Il Nuovo Topolino Francese

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Un Topo, mille mondi

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Esistono personaggi che ci sembrano, al contempo, attuali ed eterni. Attuali, perché li sentiamo coevi, moderni. Eterni, perché siamo talmente abituati alla loro presenza che la diamo per scontata, come diamo per scontato che notte e giorno si alternino. C’erano prima di noi, ci accompagneranno per tutta la nostra esistenza e saranno ancora lì dopo che ce ne saremo andati. Così è per i personaggi Disney più celebri, come Topolino e Paperino. Certo, non sono poi molti (in proporzione) quelli che hanno letto Barks o Gottfredson, ma milioni (miliardi?) di persone li conoscono nella loro veste di portabandiera di quella sterminata galassia dell’entertainement che è la Walt Disney Company, il che li rende icone universali.

Sarebbe però sbagliato considerare l’universalità dei personaggi Disney come una naturale, automatica conseguenza della forza economica e mediatica della Company. Tale aspetto gioca un ruolo importantissimo, è ovvio. Tuttavia, la Disney sforna nuovi personaggi in continuazione, e questi personaggi non di rado diventano rapidamente parte della cultura popolare. Si pensi a Elsa: la protagonista di Frozen gode di una fama spropositata ed è immediatamente riconoscibile da chiunque. Spesso, anche chi non ha mai visto il film ha un’idea, anche vaga, di chi sia. E questo nonostante Frozen sia uscito appena nel 2013. L’altroieri, praticamente.

Alla luce di ciò, che bisogno ha la Disney di Mickey Mouse, che ha ormai ottantotto anni suonati? È evidente che, per essere tenuto in così alta considerazione ancora oggi, il personaggio deve pur avere una qualche sua forza intrinseca. Quale? La risposta, per un lettore cresciuto con i fumetti Disney, è immediata: Mickey può fare tutto. Mickey può essere reinventato, strapazzato, spedito in ogni angolo dello spazio-tempo, reinterpretare i classici della letteratura, può esplorare galassie lontane lontane e avventurarsi nei vicoli oscuri di una metropoli infestata dal crimine. L’unico limite di Topolino e compagnia è la creatività di chi ne scrive le avventure.

L’azzardo di Glénat

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Sembra quasi paradossale che a ricordarci la poliedricità di Topolino siano degli autori francofoni, esponenti di una cultura fumettistica sterminata e ricchissima, ma che non ha mai prodotto autori Disney particolarmente memorabili, se raffrontati con i colleghi americani o italiani.  Eppure è stato Jacques Glénat, proprietario dell’omonimo gigante dell’editoria francofona, a porsi una domanda fondamentale: cosa succede se chiediamo a degli autori di primissimo livello di scrivere i personaggi Disney?

Intendiamoci, l’intuizione di Glénat non nasce dal nulla: da anni gli editori francofoni hanno iniziato a pubblicare albi in cui i loro personaggi seriali vengono reinterpretati da autori affermati, che ne forniscono versioni personalissime e spesso molto poco in linea con la tradizione. Sono nati così albi memorabili come L’uomo che uccise Lucky Luke di Mathieu Bonhomme (uscito in Francia per Dargaud, e in Italia per Renoir) o Fantasio se marie di Benoît Feroumont e Christelle Coopman (in Belgio per Dupuis, tristemente inedito in Italia). Si trattava però, se vogliamo, di progetti sì rivoluzionari ma più o meno circoscritti ai confini dei paesi francofoni. Andare a “pasticciare” con i personaggi Disney, beh…è tutto un altro paio di maniche. È cosa nota (e comprensibile) che la Disney sia estremamente gelosa dei propri personaggi e del modo in cui vengono utilizzati: guardando in casa nostra, come dimenticare le perplessità della casa madre nei confronti del Progetto Pk, che tra le altre cose costrinsero il Pk Team a ritoccare pesantemente i disegni di PKNA #0/3?

Non era un problema da poco: perché il progetto riuscisse, bisognava che Glénat potesse garantire ai propri autori una certa libertà di movimento. In presenza di paletti troppo stretti (tanto a livello narrativo quanto a livello grafico), il rischio di produrre qualcosa di monco, un “vorrei ma non posso”, era altissimo. La Disney, tuttavia, si dimostrò del tutto aperta al progetto di Glénat, come racconta lo stesso editore in un’intervista al quotidiano francese 20 minutes:

“In Disney sono rimasti sedotti dall’audacia di questa proposta inedita, dall’idea di fare uscire un po’ Topolino dalle sue classiche avventure. Hanno mostrato una curiosità vera e sincera per qualcosa che ancora non esisteva. Per farla breve, si sono mostrati entusiasti e si sono fidati quasi ciecamente di noi. Ciò detto, esiste una “bibbia” Disney che va rispettata. Ma tutti i nostri autori conoscono bene le regole: non sanno forse tutti che nell’universo Disney non ci sono né armi, né violenze, né sesso?”

