Cattive Infornate

Questo è il secondo articolo che scrivo per La Tana del Sollazzo. Il primo è stato la mia sentita cronaca di un lungo percorso di visione dell’intera produzione Disney Animation. Questo che state leggendo è allora forse qualcosa di simile? Sì e no: ma più no. Parliamo di un frammento di un percorso iniziato circa tre anni fa con la visione integrale della lunga serie animata The Clone Wars, nell’ottica di recuperare tutto l’audiovisivo di Star Wars in maniera quanto possibile cronologica… in universe, in questo caso; e questa specifica già deraglia qualunque parallellismo con la cronologica Disney, dato che Star Wars è assolutamente e categoricamente tutt’altra bestia.

The Clone Wars riprendeva Anakin e Obi-Wan, ributtandoci nel vivo della guerra, ed era costellata di episodi di dubbio valore, fra cui uno con Jar Jar che balla su un tavolo per distrarre qualcuno e una doppia puntata infruibile ambientata nel pianeta subacqueo di Mon Calamari; ma aveva anche parecchie gemme, fra cui il personaggio di Ahsoka – l’allieva di Anakin – il ritorno di Darth Maul, Asajj Ventress e molto altro, per poi culminare in una bellissima infilata di episodi finali. Fra lunghissime pause, la fruizione parzialmente autoinflitta del romanzo Dark Disciple ed espedienti psicosociali come “la stringa” – che non spiegherò in questa sede, invitandovi piuttosto a venire in chat per vedere il vero Sollazzo, quello intestinale – ero riuscito a terminarla.

Nella mia pianificazione iniziale di questa visione dopo TCW veniva a ruota Rebels, acclamata serie in cui avrei conosciuto nuovi personaggi, avrei rivisto Ahsoka, avrei temuto gli inquietanti inquisitori: non vedevo l’ora. Ma in un atto di elegante cockblocking, preannunciata da alcuni episodi introduttivi nell’ultima stagione di The Clone Wars, è arrivata The Bad Batch.

Sequel spirituale di TCW, questa serie racconta di una “cattiva infornata” di cloni disertori, che invece di essere tutti uguali al modello base di un simpatico signore neozelandese sono nati nella forma di alcuni deliziosi stereotipi: il burbero leader, il secchione cyborg, lo spietato cecchino, il tank enorme, il solitario e la ragazzina maggica: The Bad Batch è un cazzo di cartone animato. Ma ok, mi dissi: ho superato Jar Jar che balla sul tavolo, che sarà mai questo? E invece: il disastro. L’obiettivo che mi ero posto, ovvero quello di mettermi in pari prima dell’uscita della serie di Ahsoka, viene orrendamente bucato nella mia totale mancanza di voglia di toccare la serie, per mesi e mesi e mesi.

Attenzione: non è che TBB sia peggio di Jar Jar che balla sul tavolo, è che Jar Jar che balla sul tavolo sapevo già essere un ostacolo da superare per gustarmi Mandalore e gli animatic di Utapau, qua non c’è alcuna promessa sul tavolo se non quella che sia comunque Star Wars, quindi ha gli Stormtrooper, i mostri buffi e tutte le cose che abbiamo imparato ad amare. Ma non basta.

Io qua non ho intenzione di recensire The Bad Batch, anche perché non sono ancora neanche a metà della seconda stagione. La riflessione che volevo piuttosto condividere è: ma cosa vuole Dave Filoni da me? E la Lucasfilm? E la Disney Company? Facile rispondere: niente, ognuno guarda quello che gli pare. Condivido in parte questa visione, ma allo stesso tempo non posso ignorare che i franchise disneyani sono costruiti per essere fruiti in toto. Specie il Marvel Cinematic Universe, che pur essendo di questi tempi traviato da problemi dovuti alla troppa offerta, resta comunque una collezione di serie e film dal target lineare e dalla cronologia abbastanza semplice. Star Wars no.

Star Wars ha i film, le serie live action, le serie animate, i libri, i fumetti, i videogame e le tazze. E sono tutte canon (forse le tazze no) perché lo ha detto la Disney nel 2014. Basta Expanded Universe, canon a livelli, cose più vere e cose meno vere: vale tutto uguale. Il film del 1977, il cartonazzo e il romanzo per adolescenti – che evito felicemente avendo messo una linea e deciso di concentrarmi esclusivamente sull’audiovisivo. Ma detto questo: dovrei ascoltare la Disney? Io, grosso fan della teoria barthesiana della Morte dell’Autore e tendenzialmente anticapitalista? Sono abbastanza grosso da sbandierare la Morte dell’Azienda, quando questa mi apre la bocca come un forno e ci mette dentro un nuovo prodotto ogni settimana?

Io non vorrei fruire così. Credo nell’Arte più che nell’Intrattenimento, e non è una distinzione fra cultura alta e bassa, giammai. Semplicemente fruisco cercando del bello, in senso molto lato e applicabile anche a prodotti più leggeri, più che ingozzarmi di “prodotti”. Ma la Disney in questi anni ha fatto un furbo lavoro di acquisizione di franchise gustosi e irresistibili. Certo, a me tendenzialmente dei cinque cloni ribelli non fregherebbe molto, ma voglio davvero perdermi l’inevitabile riferimento in Glup Shitto (2029)? Il gioco di rimandi, il senso di una galassia vicina vicina non è forse il Bello di Star Wars?

Che dire, quindi? I franchise hanno rotto i coglioni, sì, certo. La Disney ha un monopolio troppo grosso e sarebbe bello vedere opere originali, certo. Però adesso mi guardo la quinta puntata della seconda stagione: “La Bad Batch è alla ricerca di un antico tesoro che rivelerà una sorpresa scioccante.” Ma vaffanculo…