono morti, però sono comunque i WDAS e lo sono davvero e basta, hanno in mano sti strumenti nuovi e non sanno cosa farci, e provano, sperimentano, mentre intanto la Pixar (non inclusa in questo viaggio) fa il suo… e di nuovo rinascono, con Tangled capiscono cosa devono fare e rotolano con leggiadria verso Frozen, Zootopia, tutti bellissimi, con storie e sentimenti che evolvono coi tempi d’oggi, e poi si arriva a Strange World e finisce tutto.

Ma come? Così? E ho glissato sugli anni 50, 60, 70, e Oliver & Company, Taron, Alice, Newsies, e lo sapevate che in mezzo ci ho messo pure Tim Burton che era Disney, e le tombe di Frankenweenie mi hanno fatto spaccare, e la signora di Red & Toby animata in maniera schizofrenica da Don Bluth, e il fatto che la gag che i conigli scopano come conigli penso di averla trovata almeno 12 volte nell’arco di 100 anni, e Charlie che caca nelle pannocchie, e Jimmy Durante! Non vi ho detto di Jimmy! In pratica c’era questo col nasone che…

Ma la crono non era finita. Per uno strano scherzo delle stelle, sono arrivato a Strange World giusto pochi giorni prima che la Disney decidesse di farmi un regalo.

C’era una volta uno Studio…

Per celebrare il centenario della Disney (e quindi dei WDAS, visto che la Disney inizialmente era solo quello) gli Studios producono Once Upon a Studio, un cortometraggio bellissimo che ibrida gli ambienti live action del vero edificio in cui oggi nascono i film animati Disney con personaggi disegnati a mano e in CGI. E ci sono tutti. Moana che interagisce con Flounder, il Cappellaio Matto e Merlino. C’è Rapunzel che dà una padellata in testa a Kaa per fermarlo dall’ipnotizzare Clarabella, davanti a un preoccupato Topolino. Mi pare evidente che lo abbiano creato appositamente per me. Ci sono John Henry, Amos e Ben Franklin, Susie la piccola coupé, Joanna, Dodger, l’Asinello, Ichabod Crane… personaggi indimenticab– no ok, ma chi cazzo sono questi? E invece io li riconosco tutti. No, “riconosco” fa sembrare sia un giochino a trovare il cameo. No: io li conosco tutti. E alla fine cantano al mio cuore, e il mio cuore canta con loro.

E quindi?

Non ho lezioni da darvi. Posso solo consigliare di fare come me perché ne vale la pena. Uno può essere scettico quanto vuole delle strategie aziendali della Disney Company, ma è chiaro e palese che dentro questa multinazionale senz’anima c’è un cuore di artisti che fanno arte, e la fanno bene. In cento anni (cento anni) di produzione forse ci sono una manciata di cose che considero uscite abbastanza male… ma mai fatte davvero male, o senza cuore.

Quando ho iniziato mi sono “tolto via” la farraginosa parte iniziale dei corti muti, pensando sotto sotto “che palle, non rifarò mai più una cosa simile”. Alla fine posso solo dire che contro qualunque previsione, tutto quello di cui ho voglia è rifare tutto daccapo. E se non vi convince questo…