Star Wars: Episodio III - La Vendetta dei Sith

Dal Primo al Sesto

È nel 2005 che George Lucas porta nei cinema il terzo episodio della saga di Star Wars, a cui viene affidato l'arduo compito di chiudere il cerchio e ricollegarsi così agli originali episodi IV-V-VI. Nei sei anni precedenti il regista aveva dovuto far fronte ad un gran numero di critiche, rivoltegli soprattutto dai fan dei suoi primi lavori, che l'avevano accusato di aver tradito lo spirito originale di Star Wars. Se questo fosse vero o no è sicuramente da discutere, quel che è certo è che Lucas era giunto al culmine del suo controverso percorso autoriale: La Vendetta dei Sith si candidava ad essere il più cupo degli episodi della saga, dovendo raccontare il tragico epilogo della storia di Anakin Skywalker (Hayden Christensen). Molta era la carne al fuoco, dato che oltre ad Anakin andavano portate a compimento molte altre storyline, che spaziavano dall'ambito politico a quello più spiccatamente sentimentale. E cosa ancor più importante, il film avrebbe dovuto dare un'adeguata conclusione alle famigerate Guerre dei Cloni, che negli anni precedenti erano state esplorate in lungo e in largo attraverso libri, fumetti e persino una serie animata.

Quest'ultima, firmata dal geniale Genndy Tartakovsky, si era assunta addirittura l'onere di raccontare gli eventi immediatamente precedenti alla Battaglia di Coruscant, quella con cui si sarebbe aperto il film. Sempre in quel contesto, era stato eccezionalmente presentato il personaggio del Generale Grievous, cyborg a capo dell'Esercito Separatista che avrebbe avuto un grande ruolo proprio ne La Vendetta dei Sith. Che un personaggio dei film di Lucas facesse capolino in anteprima proprio all'interno del cosiddetto Expanded Universe costituiva una notevole eccezione alla regola, ma faceva ben capire l'entusiasmo e l'inedita coesione con cui le diverse branche della Lucasfilm si stavano preparando all'evento. George Lucas stesso affidò la regia di alcune sequenze di azione proprio a Steven Spielberg, che fu ben contento di collaborare con l'amico alla regia di un film tanto importante. La Vendetta dei Sith inoltre costituì l'ultimo tassello del progetto di reinterpretazione dell'intera epopea: nella visione di George Lucas il suo Star Wars avrebbe dovuto essere adesso considerato un'esalogia compatta, i cui episodi, rigorosamente ordinati dal primo al sesto, narravano la parabola di Anakin, dalla perdizione alla redenzione avvenuta grazie all'amore di Luke.

Sotto Scroscianti Applausi

Siamo negli ultimi giorni delle Guerre dei Cloni. Mentre i Jedi sono dispersi su più fronti, impegnati a smantellare l'esercito separatista di Dooku e Grievous, la situazione a Coruscant è sempre più sospetta. Il Cancelliere Palpatine (Ian McDiarmid) non ha ancora rinunciato ai poteri speciali che il Senato gli aveva conferito per fronteggiare l'emergenza, e ha chiaramente qualcosa in mente. Siamo infatti a pochi giorni dal colpo di stato che presto trasformerà la Repubblica in Impero e il Cancelliere sta muovendo le sue ultime pedine. Quella principale è proprio Anakin, divenuto Cavaliere Jedi: col passare degli anni il rapporto tra i due è cresciuto e adesso il ragazzo si ritrova in una condizione di dipendenza nei confronti di quello che ormai vede come un mentore. Palpatine porta avanti la sua sottile manipolazione mettendo Anakin contro il Consiglio dei Jedi, alimentando la sua paura di perdere Padmé (Natalie Portman) e spingendolo sempre più verso il Lato Oscuro. Ovviamente il suo piano va a buon fine, e nel giro di un paio d'ore i giochi sono fatti: si ha la rivelazione che Palpatine e Sidious sono la stessa persona, la riorganizzazione del governo, la fine di quel conflitto-fantoccio che erano le Guerre dei Cloni e ovviamente la definitiva caduta di Anakin.

