PK – Il Raggio Nero

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Non c’è due senza tre” dicevamo ai tempi dello 0/2 ed avevamo ragione. “Non c’è due senza tre” ripetevamo all’epoca di PK2 #2, ed avevamo ragione. “Non c’è due senza tre” ribadivamo convinti all’uscita di Toyland e.. avremmo tanto voluto avere torto.

Ma anche in questa New Era non c’è due senza tre ed infatti, dopo le ottime esperienze di Potere e Potenza e Gli Argini del Tempo, anche per Il Raggio Nero la Tana del Sollazzo torna a proporvi l’ormai famigerato Botta e Risposta.

Come abbiamo fatto? Noi tenevamo in ostaggio i motorini di Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio, mentre alcuni di voi hanno -di settimana in settimana- girato loro domande, dubbi e curiosità!

Rinnoviamo il doveroso ringraziamento ai disponibilissimi autori e… vai con le domande!

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Valerio, Tyrrel, Paperlallo: Partiamo dall’inizio: il prologo! Molti lettori hanno notato la natura deliziosamente “di raccordo” di queste cinque pagine, che riescono a collegare meglio Il Raggio Nero con la precedente storia, di stampo maggiormente autoconclusivo. Puoi farci un breve “making of” di questa interessante scelta editoriale?

Francesco: C’erano alcune piccole cose da raccordare tra questo episodio e il precedente (Gli Argini del Tempo). Talmente piccole che sono bastate poche pagine per preparare il terreno al nuovo racconto. L’espediente del prologo era stato utilizzato recentemente da Casty per L’Impero Sottozero e dunque avevamo un precedente valido da seguire. Quel prologo era servito a creare l’attesa per la storia e abbiamo pensato di dare un antipasto del Raggio Nero in un numero che era già speciale di suo.

Valerio: Il succo del prologo è che il rapporto di lavoro fra Angus e Kiwinetwork è ormai definitivamente cessato e che il giornalista lavora a tempo pieno per 00 News oppure è rimasta in piedi quella “collaborazione parallela” di cui parlava al termine della precedente storia?

Francesco: Angus è il tipo che tiene il piede in più staffe e dunque, oltre ai suoi tanti impegni moltiplicatisi grazie a un’inattesa popolarità, sicuramente non ha rinunciato alla corrispondenza da Paperopoli per l’emittente neozelandese.

Valerio, generalezargon, Paperlallo: Facciamo un po’ di chiarezza sull’equipaggiamento del Vecchio Mantello. Come si alimenta questa benedetta tuta? Si nutre delle correnti geodinamiche catalizzate dalla Ducklair Tower o bastano un paio di stilo alcaline? 😛
E lo Scudo Extransformer che vediamo è quello recuperato ne Gli Argini del Tempo oppure è lo scudo parte integrante della nuova super tuta?
E, soprattutto, sono domande come queste che fecero nascere il celebre PRDQP? Eh? Eh?

Francesco: Lo scudo è quello generato dalla nuova supertuta. Per quello che riguarda l’alimentazione è chiaro che l’energia della Ducklair Tower è quella necessaria per avere una tuta e uno scudo al massimo della potenza e delle prestazioni. L’alimentazione attraverso la rete elettrica tradizionale è quella che fornisce la carica minima per mantenere la tuta attiva (in modalità economica, per così dire).

Portamantello: Mi collego alla domanda di cui sopra (non quella del celebre acronimo :P), per un po’ di sano “dietro le quinte”.
Nel botta&risposta di P&P ci hai spiegato come il nuovo costume facesse di necessità virtù e, alla fine di quella storia, vediamo che Pk lo riconfigura tornando alla versione tradizionale, per ragioni sentimentali. Quali sono invece le tue ragioni per continuare a far “convivere”, in questa storia, i due costumi? Sentimentalismo o maggiori possibilità coreografiche (imho particolarmente riuscite) offerte dalla compresenza di scudo e mantello? O il nuovo costume non “bucava” altrettanto bene?

Francesco: Entrambe le risposte sono corrette. PK resta un sentimentale e dunque non rinuncia al suo mantello ma quando c’è da sistemare un evroniano potenziato bada al sodo e impiega il costume nel modo più efficace (e lo stesso continuerà a fare nel corso della storia: se servono i pugni giganti per sistemare avversari giganti non si farà problemi a configurare la tuta in quella modalità).

Capitano Amelia: Sappiamo che Uno era impossibilitato a muoversi fuori dalla Ducklair Tower, mentre in questa storia si vede il Custode della Camera Omega vivere nella soffitta di Paperino. Dopo la distruzione della Torre, scopriamo che nella tuta vi è una versione ausiliaria del Custode. Quello che vediamo vivere in casa di PK è proprio il Custode o la sua versione ausiliaria? Se è lui, perché non ha la stessa limitazione di Uno? Se è la versione ausiliaria, quindi essa è in grado di creare un suo duplicato materiale?

Francesco: La versione è quella “backuppata” alla fine di Potere e Potenza, una sorta di versione ridotta del Custode. Questa intelligenza artificiale è stata progettata per gestire emergenze apocalittiche e dunque ha una serie di funzioni diverse da quelle che aveva Uno. È in un certo senso più agile e adattabile – più pratica ed essenziale.

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generalezargon: Il sindaco nel suo discorso afferma che Everett è irraggiungibile, ma alla fine di Affari di Famiglia (PK2#18) per l’opinione pubblica il miliardario è disperso in mare e non semplicemente irreperibile, come invece era nel periodo di esilio volontario a Dhasam Bul. Sono troppo pignolo o c’è una spiegazione?

Francesco: Sì, sei troppo pignolo ma fai bene a esserlo (questa è la risposta breve). La risposta lunga: non volevo andare ad appesantire le prime pagine di sceneggiatura con uno spiegone nello spiegone andando a zavorrare la sequenza iniziale (dove già si parla molto) aprendo una parentesi (facendo rimandi a una storia che non tutti ricordano e sicuramente i più giovani non hanno letto). Al momento opportuno sicuramente torneremo a parlare di Everett dando tutte le informazioni necessarie.

Mason: Quindi ora il mondo sa degli evroniani. Ma quanto ne sa? PK (o l’esercito) ha spiegato pubblicamente la faccenda o i paperopolesi stanno solo marciando di fantasia con le poche cose che hanno visto e i racconti di Angus?

Francesco: Per il mondo l’esistenza degli alieni non è più un segreto ma, a rigore di logica, non lo era neppure prima se pensiamo a tutte le storie dedicate agli alieni apparse in questi anni nelle pagine delle avventure di paperi e topi. Con Potere e Potenza abbiamo formalizzato una nuova regola, ossia che il mondo è a conoscenza degli evroniani. L’attacco alieno alla fine di Potere e Potenza l’hanno visto in tanti e dunque non è più un segreto per nessuno – ma i paperopolesi, come ben sappiamo, si abituano in fretta alle novità.

Valerio, Tassadar89: Il forumista è un mestiere che richiede un certo acume ed infatti ci siamo accorti dei collegamenti tra Nella Nebbia ed il colpo di scena legato ai gargoyle. Ce ne siamo accorti… ma non per questo siamo meno sorpresi! Su cosa ti basi per scegliere gli spunti ancora fertili dalle vecchie storie? Come fai a scegliere fra le tante sottotrame a disposizione?

Francesco: L’idea è quella di recuperare spunti utili e svilupparli, senza un’ossessione filologica ma cercando di non contraddire episodi del passato, ampliando e arricchendo dove possibile. L’obiettivo, tra spunti vecchi e trovate nuove, è quello di creare un mondo unico e coerente dove, nei limite del possibile, tutti i conti tornino. Per il Raggio Nero mi serviva una dimensione nascosta e quella suggerita da Nella Nebbia funzionava bene e mi permetteva di sviluppare alcune cose relative ai gargoyles. Alla fine è un lavoro di sartoria, di taglio e cucito.

Mason: Come riesci a scrivere PK senza che Paperino ne esca troppo dark, né troppo macchiettistico? Qual è per te il giusto punto di equilibrio tra serietà e leggerezza?

Francesco: Per me la cosa importante è ricordarsi che quello resta sempre e comunque Paperino, non è un personaggio diverso. Fa cose diverse, questo sì, ma le sue regole personali, i suoi valori, il suo carattere e il suo punto di vista sul mondo è sempre lo stesso. PK non può essere dark, Paperino con quella voce non può parlare come Batman, non sarebbe credibile. Se si tengono presenti queste caratteristiche del protagonista le storie trovano il loro equilibrio da sole.

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Tassadar89: Come mai questa novità di far interagire Paperino con gli altri personaggi della sua famiglia Disney, che nelle prime serie non è mai stata fatta?

Francesco: Perché siamo su Topolino e lì l’assenza dei personaggi della famiglia dei paperi sarebbe stato un elemento disturbante. Anche nelle storie di DoubleDuck vediamo i nipotini o Paperina e mi piaceva integrare questi elementi anche nei racconti di PK perché, paradossalmente, danno maggior forza al protagonista.