Ottenuto l’ok della casa madre, Glénat diede il via definitivo al progetto, ufficializzando la pubblicazione di quattro volumi nel corso del 2016: i primi due, Una Misteriosa Melodia, di Cosey, e Mickey’s Craziest Adventures, di Lewis Trondheim, Nicolas Keramidas e Brigitte Findankly, escono ora anche in Italia per Giunti, alcuni mesi dopo la prima edizione francese. I restanti, La Jeunesse de Mickey di Tébo e Café Zombo di Régis Loisel, sono stati da poco pubblicati in Francia. Glénat ha lasciato intuire che gli piacerebbe proseguire con nuovi volumi, ma per ora se ne sa ancora poco. Naturalmente la Disney sorvegliò minuziosamente il lavoro dei francesi, e si riservò di chiedere agli autori di apportare alcune modifiche agli albi già conclusi, come raccontano Trondheim e Keramidas in un’intervista pubblicata su BDGest:

L. Trondheim: in Glénat ci hanno detto “avete carta bianca”. Ma in Disney, una volta ricevuto l’albo, l’hanno controllato al microscopio.
N. Keramidas: È un po’ quello il mio rimpianto. Ci hanno fatto credere per tutta la lavorazione che godevamo di libertà assoluta. Ma la Disney ha controllato l’albo solamente alla fine, una volta pronto. E solo allora ci hanno mandato una piccola lista dei cambiamenti che andavano apportati. Nel nostro caso, si trattava perlopiù di qualche dialogo. Ad esempio, non potevamo parlare di obesità. E Paperino non può mangiare pollo arrosto o qualsiasi altra cosa sia riconducibile a un animale morto. A quanto pare, i testi in francese sono stati tradotti affinché la Disney americana potesse leggerli e correggerli. Per fortuna non è stato necessario modificare i disegni ma solo i testi. Invece so che Cosey nel suo albo ha dovuto eliminare il sigaro che un personaggio aveva in mano. Insomma, sono molto puntigliosi.

Nostalgia e avventura

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La rosa degli autori scelti da Glénat (in quest’occasione ci concentreremo solo sui primi due volumi, appena usciti in Italia) è di tutto rispetto, e il risultato è di evidente qualità. Una Misteriosa Melodia e Mickey’s Craziest Adventures si pongono come esponenti di un fumetto Disney completamente inedito, e non certo perché rifiutino a priori la tradizione che li ha preceduti. L’albo di Cosey forse scandalizzerà qualche appassionato nel suo voler raccontare il primo incontro tra Topolino e Minni, ma dietro questo “sacrilego” proposito cela in realtà un appassionato e minuzioso omaggio alle origini dei personaggi Disney. Anche grazie all’uso di un tratto che riecheggia apertamente lo stile di Ub Iwerks, Cosey evoca con nostalgia l’epoca dei primi corti e delle prime strisce aventi come protagonista il Topo (che nella vicenda narrata, ambientata esplicitamente nel 1927, altri non è che un celebre sceneggiatore di corti animati che si trova alle prese, come d’obbligo, con un mistero da risolvere).

Mickey’s Craziest Adventures ha, se vogliamo, una premessa più leggera: gli autori fingono di aver ritrovato percaso dei fumetti di Topolino risalenti agli anni ’60 e rimasti finora inediti. Sfortuna vuole che la collezione non sia completa, e che quindi all’interno della trama vi siano degli episodi saltati, dei buchi che il lettore dovrà riempire con la propria fantasia. Il trucchetto delle pagine mancanti e la scarna trama orizzontale sono in realtà un pretesto: Trondheim si diverte un mondo a infilare Topolino e Paperino nelle situazioni più improbabili e surreali, in una folle girandola di inseguimenti e spedizioni nelle profondità marine o in città perdute delle Ande.

Il lavoro di sceneggiatura di Trondheim, scandito in tavole autoconclusive, viene magistralmente sorretto ai disegni da Nicolas Keramidas, che applica il suo stile estremamente personale e cartoonesco (che si può ammirare anche in Alice nel Paese delle Scimmie, su testi di Tébo, edita in Italia da Bao) ai personaggi Disney. Il risultato forse è un poco spaesante, soprattutto per quanto riguarda il design di Topolino e Paperino, ma di indubbia efficacia: i disegni di Keramidas sono dinamici, rocamboleschi, e infondono alle tavole un tocco di “animazione” che si sposa alla perfezione con la storia. Non si può infine trascurare la qualità del lavoro della colorista Brigitte Findankly (attualmente impegnata insieme a Trondheim anche sulla serie fantasy Ralph Azham, giunta al nono volume e purtroppo inedita in Italia). I colori di Findankly contribuiscono enormemente a rendere più credibile l’espediente del manoscritto ritrovato: le pagine vengono “invecchiate” ad arte e arricchite di effetti (macchie, strappi, pieghe…), ma la colorazione non viene assolutamente penalizzata e risulta vivace e coinvolgente. Nel complesso, a livello grafico l’albo è un piccolo capolavoro, un felice incontro tra necessità narrative e resa estetica.