La Vendetta dei Sith è un film incredibilmente denso di eventi ed elementi interessanti, tale da far impallidire il primo episodio della saga. La sua struttura è però leggermente diversa dagli altri capitoli, nei quali i personaggi tendevano a viaggiare di pianeta in pianeta, lasciando alle singole tappe il compito di scandire i tempi narrativi. La sceneggiatura questa volta è meno a compartimenti stagni e passa con disinvoltura da uno scenario all'altro, cercando di dare allo spettatore un'idea complessiva di ciò che sta avvenendo nell'intera galassia. La maggior parte del tempo la si passa ovviamente a Coruscant, fulcro degli eventi, ma non si risparmiano brevi capatine anche sugli altri fronti di battaglia, in cui possiamo assistere al definitivo soffocamento delle Guerre dei Cloni. È una struttura decisamente più disordinata rispetto al passato, eppure il film non risulta caotico e dispersivo ma ricco e variegato. Uno dei punti di forza è sicuramente il tono tragico adottato, l'ideale per raccontare quella che senza dubbio alcuno è l'ora più buia dell'intera saga. Per l'occasione, lo stesso Hayden Christensen migliora moltissimo la qualità della sua performance attoriale, che nel precedente episodio era risultata decisamente acerba. Il suo Anakin continua ad essere patinato, ma assai più gradevole rispetto all'adolescente innamorato che avevamo conosciuto.

Un altro elemento da non sottovalutare è la profonda interconnessione fra questo film e gli altri episodi: La Vendetta dei Sith costituisce infatti il ponte fra le due trilogie, e quindi si ritrova a dover tirare le fila delle storyline avviate nei prequel e ad introdurre svariati elementi dei film originali, ammiccando allo spettatore in ogni modo possibile. Anche il più implacabile dei puristi non potrà rimanere del tutto insensibile di fronte a scene indimenticabili come la nascita di Darth Vader o la proclamazione dell'Impero Galattico, nato “sotto scroscianti applausi” come afferma la stessa Padmé Amidala. A dire il vero, una critica la si potrebbe indirizzare alla caduta di Anakin nel Lato Oscuro, che avviene in modo piuttosto veloce. D'altra parte il senso della cosa è mostrare come la benché minima apertura verso il Lato Oscuro abbia conseguenze devastanti, andando a infettare come un virus la psiche del malcapitato. La scelta di abbracciare le arti dei Sith denota infatti una rinuncia consapevole alla propria lucidità e razionalità, e una volta accettato questo, la crescita del male dentro di sé diviene a dir poco esponenziale.

Guerre Impressionistiche

Benché il setting principale dell'intera vicenda questa volta sia la capitale Coruscant, La Vendetta dei Sith ha modo di presentare alcuni scenari davvero maestosi, attingendo al repertorio di pianeti fin qui conosciuti ed esplorandone altri nuovi di zecca. La prima delle new entry è Kashyyyk, l'arboreo pianeta degli wookiee, che George Lucas aveva già ideato tanti anni prima in occasione di quella sfortunata avventura creativa che fu lo Star Wars Holiday Special (1978). La porzione di pellicola ambientata a Kashyyyk mostra gli wookiee combattere dalla parte della Repubblica, e ci svela l'inedito team-up composto da Yoda e il possente Chewbacca. Si tratta di una parentesi piuttosto breve, ma utile a mostrare come sia possibile che Yoda sia sopravvissuto all'Ordine 66, l'evento che segnò l'inizio della morìa dei Jedi. Un altro nuovo pianeta è Utapau, regione arida e ricca di crateri che farà da sfondo al concitato combattimento fra Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) e Grievous. Inizialmente Lucas intendeva dare al setting un maggiore screen time, ma la ricchezza del film lo spinse a ridurre la carne al fuoco, lasciando ad Utapau il ruolo di “tomba” per il Generale cyborg.

Infine, la terza new entry di peso è Mustafar, l'apocalittico pianeta fatto di lava e industria, che vedrà il tragico duello fra Obi-Wan e Anakin, nonché l'uccisione da parte di quest'ultimo dei più importanti capi del Movimento Separatista. Non mancano anche dei rapidi accenni ad altri luoghi importanti per la saga, come gli onnipresenti Naboo e Tatooine, visti nel finale, e persino il fantomatico Alderaan che fino a quel momento era stato brevemente mostrato solo nel quarto episodio, un attimo prima della sua distruzione. Inizialmente era previsto si desse una sbirciata a Dagobah, luogo dell'autoesilio di Yoda, ma la scena venne tagliata in fase di montaggio per non appesantire il film. In tutto questo rimane indimenticabile il drammatico montaggio in cui vediamo i Jedi venire sterminati dai loro stessi soldati durante l'Ordine 66. La luttuosa carrellata mostra uno dopo l'altro un gran numero di bellissimi pianeti (come ad esempio Felucia) e ciò che rimane nello spettatore è il desiderio di esplorare ognuno di essi più a fondo, dato il loro aspetto di “dipinti animati”.