Valerio: Arti & Pastro, come dicevo nella mia rece, si nota nella prima parte della storia uno scenario più “classico”, dato dalla presenza di comprimari tradizionali e una gabbia più regolare. Di recente Artibani ha espresso la filosofia “un solo papero, un solo universo”, che dovrebbe in teoria far piazza pulita delle incomprensioni dovute a chi ha spesso visto il mondo Disney come un “multiverso” in stile Marvel. Voi invece mi sembrate procedere in modo omogeneo e sulla stessa lunghezza d’onda, potete spendere due parole su quella che è la vostra concezione dell’universo narrativo disneyano?

Francesco: Con Lorenzo c’è una bellissima intesa, l’idea è quella di fare fumetti divertenti e se possibile spettacolari – tutto qui. Non sono un patito della continuity ma trovo il multiverso caotico un po’ dispersivo, un’esperienza che da lettore non ho mai amato molto. Avere un solo Paperino o un solo Topolino non è una pensata poi così bizzarra ma indubbiamente non è semplice da organizzare (dovendo la redazione coordinare tanti autori allo stesso tempo). Cerco di dare un minimo contributo mantenendo una coerenza interna nelle mie storie, qualsiasi esse siano.

max brody: “Dopo la scuola siamo da ALVIN per fare i compiti”. Stavo per mettermi a piangere. ;_;

Valerio: Ma allora è vero che un nerd lo si compra con due noccioline? 😛

Francesco: Ma no, sono piccolezze, sempre in nome di quella coerenza interna di cui si diceva poco fa.

Paperlallo: Ma la gigantesca barba malvagia che sfoggiavi un anno fa che fine ha fatto? Scrivere più Pk rende buoni?

Francesco: Ho tolto la barba malvagia quando mi sono accordo che tutti i fumettisti improvvisamente ne esibivano una. Non ho niente in contrario alle mode ma cominciavo ad avere difficoltà a distinguere amici e colleghi e ho voluto dare un contributo alla semplificazione tagliando la mia. Quando le barbe da artista non saranno più popolari tornerò a farmela crescere.

Capitano Amelia, Portamantello: Dulcis in fundo! Ma Angus dove ha trovato una suoneria così rumorosa da far allarmare dei poliziotti?! È il verso di Bertoni sotto la doccia?

Francesco: Sì, quando finisce di colpo l’acqua calda.

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Valerio: Come dobbiamo interpretarlo il prologo? Il cemento che è stato risucchiato dal cratere era solo uno strato superficiale o in precedenza occupava l’intero abisso?

Pastro: Le pareti e in generale le fondamenta della DT nascondono ancora molti segreti (non sono solo un collegamento con le fognature), quindi hanno una sorta di “ciclo autopulente”, diciamo, atto a conservare integra e libera la struttura. Quindi a prescindere dal varco dimensionale apertosi sul fondo in questo primo episodio, il cemento, o comunque qualsiasi materiale di scarto, sarebbe stato evacuato.

Jurambalco: In tutte le vecchie serie le dimensioni della Ducklair Tower sono sempre state un elemento imponente. In PKNA #16 siamo portati in visita guidata ai sotterranei della torre e scopriamo che sono tanto grandi da poterci tenere dentro dei megazord come i motorini vengono tenuti nei garage di un centro commerciale.
Non è un po’ troppo piccolo il buco che vediamo qui nel raggio nero?
Ma soprattutto, quando potremo essere sommersi anche noi dai gadget evroniani?

Pastro: La DT è e rimarrà una struttura imponente… come ho detto prima, quello che è rimasto è comunque facente parte della struttura e, come avete visto nel prologo, anche in forma attiva. I progetti della costruzione li conosce per certo solamente il padrone di casa, ma sicuramente la Torre nasconde ancora molto… Immaginatevi le radici di un albero, per intenderci, o in questo caso una base di lancio. Per i gadget evroniani potreste fare una raccolta firme… non si sa mai. 🙂

Mason: Ma il cappello del sindaco fluttua? Potenza delle pose plastiche di un politico così consumato?

Pastro: Ah ah ah, ma perché le domande sceme capitano sempre a me? 😉

Tassadar89: Due domande sceme. Come mai hai disegnato Lyla con lo stesso abbigliamento di Gli Argini del Tempo? E da quando il buon Stephan e così più alto di Paperino? È cresciuto? 😛

Pastro: Lyla sta cercando di farsi notare da Paperino, che porta sempre la stessa giubba. Riguardo a Stephan, ultimanente indossa un cascocamera più alto, ma è un vezzo dovuto all’età.

Tassadar89: Ho notato che Angus è molto diverso da come lo disegnavi, mi sembra piú cartoonesco mentre prima aveva un aspetto serio e accattivante da vero rapace. Come mai questo cambio così marcato?

Pastro: Un semplice aggiornamento grafico che mi permette di rendere più recitativo il personaggio rispetto a prima.

Portamantello, generalezargon: Sempre che il pericolo spoiler non ti leghi le mani, puoi dirci se hai avuto qualche ispirazione particolare nel design di Sekthron? Ci sono limiti (anche autoimposti)/difficoltà particolari nel giocare con le “variazioni sul tema” dei design evroniani, che negli anni hanno avuto svariate forme e mutazioni per mano di diversi disegnatori?

Pastro: Non ho avuto mai particolari problemi a disegnare evroniani evoluti, a partire da Trauma, e non mi sono mai posto limiti. Per Sekthon era per me importante far vedere che c’era stata un’evoluzione più sofferta, quasi involutiva e bestiale… sicuramente doveva dimostrare tutto il suo lato selvaggio.

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Paperlallo: A che cosa ti sei ispirato per l’armatura dei gargoyle?

Pastro: Per i gargoyle ho perso veramente molto tempo sopratutto per quanto riguarda la testa e la struttura che la compone. Come è logico pensare, sono andato a cercarmi tutte le immagini esistenti sul genere, finché ho notato che -nascendo in maggior parte come scoli per le acque piovane- in comune avevano tutti una maggior lunghezza del collo: quindi ho cercato graficamente di dare slancio e dinamicità a quella parte. Il tutto cercando di dare un gusto tecnologico alla cosa e creando un po’ di effetto sorpresa con il fatto di farli sembrare un po’ due esseri alieni, celandone il volto nelle prime immagini. Ho impiegato più tempo nello studio dell’apertura dell’elmo che non poi nel suo reale utilizzo, ma sono un maniaco dei dettagli.

Tassadar89: La vignetta con Paperino che guarda Qui, Quo e Qua dormire ha colpito molti lettori, grazie all’atmosfera intima, un po’ inconsueta nelle tipiche altre storie del settimanale. Qualche ispirazione particolare?

Pastro: Mi fa piacere e mi emoziona che molti lettori si siano accorti del sentimento che permea questo disegno. Quella situazione mi è stata ispirata da mio figlio Leonardo e a tutte le sue “pose” notturne. Quella vignetta rappresenta per me tutto l’amore, l’affetto ed il calore che ogni bimbo ed ogni persona dovrebbe ricevere dalla propria famiglia.

Valerio: Arti & Pastro, come dicevo nella mia rece, si nota nella prima parte della storia uno scenario più “classico”, dato dalla presenza di comprimari tradizionali e una gabbia più regolare. Di recente Artibani ha espresso la filosofia “un solo papero, un solo universo”, che dovrebbe in teoria far piazza pulita delle incomprensioni dovute a chi ha spesso visto il mondo Disney come un “multiverso” in stile Marvel. Voi invece mi sembrate procedere in modo omogeneo e sulla stessa lunghezza d’onda, potete spendere due parole su quella che è la vostra concezione dell’universo narrativo disneyano?

Pastro: Su questo argomento, io e Francesco siamo effettivamente sulla stessa lunghezza d’onda. Credo che con un minimo di sforzo si possa rendere coerente tutto e semplificare la vita di tanti lettori, anche e sopratutto quelli di passaggio. Io, personalmente, non ho mai sopportato la nascita di diversi universi narrativi, che (a volte, se non realmente motivati) sono un semplice escamotage da parte degli autori per non confrontarsi con quello che già è stato fatto.

generalezargon, Topo_Nuovo: Pastro, essendo tu un maestro dell’immagine, facciamo che per un attimo immagini di essere Monteduro.
Ti sei disegnato? Ecco, ora mancano solo… i colori: quanto aiutano ed influiscono le esperienze di PKNA/Pk2 nel dare colore a questa New Era? Per valorizzare al massimo i disegni, hai fatto uno studio apposito tenendo conto del formato e della carta di Topolino, entrambi così diversi dai tempi degli spillati? Ci sono state differenze nella colorazione di queste prime tre storie del nuovo corso? Quest’anno è più trendy il Marsala o lo Scuba Blue?

Pastro: Bhe, mi sembra scontato dire quanto influiscano i colori nella vita di tutti noi e quanto possano essere importanti, se non fondamentali, su una pubblicazione come Topolino.Tanto più se andiamo a rivedere il progetto di Pk e la sua evoluzione nella sua interezza. Non voglio qui dilungarmi ad analizzarne ogni aspetto in ogni suo periodo, ma per quando riguarda PKNE ci siamo sicuramente trovati ad affrontare una nuova situazione narrativa, vuoi per il formato o per il target o semplicemente per il tipo di carta. Questo aspetto farà sicuramente capire meglio anche le difficoltà che ha dovuto affrontare un grande professionista come Max Monteduro e i continui studi e migliorie per trovare il maggior equilibrio possibile, tra effetti speciali e leggibilità, in funzione di queste prime tre avventure. Io non posso che ritenermi soddisfatto del lavoro fatto da Max, seriamente credo di poter dire che io, Francesco e Max abbiamo regalato ai lettori la nostra passione e il nostro amore per questo progetto, in ogni suo aspetto. Come ha detto prima Francesco, è un po’ come un abito da sartoria, e la differenza si vede.