Il valore dell’autorialità

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Difficilmente Una Misteriosa Melodia e Mickey’s Craziest Adventures verranno ricordati come pietre miliari del fumetto Disney. Tuttavia questi due volumi hanno dei pregi innegabili, e dovrebbero essere studiati con estrema attenzione da chiunque ami il fumetto Disney e ne abbia a cuore la salute. Innanzitutto sono storie ben riuscite, divertenti, originali: in due parole, sono ottimi fumetti, e di ottimi fumetti c’è sempre bisogno.

Ma a parte questo, il progetto di Glénat dimostra soprattutto che un personaggio pluridecennale come il Topo resta forte e vivo finché ha la capacità di reinventarsi, di non cedere alla consuetudine, di non replicare stancamente cliché triti e abusati. Gli autori Glénat non hanno rifiutato la tradizione: l’hanno usata come guida. Hanno recuperato ciò che più amano dalla storia del personaggio e lo hanno messo in scena, con l’obiettivo di raccontare una storia. È ovvio che i costi e le tempistiche richieste da volumi di questo tipo non siano compatibili con il fumetto seriale.

Però i volumi Glénat contengono delle lezioni che potrebbero tornare estremamente utili anche per il fumetto Disney più convenzionale: c’è un bisogno disperato di fumetto Disney che abbia il coraggio di sperimentare, che abbandoni canovacci abusati, caratterizzazioni stereotipate, dialoghi ripetitivi e poco spontanei. Un fumetto che abbia come obiettivo raccontare delle belle storie per tutte le età sfruttando la ricchezza infinita dei personaggi Disney. Un personaggio pluridecennale diventa stantio nel momento in cui abdica al rinnovamento. Nel momento in cui le sue storie diventano pacchetti preconfezionati, mondi cristallizzati dove si ripetono sempre le solite trame e le caratterizzazioni e le interazioni tra personaggi diventano stereotipiche, eternamente uguali a se stesse.

Esiste invece fumetto Disney coraggioso e brillante, che negli ultimi anni sta finalmente prendendo il posto che gli spetta, grazie a collane come Topolino Definitive CollectionTopolino De Luxe Edition: il Topolino di Casty, le storie di Bruno Enna e Fabio Celoni, la nuova saga del redivivo Pk firmata da Artibani, Sisti, Pastrovicchio e Sciarrone (senza dimenticare l’apporto di Monteduro, Lavoradori e Mottura)… la lista sarebbe veramente lunga. Si tratta di fumetti di altissima qualità che vengono proposti in edizioni adeguate, che incontrano il favore della critica e anche di un pubblico che generalmente non segue (più) il fumetto Disney, sentendolo infantile e ormai lontano da sé. In un mercato del fumetto dove la rilevanza dell’edicola va sempre più scemando, la sopravvivenza del fumetto Disney sembra ormai definitivamente legata alla capacità di stupire, meravigliare, irretire un pubblico che ha ormai abbandonato il Topo.

Affinché ciò accada, bisogna credere nei grandi autori e insegnare alle nuove leve a essere come loro. Chi avrebbe mai creduto che una storia dalle fortissime tinte gotiche, quando non apertamente horror come Lo strano caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde potesse funzionare? Enna e Celoni credevano che fosse possibile, e ci sono riusciti. Quanti, anche tra noi lettori, erano apertamente scettici sulla possibilità (e l’utilità) di ridare nuova vita a Pk a più di un decennio dalla sua chiusura? Artibani e Pastrovicchio ci hanno magistralmente smentiti con il loro Potere e Potenza.

In Glénat non hanno fatto altro che portare alle estreme conseguenze questa volontà di affidarsi ai propri autori: si sono assicurati che venissero rispettati i paletti di base e hanno poi lasciato che fosse la casa madre a occuparsi del (severo) controllo finale. Il risultato, secondo il modesto parere di chi scrive, dimostra che la scommessa ha pagato, tant’è che i volumi Glénat stanno rapidamente sbarcando anche in USA, come già accaduto per tanti capolavori italiani come PKNAZio Paperone e l’Ultima Avventura di Artibani e Perina.

Insomma, il fumetto Disney d’autore è vivo e lotta insieme a noi, ma è auspicabile che esca dalla sua natura di “evento eccezionale” (tanto in Italia quanto altrove) per diventare il paradigma, il prototipo del fumetto Disney. Ciò a cui l’autore che lavora su Topolino deve tendere.  E il coraggio dell’operazione Glénat deve portarci a riflettere su cosa potrà e dovrà essere il fumetto Disney nei prossimi anni.

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“Una Misteriosa Melodia”

“Mickey’s Craziest Adventures”

Bibliografia