Una delle cose più spettacolari del film è infatti il livello tecnico degli effetti speciali, che questa volta superano ogni aspettativa. Scene come l'Ordine 66, la battaglia di Kashyyyk o la carrellata iniziale nello spazio sopra Coruscant rivelano un livello di dettaglio davvero inedito, e una supervisione artistica di tutto rispetto, capace di dare agli sfondi un meraviglioso effetto impressionistico. Le esplosioni, il fumo, i fuochi e le superfici danneggiate dei veicoli, assumono l'aspetto di delicate pennellate, volte a creare scenari sempre più suggestivi. E in questo florilegio artistico e tecnico non sfugge nemmeno il tentativo, negli ultimi minuti della pellicola, di avvicinarsi quanto possibile allo stile di Una Nuova Speranza, presentando numerosi ambienti completamente bianchi, in onore all'estetica delle navi alderaaniane. Insomma, l'intero epilogo de La Vendetta dei Sith ci mostra ogni tassello andare fatalmente al suo posto, comunicando allo spettatore un senso di compiutezza e di chiusura del cerchio davvero straordinario. La musica, i personaggi, l'arte, tutto sembra voler prendere per mano il pubblico e portarlo in quegli scenari leggendari che Lucas aveva fabbricato tanto tempo fa.

La Battaglia degli Eroi

Non c'è il benché minimo dubbio che John Williams sia uno dei principali fautori del successo di Star Wars, e La Vendetta dei Sith ne è un'ulteriore dimostrazione. Il lungometraggio presenta ancora una volta una colonna sonora ricchissima, che in questa occasione venne addirittura accostata da alcuni critici alle opere sinfoniche di Claude Debussy. Il tono è davvero molto tragico, perfettamente in linea con il registro del film, e si distingue per un massiccio uso di cori, utili ad accentuare quel sapore religioso che già si era sentito nel Duel of Fates de La Minaccia Fantasma (1999). Molti brani vengono ripresi dagli episodi precedenti, fra cui addirittura il Tema di Leia che risuona per ovvi motivi nelle ultime scene del film. Il momento musicalmente più importante è però lo scontro finale, in cui assistiamo al duello fra Anakin e il suo mentore Obi-Wan e, attraverso un montaggio alternato, anche a quello fra Yoda e Palpatine. Il brano che accompagna la lotta dei due protagonisti si intitola Battle of the Heroes, ed è un tema epico e nel contempo molto triste, l'ideale per commentare i drammatici momenti in cui Anakin e Obi-Wan si fronteggiano nel pericoloso scenario di Mustafar.

A spiccare è l'interpretazione di Ewan McGregor, che ci consegna un Obi-Wan leggermente invecchiato e ancor più in linea con il suo corrispettivo anziano incarnato da Alec Guinness. Il suo dolore per aver perso in questo modo il “fratello minore” è palpabile e le sue stesse frasi, disperate, brutali e ben poco costruite, fanno il resto, trasmettendo allo spettatore il suo stato d'animo con grande spontaneità. Di tutt'altro tono è invece l'epico scontro fra i due “anziani” Palpatine e Yoda, che viene invece commentato dalle note del Duel of Fates, inserito qui per la terza volta di seguito nella saga. Il decano dei Jedi si ritrova a duellare contro il Signore dei Sith in uno scenario d'eccezione, le aule del Parlamento. In questo immenso salone i due volteggiano, lanciandosi l'un l'altro addirittura i seggi e suggerendo così che nel corso dello scontro la Repubblica stessa venga fisicamente sgretolata. È molto interessante, a questo proposito, l'interpretazione di Ian McDiarmid, che ci consegna un Palpatine davvero destabilizzante: apparentemente goffo, impacciato e inetto, ma in realtà pericolosissimo.

Il Fallimentare Trionfo di George Lucas

La Vendetta dei Sith non è soltanto il capitolo migliore della trilogia prequel, ma il film grazie a cui l'intera epopea di Star Wars acquisisce un senso nuovo, facendosi rileggere sotto una nuova luce. Anakin diventa il protagonista della saga e Palpatine di conseguenza il villain principale. Il suo personaggio, infatti, la cui recitazione porta con sé uno strano miscuglio di sapori dissonanti, incarna perfettamente tutta la disturbante perversione del Lato Oscuro, apparendoci come un indemoniato e riducendo Anakin ad una semplice vittima. Giunge così al termine quell'interessante discorso iniziato con La Minaccia Fantasma su cosa sia il male e come questo attecchisca sull'essere umano. Lo scopo di Lucas era infatti raccontare come fosse possibile che una persona benintenzionata come Anakin potesse trasformarsi nel mostruoso Vader e, al netto di alcuni oggettivi errori nell'esecuzione, si può dire che lo scopo della trilogia sia stato raggiunto. Il giudizio della critica sul film questa volta fu positivo e i risultati al botteghino come sempre strabilianti.