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Dapiz: Di preciso, che cosa sono i due gargoyle creati da Everett Ducklair? Il Custode si riferisce a loro come “esistenze artificiali”, senza entrare nel merito della loro natura. Si tratta di droidi un po’ come Lyla o di qualcosa di diverso o di più o meno complesso? Qual è il loro grado di autonomia al di là del compito che gli è assegnato?

Francesco: I due gargoyles sono delle creature artificiali, vicini a un droide ma con delle funzioni limitate al loro compito specifico (proteggere il varco). Su quello che c’è dentro un gargoyle potrei improvvisare una tecnoballa di qualche tipo ma preferisco semplicemente immaginare che la loro natura sia strettamente collegata alla straordinaria energia dei flussi ergogeodinamici, immaginando per loro una tecnologia diversa da quella di una Lyla. Sono creature senzienti, evolute, con una propria coscienza e in grado di prendere decisioni autonome.

RedLas: Sempre a proposito dei gargoyle e della loro… tempra, nella storia viene detto che “per i paperopolesi erano solo delle statue, ma in realtà erano due creature artificiali vigili pronte a segnalare qualsiasi anomalia”.
Però, in Nella Nebbia, i gargoyle non solo vengono ripetutamente e fortemente danneggiati proprio come delle statue di pietra, tanto che uno dei due si ritrova pure la testa semidistrutta (ma non dovrebbero essere fatti di pietra… giusto?), ma inoltre, nel finale, avviene questo dialogo tra Paperino e Paperone:

Paperino: “Parlo dei gargoyles! Sono tornati al loro posto, lustri e come nuovi!”
Paperone: “Bella forza. Sono nuovi! Ricostruzione e posa in opera a carico del Comune! Così hai scansato il lavoro di pulizia!”
Il che dovrebbe significare che le statue presenti sulla torre sono state sostituite o semplicemente riparate? In ognuno dei sue casi, si pone un problema: se fossero state sostituite, chiaramente le due statue non sarebbero più Raksaka e Thala, ma semplicemente delle copie in pietra fatte dal Comune. Però anche una riparazione sembra improbabile, viste le “peculiarità” dei due gargoyle.
Come si risolve, se si risolve, questa incongruenza? Meglio una bella passeggiata al parco?

Francesco: Non si tratta di una incongruenza, voglio pensare che i sistemi di controllo e manutenzione automatica della Ducklair Tower (coordinati da Uno) abbiano ripristinato dei veri gargoyles al posto delle statue restaurate dall’amministrazione paperopolese al termine dei fatti raccontati nella storia.

Valerio, generalezargon: Zio Arti, prendici per mano e chiariscici due cosette. In Nella Nebbia viene detto che flussi ergogeodinamici deformano il tessuto della realtà. In quel numero “l’altrove” consisteva in una dimensione parallela con dei mostri lovecraftiani che cercavano di uscire, con l’aiuto dello stregone Arimadz. Ci confermi che si tratta di due “altrove” diversi e che, come si evince in questo episodio, la Pentadimensione è stata costruita dentro lo squarcio delle realtà? Oppure abbiamo capito male?

Francesco: Secondo me si tratta di infiniti altrove dati dall’incontro dei flussi. La Pentadimensione di Everett è una di queste possibili realtà e la torre costruita all’incrocio di quei flussi è come se fosse un passepartout, una chiave in grado di aprire tutte le porte. L’idea di realtà e dimensioni alternative suggerita da Alessandro Sisti in Nella Nebbia è molto suggestiva e sarebbe un peccato limitarla a un mondo soltanto.

Valerio: Cosetta numero due. In questo episodio ci viene spiegato come il collegamento tra “l’altrove” e la Terra a ‘sto giro sia stato causato dall’altro lato, grazie a Moldrock che rovescia la Torre. Giusto? Ma allora perché Paperinik dice di aver bisogno dei due gargoyle per tornare a casa?

Francesco: Perché sono loro, in quanto guardiani, a poter aprire quel varco – ma come vedremo Pikappa sarà costretto a studiare un piano B quando le cose si faranno davvero complicate.

Dapiz: Sull’universo pentadimensionale è detto che si tratta di una creazione di Everett, ma fino a che punto? Nel secondo episodio del Raggio Nero vediamo panorami diversi, foreste, deserti e anche animali: è stato tutto meticolosamente progettato, forme di vita comprese, o Everett si è limitato a dare il via ad un processo che poi si è evoluto per la sua strada, naturalmente?

Francesco: Everett ha creato ogni cosa, di quel mondo è una sorta di piccola divinità creatrice (per lui è una sorta di esperimento estremo, il suo personale mondo nella bottiglia – per citare Superman).

max brody, generalezargon: Dalle multidimensioni passiamo ai viaggi nel tempo, con un bel salto al 2001. La rubrica Updating (il “riassunto delle puntate precedenti”) di Pk2 #1 (Ducklair) riporta il seguente meme:

DUCKLAIR TOWER
Con i suoi 150 piani +1, è sempre lì al suo posto e sembra che voglia restarci ancora per un po’. Anche se…

Ma non è che per PKNE avete ritirato fuori (anche) progetti abortiti ai “tempi d’oro”? Moldrock era stato immaginato, in qualche forma, già allora? Francesco Artibani ci vede più lungo di Everett?

Francesco: Qui non posso davvero rispondere perché andrei a spoilerare il contenuto delle prossime storie e il finale di questa sequenza di episodi. Diciamo che Everett non ci ha raccontato tutto. Ho letto un po’ di commenti e considerazioni – tutte molto interessanti – e ho visto come qualcuno ha giustamente notato quella che è un’apparente incongruenza riguardante il momento della creazione di questo universo pentadimensionale. In che momento Everett ha creato il mondo-prigione per rinchiudere Moldrock? Non posso dire nulla in questo momento ma invito i lettori più attenti a una riflessione: abbiamo sentito la versione del Custode (che non sa molto) e sentiremo la versione di Moldrock. All’appello però manca la versione più importante, quella di Everett Ducklair…

RedLas: A Lucca avevi confessato come una delle difficoltà maggiori per questo nuovo villain fosse stata trovargli un nome. Come è nato “Moldrock”?

Francesco: Ero alle strette con il nome del cattivo e con Lorenzo Pastrovicchio ne avevamo studiati molti. Alle strette ho chiesto a mio figlio un bel nome per un cattivo, descrivendogli il personaggio e lui mi ha risposto all’istante: “Moldrock”. Devo ricordarmi di consultarlo più spesso!

rayleigh92: A proposito di nomi, molti lettori hanno fatto quelli di Thanos (Marvel) e Darkseid (DC) tra le parentele più evidenti di Moldrock. Puoi parlarci delle ispirazioni per questo personaggio e degli elementi che più hai tenuto in conto nella sua creazione?

Francesco: Con Lorenzo, sin da subito, eravamo intenzionati a portare in scena un personaggio terribile e minaccioso, un cattivo davvero impegnativo che potesse portare nel racconto qualcosa di inedito (in questo caso relativo al passato di Everett e del pianeta Corona). Serviva un cattivo “cosmico” all’altezza dei personaggi che hai citato, qualcuno che non temesse il confronto con i vari evroniani o il Razziatore e controllasse un potere fuori scala. Con queste premesse Moldrock ha cominciato a prendere forma ma all’aspetto fisico possente abbiamo aggiunto una serie di complicazioni caratteriali particolari per renderlo interessante (fedeli alla regola aurea dei supereroi con superproblemi – anche se qui non abbiamo a che fare con un eroe).

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Portamantello: Chi è e cosa vuole dalla vita Moldrock? Perché parla al plurale? Cosa fa di preciso il Raggio Nero? Perché provi a nascondere queste cose a noi, poveri lettori? Non lo sai che tanto le risposte le trovi già tutte nella rubricona sui cattivissimi? 😛

Francesco: La terza puntata conterrà le risposte a tutte queste domande, con dettagli che neppure la rubrica su Topolino è in grado di anticipare. Quella fitta alla testa che Moldrock prova alla fine del secondo episodio è solo un indizio.

Paperlallo: Questa l’ho pensata tutta da solo. Durante il tempo libero Sergio e i gargoyle hanno giocato a UNO?
…capita?

Francesco: Questa è una battuta veramente pregevole, me la rivenderò nelle serate in società per ravvivare le discussioni in un momento di stanca. Grazie!

Dapiz: Ma tutti i tuoi personaggi così grandi e grossi non hanno un po’ di difficoltà con le attività quotidiane della vita di tutti i giorni?

