Esistono morti che passano in sordina, e spesso quelle degli animatori sono fra queste.
Burny Mattinson era ai WDAS sin dai tempi di Walt. Ha cominciato nel 53 e l’ultima cosa fatta è stato ideare Legend, il cane con tre zampe di Strange World. La più lunga carriera WDAS di sempre. Durante la sua carriera è stato intercalatore, animatore, regista e addetto agli storyboard. Ha praticamente ricoperto ogni ruolo in tutta la trafila produttiva dell’animazione Disney. Ma soprattutto c’è sempre stato, si è vissuto tutte le fasi, tutte le tecniche, ha respirato Walt, i nove vecchi, lo xerox, il Rinascimento, la CGI. Il suo nome lo trovavamo quasi sempre nei credits in qualche modo. E’ grazie a persone come lui che i WDAS, a dispetto delle numerose trasformazioni, rimangono sempre in qualche modo i WDAS. L’identità è un qualcosa che esiste non solo grazie a chi produce i picchi e fugge via, ma grazie a chi “si spalma” nel tempo e si fa anello della catena di un’impollinazione infinita.
Detto questo, c’è un altro motivo per cui io personalmente lo piango.
Burny è stato regista (oltre che di Basil) anche del Canto di Natale di Topolino. Ed è stato capo sceneggiatore del Winnie the Pooh 2011. Non solo due capolavori, ma due opere a cui venne dato l’ingrato compito di riportare in scena rispettivamente il cast degli standard character e quello del Bosco dei Cento Acri, dopo decenni di latitanza dai WDAS, donandoli ad una nuova generazione di animatori. Il risultato in entrambi i casi fu incredibile: entrambi i set di personaggi vennero in qualche modo potenziati e svecchiati, pur rimanendo del tutto riconoscibili: delle proiezioni attendibili di quella che sarebbe stata la loro evoluzione se non fossero mai passati di mano. Non dico che sia stato tutto merito di Mattinson ma difatto quei due revival stanno là a dimostrare che “rinnovare nel solco della tradizione” può non essere una frase fatta.
In tempi come questi, in cui giocare al gioco dei reboot, delle riletture iconoclaste e degli azzardi stilistici sembra essere diventato pratica comune, da contrapporre alla rigida ortodossia, ho spesso pensato ai due revival di Mattinson come ad una sorta di faro, il perfetto manuale di istruzioni su come tenere in equilibrio queste due pulsioni opposte, progresso e reazione. E, forse ingenuamente, ho sempre visto in lui una potenziale voce importante che avrebbe in un prossimo futuro potuto avere un ruolo in un’ipotetica ripresa di Topolino e soci in un lungometraggio WDAS. Il Topolino “giusto”che avrebbe messo finalmente d’accordo tutti.
Ma ho fantasticato e tutto questo non avverrà, perché ora Burny Mattinson è morto.
Grazie per quel che hai fatto Burny, e scusa l’egoismo di chi ne vorrebbe ancora di più.