Questo centro non bastò tuttavia a risanare la reputazione di George Lucas, che continuò ad essere visto dai suoi fan più accaniti come un autore indegno della propria opera. Il suo approccio revisionista all'universo di Star Wars venne costantemente osteggiato e a nulla valsero le sue dichiarazioni secondo cui la saga adesso era finalmente completa e pronta per essere vista dal primo al sesto episodio. L'ordine di visione da lui canonizzato venne largamente ignorato, e ancora oggi molti preferiscono continuare a guardare gli episodi in ordine di uscita, opponendosi alla volontà dell'autore e sancendo così il fallimento del suo progetto. Dal canto suo, Lucas non fece niente per demolire il muro che stava sorgendo fra lui e il resto del mondo e continuò testardamente a ritoccare i suoi film nell'ottica di trasformarli in un'esalogia sempre più compatta e lavare via così il “peccato originale” di essere partito in medias res. Sebbene non lo si possa realmente biasimare per aver cercato di rifinire l'opera della sua vita fino all'ultimo, è nell'estendere i confini di questo suo franchise che George si rivelò invece piuttosto miope. Dal 2005 in poi, il cosiddetto Expanded Universe continuò infatti a prosperare sotto forma di romanzi, fumetti e videogiochi, ma senza alcun contributo attivo da parte di Lucas, che preferì invece concentrare ogni suo sforzo creativo nella realizzazione della serie tv animata in CGI The Clone Wars (2008-2014).

Pur trattandosi nel complesso di un prodotto assai pregevole, questa ri-narrazione delle Guerre dei Cloni mise in luce tutta l'inadeguatezza della gestione del povero Lucas. Nel momento in cui il mondo intero avrebbe accolto con entusiasmo una serie ambientata nel lasso di tempo intercorso fra le due trilogie, George preferiva invece fare un passo indietro e riaffrontare una tematica già esplorata in modo esauriente. La strampalata scelta di adottare una narrazione non cronologica e di inaugurare il progetto mandando al cinema un montaggio dei primi (e più deboli) episodi si rivelò un clamoroso autogoal. Il “film” venne infatti scambiato per un normale episodio della saga, sancendo una volta di più il declino creativo dell'autore. Di questa sua inadeguatezza lo stesso Lucas probabilmente si rese conto, al momento di cedere la sua opera alla Walt Disney Company, nella speranza di lasciare la sua eredità in buone mani. Di certo la Disney dimostrò di aver ben chiaro il da farsi, riorganizzando l'intera Lucasfilm, e rifiutando di accogliere i suggerimenti dello stesso Lucas al momento di mettere in cantiere il tanto atteso settimo episodio. La favola di Star Wars, intesa come creazione di un solo autore, era giunta ormai al termine, e si spalancavano i portoni di una nuova era.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Star Wars Episode III: Revenge of the Sith
  • Anno: 2005
  • Durata:
  • Regia: George Lucas
  • Storia:
  • Cast: Kenny Baker, Ahmed Best, David Bowers, Jeremy Bulloch, Silas Carson, Keisha Castle-Hughes, Hayden Christensen, Anthony Daniels, Oliver Ford Davies, Samuel L. Jackson, Jimmy Jimmy Smits, Jay Laga'aia, Christopher Lee, Amanda Lucas, Ian McDiarmid, Ewan McGregor, Temura Morrison, Frank Oz, Natalie Portman, Wayne Pygram, Bruce Spence
Nome Ruolo
Kenny Baker Cast (R2-D2)
Ahmed Best Cast (Jar Jar Blinks)
David Bowers Cast (Mas Amedda)
Jeremy Bulloch Cast (Captain Colton)
Silas Carson Cast (Ki-Adi-Mundi / Nute Gunray)
Keisha Castle-Hughes Cast (Queen of Naboo)
Hayden Christensen Cast (Anakin Skywalker)
Anthony Daniels Cast (C-3PO)
Oliver Ford Davies Cast (Sio Bibble)
Samuel L. Jackson Cast (Mace Windu)
Jimmy Jimmy Smits Cast (Senator Bail Organa)
Jay Laga'aia Cast (Captain Typho)
Christopher Lee Cast (CountDooku)
Amanda Lucas Cast (Terr Taneel)
George Lucas Regista; Storia
Ian McDiarmid Cast (Supreme Chanchellor Palaptine)
Ewan McGregor Cast (Obi-Wan Kenobi)
Temura Morrison Cast (Commander Cody)
Frank Oz Cast (Yoda (voice))
Natalie Portman Cast (Padmé)
Wayne Pygram Cast (Governor Tarkin)
Bruce Spence Cast (Tion Medon)