Pastro: Diciamo che a Natale se non trovano lo schiaccianoci non si fanno problemi 😉

Portamantello, generalezargon: Visto che sono passati anni ed anni, noialtri pkers ci siamo arrugginiti e -tra una discussione sul sarto di Moldrock ed una disquisizione sugli stivaletti di Lyla- non abbiamo trovato di meglio da fare che litigare a proposito dello scudo che usa Pk dopo che il Custode riassorbe il suo backup.
Noi si era capito che è la tuta a generare il nuovo scudo, come testimoniato anche dalla rappresentazione grafica al momento dell’equip.
Pastro, essendo tu un maestro dell’immagine, facciamo che per un attimo immagini di essere la Cassazione, riunisciti a Sezioni Unite e dirimi la questione per noi: ci confermi che il secondo scudo non è quello degli Argini del Tempo? Condanni i teorici del complotto ed assolvi il Popolo del Sollazzo?

Pastro: PK da qualche parte il vecchio scudo l’avrà pure appoggiato, ma in questa avventura è indubbio che sta usando la nanotuta (si vede fin dalla prima puntata). Che poi vi siate fatti trarre in inganno dal semplice fatto che utilizzi anche alcune “vecchie opzioni” del vecchio scudo trova risposta nel fatto che, comunque, la nanotuta può riprodurre qualsiasi cosa (essendo molto più potente e versatile)… E’ tutto un fatto di abitudini, per PK questa tuta è ancora una novità e probabilmente, conoscendo Paperino, non sarà rimasto su le notti a leggere il libretto delle istruzioni e d’istinto utizza cose già a lui note. 😉
Quindi nessun “gomblotto”, mi dispiace. 🙂

RedLas, Grrodon: Ce lo fai un bel making of del moldrockone e del suo aspetto così particolare, a partire dalle braccia magmatiche? Poi facci sapere quando proporrai al Casty di intrufolarlo a Robopolis a combattere contro Macchia, che tanto lo sappiamo che è già nei tuoi wet dreams. 😛

Pastro: Le particolari braccia di Moldrock sono legate al suo particolare potere (che verrà spiegato meglio nelle prossima puntata).
Graficamente, come sempre, ci sono state un po’ di versioni prima di arrivare alla definitiva.
Alcune prendevano strade molto diverse da quello che poi ne è uscito… all’inizio, con Francesco, si pensava ad un felino o comunque ad qualche altro tipo di animale, ma diciamo che le preferenze del Pk Team andavano nella direzione di esseri “becchiformi” e quindi mi sono concentrato su quelli…non è detto, comunque, che nei prossimi capitoli il personaggio non subisca un ulteriore upgrade dovuto all’evolversi della storia.
Per il resto, confermo quanto scritto da Francesco. La sua presenza scenica (di Moldrock, non di Francesco…) ricorda quella di grandi villain d’oltreoceano, a confermare forse la nostra grande passione per certe tematiche… mi sa che a Casty piglia un coccolone se gli propongo un crossover del genere…ah ah ah 😉

Portamantello: La Ducklair Tower rovesciata nella foresta è sicuramente tra le scene più impressionanti di questa storia e riprende un elemento grafico che nel fumetto Disney aveva sfondato proprio con PKNA: la spread, che non è quella roba strana con la Germania ma il vignettone che occupa due pagine.
Oltre agli accorgimenti normali per questo tipo di vignette (stare attenti a dove arriva il taglio fra le pagine, ad esempio), c’è stata qualche accortezza particolare dovuta al formato di Topolino? E che ne pensi della possibilità di esportare questa soluzione sulle pagine del settimanale, anche al di fuori delle avventure di Pk?

Pastro: Secondo me non è una bestemmia attuare su Topolino certe soluzioni: certo, nelle normali storie, dove la ricerca per l’effetto cinematografico è meno gettonata, la cosa va fatta con tutte le cautele (non è detto che riesca a tutti) e a volte non serve neppure. Bisogna sopratutto star attenti a non calcare la mano a non appesantire il tutto con grafismi eccessivi. Io, con il mio stile, credo di aver trovato un giusto equilibrio ma -ripeto- è un attimo disorientare il lettore medio se carichi troppo l’immagine.

rayleigh92: Nell’ultima avventura abbiamo apprezzato i pareri di Sciarrone sull’utilizzo della tavoletta grafica, tu cosa ne pensi a riguardo?

Pastro: Non ho avuto particolari esperienze a riguardo, tali da poter trarre dei paragoni. Ho colorato qualche copertina e qualche illustrazione, ma non ci ho mai disegnato una tavola. Però qualche opinione ce l’ho…
Quello che penso di positivo è che ti puoi permettere di inserire molti “effetti speciali”, molto più velocemente e in maniera naturale. In più, una volta presa la mano, diventa un aiuto anche da un punto di vista della velocità di esecuzione, quindi lavori di meno.
Di negativo, oltre al fatto di passare una botta di ore davanti ad una fonte luminosa e fotterti la vista (ma son dettagli ;)) c’è il fatto che, per quanto le possibilità tecniche oramai ti diano la possibilità di personalizzarti il “pennello”, resterà sempre un po’ di fredda impersonalità e quella mancanza di difetto che rende calda e viva un’inchiostrazione vera su carta.
La soluzione potrebbe esser fare un po’ e un po’, contaminando le due tecniche in maniera da prenderne il meglio… Cosa che tanti artisti del fumetto mondiale già fanno. Bisogna valutarne la reale utilità su questo genere di comics…. Chissà. 🙂

Portamantello: In questo episodio abbiamo apprezzato il recupero delle sottotrame di Corona, mentre nel precedente abbiamo visto riannodare i fili tra quanto narrato in Nella Nebbia e le nuove esigenze narrative. In entrambe le occasioni è servito molto testo, ma non ne sono venute fuori pagine pesanti o noiose. Oltre agli accorgimenti “di regia”, come intervallare il tutto con l’umorismo di Paperinik oppure il “distrarci” visivamente con panoramiche della Torre crollata e scorci di Corona, come si ottiene un risultato snello ma che non sacrifichi l’essenziale? Quanto è difficile rielaborare concetti già conosciuti dai pker di vecchia data per ripresentarli in due parole ad i nuovi lettori? Ebbene sì, sto chiedendo questo: ci fai uno spiegone sugli spiegoni?

Francesco: Proverò a essere sintetico ma l’impresa non sarà facile. In una serie così complessa e ricca come Pikappa è quasi impossibile mettere insieme un racconto che faccia a meno di rimandi, agganci e spiegoni ma lo spiegone può essere utile se spettacolarizzato al punto giusto. Non siamo sulle pagine di Tex dove lo spiegone dev’essere lineare, espositivo e non complesso; con Pikappa possiamo giocarci flashback bizzarri utilizzando la tecnologia o altri artifici narrativi diretti a non annoiare il lettore. L’interazione tra personaggi è fondamentale, è importante evitare la trappola del “io parlo-tu ascolti”. Quando Pikappa è con Moldrock mostra curiosità, interesse, sorpresa e – nei limiti del possibile – prova a interagire (anche dicendo delle fesserie dettate dalla tensione, com’è sua abitudine). Per come lo intendo io, lo spiegone in questo nuovo corso di Pikappa serve a dare degli strumenti ai lettori che non conoscono la serie e serve a riallacciare certi fili di continuità per i pkers di vecchia data, cercando di non scontentare nessuno. Dev’essere un lavoro in equilibrio tra spettacolo e passaggio di informazioni. Il formato del settimanale sicuramente impone una maggiore diluizione del dialogo perché non possiamo farcire le pagine con un’infinità di balloon (come a volte accadeva sulla pagine del vecchio mensile). In ogni caso i conti si fanno alla fine e per Il Raggio Nero su 175 tavole di racconto quelle dedicate agli spiegoni credo siano una percentuale accettabile.

Valerio: Parliamo di Everett. A molti lettori non è quadrato questo suo partecipare ad eventi che si ritengono essere molto lontani nel tempo. E’ anche vero che manca ancora un tassello, che – presumo – farà quadrare ogni incongruenza temporale sul suo passato coroniano. Però di questo provo a chiederti comunque, dato che è un dubbio che mi attanaglia sin dai tempi di Pk2. La cosa del doppio nome Everett/Zardoz come è stata pensata all’epoca? Lui si chiama Zardoz ma ha assunto sulla Terra il nome di Everett? In Pk2 tutto portava a pensare questo, ma poi lo vedevamo presentarsi come Everett già su Corona. La questione del “nome di battaglia” sembrerebbe quindi una sorta di retcon per rattoppare quell’incongruenza. Confermi? Sconfermi? Raffermi? Qual è il vero nome del nostro santone preferito?

