Topolino e Orazio nel Castello Incantato

Webb Smith, il Primo Sceneggiatore

Dopo due anni di lavoro pressocché in solitaria, Gottfredson realizza una storia su sceneggiatura altrui. Si tratta di Webb Smith, che aveva lavorato come storyman anche in The Mad Doctor (1933), celebre cortometraggio di cui Mickey Mouse in Blaggard Castle è in un certo senso il corrispettivo a fumetti. Il maestro dello Utah, in un’intervista, afferma come fino all’arrivo di Bill Walsh nel 1943, si sia sempre occupato oltre ai disegni anche della realizzazione dei soggetti, lasciando però a sceneggiatori professionisti, come Smith e i futuri Merrill De Maris e Ted Osborne, il compito di realizzare dialoghi brillanti. È evidente quanto la strip di Topolino si stia trasformando in un lavoro di squadra, con Gottfredson alla guida di un team di cui imposterà e supervisionerà il lavoro, come dimostra la scansione dell’azione che mostrerà sempre la sua mano felice. A questa storia, inoltre, collabora anche Ted Thwaites che, sostituendo Al Taliaferro, si occuperà delle chine in maniera pressochè costante fino al 1940.

Queste novità nella struttura della striscia portano la critica a definire la storia in questione come il vero momento di svolta in cui la saga di Mickey Mouse da striscia umoristica si trasforma in una lunga catena di avventure ricche di tensione e thriller, rivaleggiando tranquillamente con eroi come Mandrake e Flash Gordon, e superando addirittura il coevo Wash Tubbs, cui Gottfredson da sempre si ispirava. Effettivamente, il Castello Incantato è memorabile: una vicenda serrata in 78 strisce, dal feeling claustrofobico e dalle atmosfere suggestive. Questi aspetti, però, non devono sminuire i pregevoli semi piantati nelle due sequenze precedenti – i Due Ladri e i Pirati – più lunghe ma ben costruite e avvincenti. La verità è che trattandosi di una striscia in continua evoluzione, non c’è un momento preciso in cui le cose si fanno più serie ma un continuo e costante perfezionamento della tecnica narrativa.

Walt il Ribelle

Il pericolo arriva di nuovo per posta, come era avvenuto nell’incipit dei Pirati. In luogo dello scienziato pazzo umano del cortometraggio, Gottfredson inserisce un bizzarro trio di menti malate con le fattezze di scimmioni antropomorfi: Acca, Kappa e Zeta (Ecks, Doublex e Triplex in originale). I loro dialoghi servono a portare avanti l’azione e a spiegare al lettore che cosa stia succedendo. E al di là di qualche sfumatura un po’ didascalica e qualche imprecisione figlia dell’arretratezza tecnologica dell’epoca, si rimane affascinati dal rigore scientifico con cui viene descritto il funzionamento delle loro invenzioni. Il linguaggio è tipico della narrativa scifi adulta, con poche concessioni all’umorismo. Inoltre, l’utilizzo del Visivox – un sistema televisivo capace di spiare ovunque – permette al trio di sorvegliare i malcapitati Topolino e Orazio, dando anche al lettore la possibilità di saperne di più dei protagonisti stessi, una soluzione narrativa decisamente moderna.

Il castello del titolo riserva da subito una ricca serie di trovate bizzarre e spaventose che mescolano in modo eterogeneo gli stilemi della fantascienza, dell’avventura e dell’horror: quadri parlanti, armature semoventi, trabocchetti vari. I personaggi scappano e si rincorrono di qua e di là, in maniera sempre più inquieta. Il culmine è la sequenza in cui Orazio viene ipnotizzato, e lo vediamo deciso e risoluto cercare di uccidere Topolino: le strisce in cui si inseguono e lottano tra di loro sono davvero coinvolgenti, stemperate solo dai buffi discorsi fuori luogo del Cavezza. A rendere la trama ancora più vivace, è l’utilizzo consapevole di Minni e Clarabella, che danno spazio a gustosi momenti di alleggerimento comico. Scelta felice, viste le paure del King Features Syndicate: per un’intera settimana Topolino rischia di finire mangiato da degli enormi coccodrilli. Temendo la rappresaglia di famiglie intimorite, il KFS scrisse a Walt Disney in persona per chiedere una modifica, fortunatamente invano. Walt non volle spezzare la tensione, mandando gentilmente il distributore “all’inferno”.

Scienziati Pazzi

Il trio di villain risulta inedito per la striscia. Non compaiono Gambadilegno e Lupo, e neanche l’affettato Felice, ma paurosi scimmioni in lunghi camici dottorali. L’utilizzo di questi animali riesce a rendere i personaggi ancora più temibili: i capelli arruffati, le lunghe braccia contorte, gli occhi grandi, tutto tende a mostrarli davvero credibili nel loro bieco piano di dominazione del mondo. Topolino ovviamente riesce a fermarli, contando sul suo coraggio e sul suo spirito di sacrificio per salvare l’amico Orazio. Ma, come nel finale dei Pirati, non vuole punire i malfattori, bensì redimerli, confidando nel fatto che in futuro potranno inventare qualcosa di buono, utile per l’intera umanità.

Se questo sia o meno avvenuto lo decideranno i numerosi fumettisti che nei decenni successivi cercheranno di riprendere il trio di villain per dare un seguito all’avventura di Gottfredson, e a questo proposito non si può fare a meno di citare il Dr. Frankenollie del corto Runaway Brain (1995), a loro ispirato. Quel che è certo è che nel 1932 questo rappresentava un finale ottimista e propositivo, decisamente affine a quello che è lo spirito di Mickey, il quale insegna a Orazio che “se tutti fossero puniti per quello che vorrebbero fare, il mondo intero finirebbe in galera”. Gottfredson ormai è decollato: ha tratto il meglio dalle basi gettate dal reparto animazione, le ha mescolate con le suggestioni prese dai fumetti e dai film coevi e una volta assorbite, se n’è affrancato, procedendo per una strada tutta sua. Una strada che continuerà a regalarci capolavori ininterrotti per più di due decenni.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Mickey Mouse in Blaggard Castle
  • Anno: 1932
  • Durata:
  • Storia: ,
Nome Ruolo
Floyd Gottfredson Disegni; Storia
Webb Smith Storia