Cip e Ciop – Il Film Impossibile

Cosa ho visto.

Dunque, proviamo a riordinare le idee. Anni fa annunciano il live action di Cip e Ciop Agenti Speciali, una serie della Disney Television Animation del tempo che fu. Ovviamente già in partenza il progetto ha tutto il mio disprezzo, dato che detesto fermamente questo tipo di cose: i remake live action, le operazioni nostalgia che esaltano cose che non è il caso di esaltare, e tutta la baracca con cui siamo impelagati da ormai vent’anni.

Molto probabilmente però i geniali autori che hanno scritto questa cosa provavano un sentimento molto simile al mio, dato che ciò che hanno fatto è un film che non ha niente a che vedere col suo titolo. Siamo in un universo metanarrativo alla Roger Rabbit in cui Rescue Rangers è appunto solo una serie tv del passato e Cip e Ciop sono i due attori che ci lavoravano. E da questa premessa si dipana un intelligente giallo, lercio, sordido e cinico che ha il pessimo buon gusto di fotografare il panorama animato odierno.

Il risultato è pazzesco. Un’ora e mezza di trovate vertiginose che toccano argomenti che sinceramente mai avrei pensato avrebbero avuto il coraggio di trattare esplicitamente. Questo è probabilmente il primo film che parla per davvero DI animazione e lo fa prendendo posizione su alcuni fenomeni ben precisi, con un coraggio e una vena satirica inaspettati. C’è la frecciata al fotorealismo con l’Uncanney Valley rappresentata come un luogo fisico, c’è la derisione per la corsa all’aggiornamento CGI di molte vecchie glorie sul viale del tramonto, c’è il personaggio che rappa per darsi una svecchiata, c’è la smania per i reboot, c’è un caso costruito intorno alle versioni tarocche dei film Disney, e c’è persino Ugly Sonic tra i personaggi principali.

Ecco, e a proposito dei personaggi, penso che non si sia mai visto prima un tale dispiego di mezzi per coprire così tante ip nei cameo. Se ci si chiedeva se mai avremmo visto He-Man, Butt-Head e i My Little Pony nello stesso film ora abbiamo la risposta. E non è solo una questione di cameo, ma anche di tecniche: stop motion, plastilina, pupazzi, motion capture, anime, calzini animati, si riesce a coprire tutto, compresa una vasta gamma di stili e… qualità. Lasciano perplessi le tecniche ibride, dato che i personaggi protagonisti sono realizzati in finto 2D, probabilmente ritenuto più comodo. Ed è paradossale che la loro resa sia peggiore rispetto al resto del cast di sfondo, realizzato con gran cura da assi dell’animazione tradizionale come Sandro Cleuzo: l’apparizione di Zio Paperone, Lumiére e della Little House di Mary Blair non sono solo chicche per appassionati, ma testimonianze del fatto che chi ha messo le mani qua dentro l’ha fatto con cognizione di causa e tenendo ben presente la materia trattata.

Film stranissimo quindi, che non si capisce bene come si vada a collocare nel discorso che l’azienda Disney sta facendo negli ultimi anni, dato che è un’opera con opinioni molto forti, una natura effervescente e un’immagine contraddittoria. Non penso ne vedremo molti altri su questa scia, e forse va bene così, perché esperimenti “meta” del genere vanno bene a piccole dosi. Esagerare su questa strada finisce per far perdere significato a tutto, dissacrando oltremisura e creando confusione nel pubblico. Ma al di là di questo, che fortuna averlo avuto.