Francesco: Anche qui dovrò essere prolisso e mi scuso in anticipo. Il personaggio di Everett Ducklair è sicuramente il più misterioso tra tutti quelli presenti nel cast delle avventure di Pikappa. Di lui abbiamo quasi sempre notizie di rimando e lo abbiamo visto in azione poche volte: nelle storie vediamo le conseguenze delle sue azioni ma Everett rimane sostanzialmente un personaggio nell’ombra, una figura che ha avuto una vita estremamente intensa e complessa della quale sappiamo pochissimo. Nel finale di Potere e Potenza abbiamo visto che Everett e Uno sono da qualche parte nel vasto universo ma con Il Raggio Nero è iniziato un percorso diretto a svelare qualcosa di più sul conto di Everett. Per chiare ragioni di divieto di spoiler non posso anticipare nulla ma ci tengo a dire che quelle che ora sembrano apparenti contraddizioni rispetto i fatti esposti in Pk2 hanno una loro ragione di essere. Una delle idee per le prossime storie di Pikappa è fare luce su di lui raccontando quello che non è mai stato raccontato (e incuriosire il lettore, privandolo di alcune certezze, è un modo come un altro per farsi seguire…). E adesso parliamo del nome: Everett Ducklair si chiama Everett Ducklair e Zardoz è stato il suo nome di battaglia in un momento particolarmente complicato della sua esistenza. Quello che abbiamo visto nel Raggio Nero battersi contro Moldrock non è un antenato o un clone o un gemello di Everett: è semplicemente Everett – e tutte le domande che ora si concentrano su di lui avranno la loro risposta. Aggiungo, a titolo assolutamente personale, che Zardoz è un nome che mi ha sempre messo a disagio perché mi fa venire in mente Sean Connery vestito come Borat e questa è una delle immagini più brutte che si possano evocare. Ho visto il film di John Boorman da ragazzino e Connery con quel costumino imbarazzante è una cosa che ancora oggi vorrei dimenticare – insieme ai testoni volanti. Quindi dico un deciso no a Zardoz e un convinto sì a Everett Ducklair.

pikapp

rayleigh92: Già che abbiamo menzionato Everett, c’è qualcosa del Custode che inizia a ricordarmi il caratterino che Ducklair aveva sfoggiato in Pk2. Anche lui è basato sulle impronte psichiche ed emotive del suo inventore?

Francesco: Uno, Due, il Custode… tutto è frutto del genio di Everett e, considerato il suo tasso di megalomania, è inevitabile che in ognuna di queste creazioni ci sia un po’ di lui e del suo carattere così sfaccettato.

max brody: Sperando di non incappare nel pericolo spoiler (ed allora facci un occhiolino e ci siamo capiti), chiedo quanto ne sapessero di Everett e del suo passato i monaci di Dhasam Bul. Quando sono intervenuti per sigillare il varco in Nella Nebbia, avevano idea che tra le aberrazioni clandestine rischiava di esserci anche Moldrock?

Francesco: Probabilmente no, Everett è un personaggio pieno di segreti e avrà senz’altro tenuto nascosto ai monaci l’esistenza del suo universo pentadimensionale.

ISH, Astere: Ma se tutti i coroniani hanno poteri psichici come Everett, come mai qui vengono presentate delle tribù di nerborutissimi guerrieri “fisici”? Visto che gli esiliati che abbiamo visto erano tutti maschi, può essere che chi “non era adatto alla battaglia o al lavoro” non possedeva poteri sufficientemente forti, tanto da dover essere affidato al Giudizio del Sole?

Francesco: Con Moldrock abbiamo visto la nascita di Corona. Da mondo selvaggio e arretrato, il pianeta è diventato una vera potenza grazie all’espansionismo di Moldrock. Il passato di Corona è stato appena accennato ma il racconto copre un periodo molto lungo. Moldrock non solo opera un cambiamento nel suo territorio ma anche nella sua gente ed è in questo modo che nasce l’Orda. Diciamo che Moldrock è lo spartiacque evolutivo di Corona, colui che da despota porta quel mondo e la sua gente a un livello superiore. I poteri mentali ci sono sempre (più forti nella popolazione femminile) ma è Moldrock con il suo potere assoluto a regnare indiscusso e indisturbato – almeno fino a quando la congiura degli scienziati guidati da Everett non cambierà le cose, aprendo un nuovo capitolo nella storia di Corona.

Dapiz: Inevitabilmente qui c’è da fare i funamboli tra i possibili(ssimi) spoiler, visto che arriviamo ad un filone di domande sull’argomento che ha appassionato tutta la nazione, il potere del Raggio Nero. Qualora nel quarto capitolo non fornissi nuove spiegazioni a proposito, dobbiamo considerarlo come un potere che Moldrock ha ottenuto “perché sì” e la questione si chiude lì, come qualcosa che potrà essere eventualmente espanso o integrato in futuro o come un mistero di cui tenere conto?

Francesco: Moldrock segue lo stesso percorso comune ai mutanti dell’universo Marvel: quel potere era dentro di lui e ad un certo punto si manifesta. Sulla natura del Raggio Nero potremo approfondire la questione ma l’unico competente in materia, Everett Ducklair, è al momento non disponibile.

ISH, Dapiz: Parliamo delle Origini, con scena del giovane Moldrock nel deserto. E’ lui ad imprimere il marchio sulla sabbia oppure i poteri li acquisisce dopo aver trovato e toccato quel simbolo nel deserto?
Peraltro, in una vignetta lo stesso Moldrock dice che il pianeta lo nutriva: è dunque qualcosa che proviene dalle viscere di Corona?

Francesco: La risposta è già contenuta in parte nella risposta precedente. Moldrock è l’unico artefice del Raggio Nero, scopre questo potere in un momento difficile, estremo e rinasce a nuova vita. Sappiamo che i coroniani sono predisposti ai poteri mentali ma questo non esclude che ci possano essere anche delle eccezioni o delle anomalie come Moldrock.

rayleigh: Dal come/perché passiamo al cosa, ovvero a cosa può fare Moldrock con quei poteri. Quando assorbe qualcuno commutato in energia, ne assorbe anche eventuali abilità? Tipo se assorbisse Trauma o Xadhoom, cosa accadrebbe? E se assorbisse Baldo l’Allegro Castoro ci ritroveremmo a che fare con il dittatore più simpatico di sempre?

Francesco: Ne assorbe sicuramente i ricordi ma non lo abbiamo ancora visto alle prese con personaggi potenziati.

Tyrrel: In questa storia abbiamo visto tutti super evroniani o mutazioni di essi, ma nessun evroniano “semplice”. Che cosa è successo? Moldrock ha fatto piazza pulita di essi perché interessato solo ai guerrieri più forti, oppure la potenza del Raggio Nero ha fatto mutare anche loro in super-guerrieri?

Francesco: Li ha trasformati in super-guerrieri, il suo piccolo esercito personale.

Portamantello: A proposito dei nostri vampiri spaziali preferiti, ma quindi possiamo spiegarci il fatto che gli evroniani siano sopravvissuti, senza coolflamizzare nessuno e per un lasso di tempo imprecisabile, grazie ai poteri del Raggio Nero? In pratica Moldrock presta energia e, all’occasione, può riprendersela “con gli interessi”? Il più grande nemico di Pk è un usuraio?

Francesco: Il Raggio Nero ha certamente cambiato qualcosa nella natura evroniana. Più che usuraio direi che Moldrock è una sorta di piccola divinità locale.

Portamantello: E’ evidente che ancora non conosciamo l’intera gamma dei poteri di Moldrock. Per quello che ci è dato sapere, però, le sue abilità sono speculari rispetto a quelle degli evroniani: mentre i primi creano i propri succubi attaccando emozioni e coscienza, Moldrock ha potere sul corpo ma non sulle facoltà mentali dei suoi servi. E’ stato un elemento ponderato in fase di creazione del personaggio (e nell’associarlo, almeno per ora, agli evroniani superstiti) o è solo una (felice) coincidenza?

Francesco: E’ sicuramente una coincidenza ma va detto anche che il potere del raggio nero ha degli effetti anche sulla coscienza delle sue vittime rese più potenti ma allo stesso tempo totalmente succubi di Moldrock. Gli evroniani che vediamo nella storia, a partire da Sekhtron, sono diversi dai classici evroniani che abbiamo imparato a conoscere. Non hanno una coscienza collettiva perché in qualche modo Moldrock li ha resi autonomi, li ha liberati e allo stesso tempo li ha condannati a una sudditanza peggiore.

Dapiz: Se Moldrock ha bisogno di macchine volanti e vascelli vari per muoversi nel vuoto cosmico ne possiamo dedurre che il limite dei suoi poteri è il cielo e non può sopravvivere nello spazio?
E dunque chi è più forte tra Moldrock e Xadhoom?
E tra Moldrock e lo Zoster a energia solare di Nell’Ombra?
E tra Moldrock e Trauma?
E tra Trauma e Superpippo?
Secondo te cosa vedrebbe Superpippo se sottoposto ai poteri ipnotici di Trauma?
E tra Trauma e Giucas Casella?

Francesco: Sicuramente volare è un’azione che richiede più energia da parte di Moldrock e attraversare lo spazio per sbarcare su un altro pianeta o affrontare un altro viaggio sulla lunghissima distanza è uno sforzo impegnativo anche per lui. Le navi spaziali gli occorrono in ogni caso per trasportare le sue truppe. Per i vari confronti che elenchi credo che il trionfatore assoluto sia Giucas Casella, uno che può fare quello che vuole quando lo dice lui.

Valerio: Come sarebbero le principesse Disney dopo essere state annientate dal Raggio Nero?

Francesco: Canterebbero meno.

Paperlallo: Non ci basta la citazione a Superpippo, vogliamo anche il crossover! I crossover piacciono a tutti, come diceva una persona molto, ma molto saggia. Anzi, visto che “un papero, un universo”, non sarebbe male un team-up con anche Paper Bat, Robopap e Darkwing Duck. Come la mettiamo?

