Pro e Contro di Quantumania

Con Quantumania possiamo finalmente dire che è iniziata la fase 5 del MCU. Come se la cesura non fosse del tutto arbitraria. Ma almeno, finalmente, la percezione di star andando in una direzione precisa c’è, e questo è confortante.

Meno confortante è stato andare al cinema sapendo che il film è stato stroncato impietosamente ovunque.

E quando già lo sai, c’è poco da fare. Gli occhi con cui lo guardi non sono totalmente vergini, e passi più tempo a cercare l’inghippo che a farti trasportare dalla storia.

E l’inghippo l’ho trovato? Penso di sì, e anche più di uno.

Tanto per cominciare, si vede fin troppo bene che il Reame Quantico è stato progettato un po’ a caso. Nel momento in cui ci si arriva iniziano a spuntare razze e popoli, civiltà strutturate e quasi umane, Bill Murray, il bar di Star Wars, gli organismi di Strange World, l’impero di Kang, i sottomessi, i ribelli e tutto un papocchio di cose che non erano mai state minimamente anticipate, né vengono somministrate in modo adeguato. Poi ci sono un sacco di sviluppi perché sì, frasi fatte e cose che vanno così perché senti che è così che devono andare ma non sapresti dire perché. Momenti in cui avverti che passaggi ed elementi sono stati imposti, o dati per scontati. Una battaglia finale a cui partecipano personaggi che la narrazione dà per fidelizzati senza che abbiano avuto tempo e spazio adeguato. E il risultato è che si finiscono per percepire i fili della cosa, si vede la strategia prima ancora della storia. E, duole dirlo, fra queste note dolenti c’è la stessa figlia di Scott, che come se niente fosse ti viene spacciata come ipotetica erede del ruolo, una cosa che la Fase 4 ha fatto di continuo e che inizia a stufare.

Tutto questo probabilmente succede per una ragione. Sotto Chapek la filiera produttiva ha risentito molto di questa incessante scaletta di uscite. Il pubblico ne è uscito saturo, gli artisti ne sono usciti stressati e procedono per automatismi. Un film come questo probabilmente meritava di essere studiato meglio, scritto e riscritto fino ad essere adeguatamente affinato. E invece non c’è stato tempo.

Non che manchi la roba bella. Il Reame Quantico è visivamente intrigante, Lang e famiglia rimangono dei gran bei personaggioni, la scena con i mille Scott è davvero incisiva. Se già avevo apprezzato Kang in Loki, devo dire che questa sua presentazione ufficiale è stata all’altezza delle aspettative. Nemico divertente e disturbante da cui è lecito aspettarsi molto. E le post credit, che ultimamente ho trovato sempre peggiori, stavolta volano alto, altissimo. Così alto da restituire un vero e proprio senso di attesa nel progetto. Infine c’è Modok, una delle cose più disturbanti e di cattivo gusto della storia del MCU, che esagera così tanto da fare il giro completo e risultarmi gradita.

A ben vedere, abbiamo avuto film Marvel assai peggiori di questo lungo le tre fasi. Ma come sempre, è questione di prospettiva. Quel che un tempo veniva perdonato o visto con curiosità e indulgenza, data la novità del progetto, ora viene passato al setaccio. Ci si aspetta sempre di più e non è strano: abbiamo già vissuto un intero “ciclo”, siamo stati sottoposti a novità continue, bombardati di proposte, viziati e saturati. Per un po’ la cosa ha tenuto, ma il non voler scendere dal palcoscenico ha un prezzo. Sei tenuto a fare e dare di più, perché il pubblico ha fame. Di cose nuove, di cose belle, di cose diverse. Ma soprattutto ha fame della fame stessa. Sotto sotto vuole attendere, fantasticare, assaporare, crederci. Il discount del supereroe sognato da Chapek non è a prova di futuro, come non lo è ridurre tutto a uno zapping in piattaforma. Ben contento che Iger l’abbia capito.