Francesco: Quella battuta su Superpippo qualcuno l’ha presa un po’ troppo sul serio ma è evidente che Paperino conosca Superpippo ma escludo una sua presenza nelle storie di Pikappa, il tono dei personaggi è troppo diverso e sarebbe un team-up imbarazzante. E lo stesso dicasi per tutte le altre compartecipazioni.

Paperlallo: Arti&Pastro, visto che Pk è meglio di Shakira, la domanda arriva da sé. Qual è la vostra colonna sonora per Il Raggio Nero? Sorprendeteci! Mooooseca!

Francesco: Led Zeppelin, a piacere.

Tyrrel: C’è un’importante questione che tormenta i pkers: Monteduro va ancora a pesca di tonni? Ti ci ha mai portato?

Pastro: No non più, vista l’età ogni tanto andiamo a trote…

Valerio, Jurambalco: L’evroniano microcefalo è disturbante. E’ da considerarsi portatore di handicap? Precedente assoluto per il fumetto Disney? 😛
Ma soprattutto, per uscire da quella botola senza rompere tutto aveva un piano o confidava nell’improvvisazione?

Pastro: Grazie al potere mutogeno conferitogli da Moldrock abbiamo il primo esempio di evroniano barbapapà, deformabile a richiesta… resta di stucco è un barbatrucco!!!

Paperlallo: Mi rendo conto che è il genere di trovate di cui gli autori si contendono la paternità per anni, ma in tutta onestà chi ha pensato il dettaglio dell’aereo Rockerair? Tu o Artibani?

Pastro: La paternità di questa idea, effettivamente, è un argomento su cui continuiamo a discutere molto. Spero si risolva a breve perché potrebbe pregiudicare la nostra collaborazione futura…

Capitano Amelia: Che ci dici del design del marchio del Raggio Nero? Hai seguito indicazioni particolari da Francesco? Miravi a qualche effetto in particolare? C’è qualche correlazione estetica e/o tematica tra i “raggi” che tagliano la spirale e l’evoluzione “spinosa” degli evroniani marchiati?

Pastro: Credo sia nata, come sempre, parlandone al telefono con Francesco. L’immagine del simbolo ricorda, nelle mie intenzioni, il momento dell’ assorbimento dell’energia. Sia organica che inorganica… umido compreso!

Astere: Ci hai già spiegato come il design degli evroniani marchiati derivi dalla necessità di mostrare un’evoluzione più selvaggia e sofferta. Ed infatti, rispetto agli evroniani di Potere e Potenza, questi hanno perso i tipici guanti azzurri per guadagnare armi, catene e spuntoni, senza contare che le loro proporzioni sono molto variegate. Hai cercato di creare uno stile diverso per ogni evroniano, variando le proporzione e il numero degli occhi a secondo delle dimensioni iniziali/energia acquisita? Gli evroniani quadrumani visti in Pot&Pot sono stati “tagliati” per non appesantire troppo il design?

Pastro: Non ricordo di aver fatto evroniani con quattro mani, ma comunque ho cercato anche nel Raggio Nero – come in P&P – di dare loro un certo carattere, sempre proponendo qualcosa di nuovo legato sicuramente all’aumento di energia iniettato da Moldrock.
Chissà cosa ci proporrà il futuro. 😉

omega

Astere: Il completino robotico del Custode è diverso rispetto a quello che abbiamo visto in Potere e Potenza e nelle prime tavole del Raggio Nero e quello nuovo sembra molto più spartano e versatile. L’ha improvvisato il Custode arrangiandosi con le risorse disponibili nella Torre e/o nella Pentadimensione o era già pronto, lavato e stirato nella Camera Omega?

Pastro: Bhe, visto il tempo passato nella Pentadimensione trovo naturale che l’armatura del Custode si sia evoluta… i lavori a uncinetto non gli davano più le soddisfazioni di un tempo.

Tyrrel: A cosa ti sei ispirato per la realizzazione della Pentadimensione? Alcune ambientazioni sembrano richiamarsi ad un certo tipo di fantascienza cinematografica, al quale ad esempio appartiene il primo Pianeta delle Scimmie. C’è qualche fumetto, film, romanzo, dal quale hai tratto ispirazione, o dal quale senti di aver anche indirettamente attinto?

Pastro: Quando mi è capitato i dover pensare al “design” della Pentadimensione non avevo le idee molto chiare: con Francesco, all’inizio, si parlava di un mondo molto più cupo e chiuso, sotterraneo e megalitico… insomma, quasi dantesco. Ma strada facendo le “esigenze di copione” ci hanno portato su un mondo più solare, comunque in qualche modo claustrofobico. Per questo mi sono ispirato un po’ ai vari mondi delle avventure di Flash Gordon (con dovuto rispetto).

rayleigh92: Arti&Pastro, visto che Pk è meglio di Shakira, la domanda arriva da sé. Qual è la vostra colonna sonora per Il Raggio Nero? Sorprendeteci! Mooooseca!

Pastro: Niente di sorprendente, ascolto un po’ di tutto per ispirarmi, a seconda del mio umore.
Ma la domanda non era questa, direi che per PK ci metterei Appetite for Destruction dei Guns…

GUEST STAR: CASTY

Portamantello: Eh no, non ci siamo. In Tutto Questo Accadrà Ieri c’è qualcosa che non torna. Anzi, che torna troppo: è Topolino, che rientra dal passato dopo solo qualche istante dalla sua partenza e non dopo 12 ore. Casty, si discolpi! E’ forse un fenomeno dovuto alla microcontrazione? E’ colpa dell’uscita di Time Ø dal non-tempo? Oppure c’entra qualcosa quella birba del Razziatore? E quale di questi fenomeni relativi alle scienze della cronotraslazione riesce a spiegare un evento tanto improbabile quanto un ristorante italiano aperto dopo la mezzanotte?

Casty: La risposta è… “sì” a tutte e tre le prime domande.
Dovete infatti sapere che con l’Artiban’ e il Pastrovicch’ stiamo lavorando a un crossover in cui Topolin’, ritiratosi a far vita bucolica in una fattoria della Basilicata, scopre arando nei suoi campi alcune spore evroniane che… eh, purtroppo non posso rivelarvi altro.
Il titolo sarà Podere a Potenza.
Per quanto riguarda la pizzeria aperta, Topolin’ come sapete è perfettin’ e aveva quindi prenotato già dopo aver salutato Pippo nel 1939, ben sapendo che il Gamba al faro lo sistemava in quattro e quattr’otto.
Spero di avervi chiarito i dubbi su questa mia bellissima storia, buon Topolino a tutti!

evron_vs_pk

Topo Nuovo: Ora che l’avventura è finita, torniamo agli inizi per toglierci qualche dubbietto. Sekthron prima non vuole combattere Pk, ma anzi gli chiede aiuto, poi dice che anche il Vecchio Mantello è “uno di loro”. Ma di loro chi? Possiamo attribuire tutto il comportamento dell’evroniano ad un delirio causato dal Raggio Nero o è una reazione alla notizia della disfatta dell’Impero di Grrodon?

Francesco: Sekthron vive certamente una condizione di confusione profonda dopo aver trascorso tre secoli in quel mondo, separato dal resto dei suoi compagni. Vede in Pikappa una speranza – inizialmente – poi cambia fronte quanto viene riportato nel mondo-prigione tornando a schierarsi (per paura) con il suo padrone Moldrock. Quello di Sekthron è dunque il pensiero di un personaggio terrorizzato che pensa solo a uscire tutto intero da una situazione da incubo. La scoperta della disfatta delle armate evroniane contribuisce a confonderlo e scuoterlo ulteriormente.

Jurambalco: Anche per me c’è bisogno di alcune conferme, se non dalla vita almeno dalla storia. Ma quindi la missione che Pk era chiamato a compiere nella Pentadimensione era quella di recuperare le batterie tachioniche, in modo da riportare indietro la Torre ed evitare l’evasione di Moldrock? Mentre l’intervento del tiranno di Corona ha rimescolato le carte in tavola e ha portato ad uno scontro prematuro. Giusto?

Francesco: La missione principale di Pikappa è quella di impedire a Moldrock di uscire dalla sua prigione. Il varco aperto e l’estrema vulnerabilità della torre hanno reso la situazione critica e il papero mascherato arriva per risolvere in qualche modo quell’emergenza all’interno di uno scenario in progressivo peggioramento.

Astere: Il sogno di Paperino nasconde ancora qualche significato occulto? La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?

Francesco: Niente Marzullo, basta Moldrock come minaccia. Il sogno di Pikappa è semplicemente il messaggio inviatogli dal Custode.

Astere: Alla fine la Camera Omega era stata progettata per un’eventuale fuga di Moldrock? Doveva solo fornire da armamentario e teletrasporto della Torre o c’è ancora dell’altro da scoprire, superarmi incluse?

Francesco: C’è altro da scoprire, posso dire solo questo (oltre al fatto che ci sono segreti legati al passato di Everett).

Jurambalco: Da qualche parte nel mare magnum del web, era stato detto che questa storia avrebbe avuto ben tre epiloghi. Ci si riferiva ai tre fronti che vediamo in chiusura – il ritorno a Paperopoli, l’esordio di Solomon e Moldrock clandestino?

Francesco: E sono esattamente quelli che hai indicati. Sottolinearli con “Epilogo 1”, “Epilogo 2” ed “Epilogo 3” mi pareva un po’ didascalico ma è abbastanza chiaro che assistiamo a tre momenti che aprono tre scenari diversi. Abbiamo la nuova situazione della Ducklair Tower, tornata al proprio posto profondamente danneggiata ma in ogni caso presente (seppure invisibile ai più). La torre risolve il problema del covo segreto per Pikappa, non più costretto a tenere il Custode in soffitta e apre un nuovo filone, quello della ricostruzione del palazzo che – ormai è stato annunciato – tornerà a occupare la Ducklair Plaza. In che modo? In che forma? E quando? L’altro epilogo riguarda la nuova incarnazione del Custode. C’è un bel cambiamento per lui perché prende una forma concreta, un nome e un’identità con cui interagirà con il mondo esterno (con tutte le implicazioni del caso, considerata l’atipicità del soggetto). E infine c’è Moldrock, libero sulla Terra e non più limitato e vincolato dalle restrizioni dell’universo pentadimensionale di Everett Ducklair. In quel luogo è rimasto il secondo gargoyle e presto o tardi sarà di nuovo operativo. In quelle paginette conclusive ci sono tre epiloghi ma ci sono ancora più spunti per altri sviluppi e intrecci…

RedLas: Una domanda che è stata rivolta anche a Sisti: ma questi punti esclamativi? Il punto fermo e la possibilità di variare i toni della narrazione erano una delle piccole novità che le New Adventures portarono in ambito disneyano. Se già in Potere e Potenza il loro utilizzo era stato ridotto, in questa storia sono sopravvissuti solo pochi esemplari. Il punto fermo è da considerare specie protetta? Preferenza stilistica, semplice abitudine o scelta dettata dalla pubblicazione sul settimanale?

Francesco: Si usano secondo necessità, mai più di uno alla volta (sono banditi i tre punti esclamativi per sottolineare enfasi o emozione!!! Se occorre c’è sempre il grassetto per evidenziare un tono più alto). Il punto fisso si impiega sempre ma con misura; le frasi secche o lapidarie o all’insegna del gelido sarcasmo non sono poi così tante.

Paperlallo: Da un grande potere derivano grandi responsabilità… anche per lo sceneggiatore! In questa storia Moldrock ha l’ultima parola: è questo il segreto per scrivere villain del genere senza che le soluzioni per metterli fuori gioco sembrino troppo facili o forzate? Come si gestiscono personaggi così (onni)potenti?

Francesco: Credo che la cosa più importante sia mettere in scena un personaggio insolito e, nei limiti del possibile, interessante e inedito per il mondo di Pikappa. Nei fumetti ogni supercattivo ha naturalmente un punto debole e la cosa interessante, per l’eroe, è riuscire a trovarlo dimostrando così il suo valore. Con Moldrock si è giocato d’anticipo mostrando subito un cattivo problematico ma allo stesso tempo terribilmente forte. Il gioco è anche nei confronti del lettore e non solo verso il protagonista. Il lettore sa qualcosa che Pikappa non conosce ancora, sa che Moldrock si è liberato e probabilmente presto o tardi tornerà a farsi vivo. Questo dovrebbe creare delle aspettative nei suoi confronti e nei confronti della serie e tutto questo rientra nella gestione generale delle cose (con un occhio all’antagonista e un altro occhio all’economia generale della serie).

RedLas, Topolino sbarazzino: Moldrock, non essendo più un essere “singolo”, bensì composto anche dalle diverse entità che ha assorbito, parla riferendosi a sé stesso in prima persona plurale… Ma non sempre. In certi passaggi della storia, scappa la prima persona singolare. Ad esempio:
Ho visitato la torre e ho scoperto cose che non conoscevo… E sai una cosa? Mi piace il tuo pianeta, e credo proprio che ce lo riprenderemo, una volta liberi!
Vi ho ascoltato e abbiamo deciso!
E’ un’abile opera di scrittura per discernere il volere di Moldrock da quello dell’Orda, o un refuso dell’autore? 😛
Qualche ispirazione particolare nel concepire un villain… “collettivo”?

Francesco: Nessun refuso, Moldrock quando necessario fa delle distinzioni precise anche per ristabilire e sottolineare la sua autorità e il suo ruolo dominante. Moldrock e l’Orda si muovono in un costante delicatissimo equilibrio, una dipendenza reciproca che vede in vantaggio Moldrock. L’idea del cattivo collettivo non nasce da una particolare ispirazione ma solo dalla curiosità di portare in scena un cattivo diverso dal solito che potesse uscire dal clichè del megalomane che mira a essere il padrone del mondo. Qui abbiamo un megalomane che è stato padrone del suo mondo e di un bel pezzo di universo, uno che non vive di annunci grandiosi ma ha dimostrato tutta la sua pericolosità e oggi è ancora più pericoloso perché mosso da un desiderio di vendetta terrificante. Mi piaceva l’idea di un cattivo concreto così da renderlo più spaventoso per Pikappa e per i lettori (anche se ormai non si spaventano più per niente).

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Valerio, Astere: Stronchiamo sul nascere ogni accusa di eresia. Com’è stato possibile per il Custode diventare Solomon? Il suo “germe del proprio contrario” è stata l’interazione con Paperino, i trecento anni in battaglia o semplicemente non è diventato ancora un vero individuo? E’ un’incarnazione “definitiva” alla Odin Eidolon oppure Solomon potrà fare avanti ed indietro tra il corpo e la realtà virtuale, mantenere duplicati, ecc.?

Francesco: No, il Custode è un’entità decisamente più semplice, una sorta di prototipo per i droidi come Lyla. Non ha fatto altro che indossare un corpo artificiale ma siamo ben lontani dal livello di Uno e Due. Sul funzionamento di Solomon Hicks e i suoi limiti ci concentreremo con Lorenzo a partire dalla prossima storia.

Rebo: Uno. Due. Hicks. 1. 2. X. Il Totocalcio. La Cabala. Sull’origine del nome della nuova identità del Custode si stanno sprecando le teorie del complotto e non ho potuto fare a meno di notare come una IA chiamata X fosse già stata ipotizzata nella Pk Mail di Pk2 #3, La Voce nel Buio, da tal Riccardo da Trezzano sul Naviglio. Eri tu in incognito? Fate parte della stessa loggia massonica?
Più seriamente, ci racconti un po’ come ti è venuto in mente “Solomon Hicks”? Sai che il danno è fatto e buona fetta dei pker continuerà imperterrita a chiamarlo Sergio?

Francesco: Potrei fare il simpatico e dire che era una cosa voluta ma bisogna sempre dire la verità. Hicks doveva avere semplicemente un’assonanza con la X del più classico mister X, uno che spunta fuori dal nulla e sorprende tutti. In questo modo sicuramente abbiamo maggiore continuità con Uno e Due ma la X, restando nel settore del Totocalcio, rimanda anche a un concetto di stasi, di parità, di danni limitati tra due squadre (un punto per uno e tutti a casa). Solomon non sarà sicuramente un personaggio neutrale, farà delle scelte e prenderà delle decisioni autonome (la prima delle quali sarà far dimenticare a tutti l’infausto nome di Sergio).

rayleigh92: Ser… Solomon, Moldrock e X. Voglio sapere di più su di loro, ma non mi accettano l’amicizia su Facebook! Ce lo troviamo un angolino per i loro PkFiles nella Deluxe? 😀

Francesco: Non ne ho idea, le pagine sono sempre abbastanza limitate e vanno usate al meglio per i contenuti speciali. Inoltro la richiesta a chi di dovere ma non garantisco niente.

Valerio: Ma a differenza di Hicks, Uno (e quindi Due) erano a conoscenza del passato alieno di Ducklair e della faccenda di Moldrock?

Francesco: Sicuramente Uno è quello che ne sa più di tutti.

Tassadar89: La caratterizzazione di Raksaka e Thala è vagamente ispirata alla celebre serie animata Gargoyle o ci sto vedendo più del dovuto?

Francesco: L’idea dei gargoyles viene dagli anni Novanta, nelle due creature non ci sono troppi rimandi alla serie animata e l’unico punto in comune è quello di essere dei protettori, dei personaggi positivi. Il vero aspetto di Raksaka e Thala non è del resto quello dei gargoyles.

Tassadar89: Abbiamo scherzato con i crossover, ora giochiamo con i what if. Se la Torre non fosse stata “distrutta” in P&P, come saremmo arrivati alla storyline del Raggio Nero? Pianifichi di riutilizzare, in tutto o in parte, trame e scenari pensati per il piano B?

Francesco: No, sicuramente avrei pensato a un’altra trama. Allo stesso tempo, altrettanto sicuramente, avevo pensato a un’apertura più fantascientifica per Pikappa, con degli scenari spaziali da esplorare per uscire dai confini terrestri e dal recinto di trame e filoni consolidati (viaggi nel tempo, spore aliene, l’esercito e tutto quello che abbiamo visto nelle prime due serie). Il primo numero di Pikappa è incentrato su un’invasione aliena e dunque mi sembra abbastanza naturale sviluppare nella serie questi elementi. Pikappa non diventerà un guardiano della galassia (su quel fronte mi pare che abbia già dato) ma certamente può ambire a diventare un eroe anche oltre i limiti del nostro pianeta.

generalezargon: A proposito di storyline, la Fondazione Ducklair citata da Solomon riporta alla mente le sottotrame delle Ducklair Industries. Hai intenzione di recuperare anche queste nelle prossime avventure? Se no, puoi raccontarci qualcosa di più su chi ha gestito le Industrie nel frattempo, vista la situazione poco limpida alla fine di Pk2?

Francesco: Qui c’è tanto da raccontare, da costruire e da ricostruire. Non sono un maniaco della continuity però, lavorando su un personaggio fondamentale come Everett Ducklair, mi piacerebbe scoprire un po’ di più su tutto il suo mondo, su quello che ha creato nel nostro mondo in termini di imprese, industrie e fondazioni assortite. Everett è stato dato per disperso e allora andiamo a vedere che cosa ne è stato del suo impero.

Tassadar89: Alla fine non scopriamo di cosa Lyla volesse parlare con Paperino, a meno che non fosse un banale pretesto per un invito a cena. Ha forse scoperto le ragioni del bizzarro comportamento del Razziatore, assai birichino negli Argini nel Tempo ma definito “un amico” in questa storia? Possiamo sperare che le abbia scoperte anche tu e che ce le racconterai in futuro, riprendendo il filone dei viaggi nel tempo?

Francesco: Mi piacerebbe raccontare ancora una storia a base di viaggi nel tempo ma lavorando di più sul carattere del Razziatore per capire un po’ meglio come si vive andando su e giù per i secoli. Il personaggio ha un lato umano che trovo molto interessante (e non dimentichiamoci che è un padre di famiglia).

Valerio, generalezargon: Pare che il tuo stile si sia evoluto ulteriormente nel corso della storia, con gli occhi dei paperi notevolmente allungati in feeling più cartoonesco. Se è davvero così, ce ne parli un po’? Se non è così, conosci un oculista bravo bravo?

Pastro: Quando si disegna una storia così lunga credo sia normale avere delle piccole evoluzioni grafiche, ciò è dovuto al semplice motivo che si prende sempre più confidenza con personaggi e le nuove ambientazioni.
E’ vero che a monte c’è sempre uno studio preventivo, però i piccoli aggiustamenti che si fanno in corso d’opera possono, a volte, dare questa sensazione nel lettore più attento.

RedLas: Continuiamo con le lezioni di stile. Questi quattro episodi hanno un registro grafico un po’ più classico rispetto a Potere e Potenza (ho visto un uso più frequente della gabbia classica, ad esempio). So che in più occasioni hai detto che stai cercando di far evolvere lo stile che usi in queste nuove storie pikappiche verso una sempre maggior leggibilità, quindi presumo che sia una scelta volta in quella direzione. Ti faccio quindi la domanda al contrario: rispetto alle scelte che hai operato ne Il Raggio Nero, cosa aveva Potere e Potenza che non andava e che questa volta hai, magari, voluto tenere a mente?

Pastro: Potere e Potenza non aveva nulla che non andava, ma la scelta di rimanere più legato alla gabbia “vecchia” di PK era motivata dal fatto che volevo creare una sensazione di continuità col passato, una sorta di omaggio. Come ho dimostrato con Il Raggio Nero però, ciò non è sempre necessario per creare epicità o dinamicità nelle tavole. Diciamo che sicuramente Topolino ha bisogno di questo tipo di scansione della vignetta, ma non l’ho fatto solo per questo. E’ un momento in cui sto cercando di elevare la regia a qualcosa di più cinematografico, senza tradire pero l’aspetto grafico e fumettoso. Non vuol dire però che si debbano eliminare certe soluzioni, solamente gestirle diversamente.
Questo però non preclude altre sperimentazioni nel caso ci fosse un cambio di formato e un riposizionamento di target, in funzione dell’età dei lettori, cose di cui bisogna sempre tener conto.

RedLas: Sempre rispetto a Potere e Potenza, questa storia ha fatto un salto di qualità non indifferente: il colore di Max Monteduro ora non si limita più semplicemente a riempire i tratti neri fatti a china, ma ricolora e altera anche questi ultimi (si vedano i colpi energetici, le esplosioni, la polvere che si alza durante gli scontri, gli sfondi, ecc).
Dobbiamo dedurre che la collaborazione tra te e Max sia stata decisamente più stretta, questa volta? Cosa è cambiato rispetto a Potere e Potenza?

Pastro: Il salto di qualità è dovuto ad una serie di più fattori.
Il primo è che rispetto a Potere e Potenza ho avuto 2 mesi in più di tempo.
Il secondo è che ho potuto dedicarmi esclusivamente alle matite avendo trovato in Simone Paoloni un abile braccio destro (che è riuscito oramai quasi del tutto a capire il mio tratto a china) e in mio fratello (Alessandro Pastrovicchio, ndr) un enorme salvagente a cui aggrapparmi nei momenti in cui eravamo con l’acqua alla gola. A me non è rimasto che supervisionare il tutto… che lusso eh?
Che dire del colore?
Stavolta con Max si è creata una sintonia veramente particolare, credo che non ho mai lavorato così bene con lui in tutti questi anni. La sua disponibilità nel rivedere con me tutti i dettagli, per arrivare al risultato migliore possibile, è stata eccezionale: non posso che ringraziarlo per questo. Si può tranquillamente dire che non abbiamo badato a spese (a livello di tempo) e questo, credetemi, lo si fa solo per passione.

Tassadar89, Paperlallo: Solomon Hicks, guida al personaggio. Le differenze tra Uno ed il Custode erano già presenti a livello caratteriale, ora vediamo una differenza anche fisica tra i due e le relative “incarnazioni”. Che ci dici al riguardo?

Pastro: Dico che era necessario, bisognava non creare fraintendimenti. La storia di Hicks è ancora tutta da raccontare e ci riserverà molte sorprese.

Topolino sbarazzino: Tempo di bilanci. Qual è stata la vignetta o la sequenza più ardua da disegnare?

Pastro: La tavola che mi ha fatto perdere più tempo in assoluto, è stata la doppia con Ducklair Tower distesa nella giungla. C’erano un sacco di elementi da mettere in evidenza, senza tralasciare la spettacolarità che doveva evocare. Volevo che il lettore si sentisse anche lui presente e stupefatto davanti a tale visione, come Pk e i suoi compagni di viaggio.
Comunque le sequenze più difficili da disegnare sono sempre quelle d’azione… e finisce che non ne sono mai soddisfatto.

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TITOLI DI CODA – ARTY&PASTRO

Valerio: Concludiamo il Botta e Risposta tirando un po’ le somme di questa esperienza. Raccontateci un po’ come avete vissuto questa terza avventura, dalla realizzazione effettiva della storia a questi febbrili giorni in cui avete testato la “ricezione” del pubblico. Per noi è stato veramente bello vivere a stretto contatto con voi queste cinque settimane e ci è sembrato di tornare ai gloriosi anni in cui esplose il fenomeno PK, fatto anche di interazione semiseria con i lettori. Vi ringraziamo tantissimo!

Francesco: Sappiamo bene che le reazioni lette in rete non sono rappresentative dell’umore e il gradimento del pubblico reale ma volendo far finta che internet sia una cosa seria allora non posso che dirmi felice dell’accoglienza che Il Raggio Nero ha ricevuto. Ho letto critiche positive ma al di là dei commenti amichevoli quello che mi ha fatto particolarmente piacere è stato questo desiderio diffuso di scoprire come sarebbe andata a finire. Questo, per chi scrive e disegna, è – senza retorica – il premio più grande perché è la riprova che si è riusciti a interessare il lettore, catturandone l’attenzione per cinque settimane. I Pkers poi sono dei lettori speciali, attenti, preparati, affezionati ed esigenti e misurarsi con loro è sempre una bella sfida. Quindi, come si dice, sono io che ringrazio voi per la grande attenzione. Spero che l’attesa sia stata ripagata e speriamo di tornare a intrattenervi presto con un nuovo episodio.

Pastro: Questa (per noi) seconda avventura sul ritorno di PK è stata vissuta con grande entusiasmo e preoccupazione, perché sapevamo che era difficile bissare il successo di Potere e Potenza. Con Potere e Potenza non eravamo sicuri che ci sarebbe stato un “dopo”, quindi abbiamo dovuto lavorare in un certo modo; qui invece abbiamo puntato in alto, cercando di costruire un nuovo ciclo narrativo.
Speriamo di aver reso felici sia lettori giovani che di vecchia data, perché noi ci siamo dall’inizio e sappiamo quanto certi meccanismi e personaggi siano importanti per tutti. Se le cose però andranno avanti così, credo ci divertiremo ancora un sacco. 😉
Il riscontro del pubblico per me è fondamentale per capire se la strada percorsa è quella giusta… e per poi fare quello che voglio. Sennò che gusto c’è? 😉
Scherzi a parte, potermi confrontare con voi in questo Botta e Risposta è stato un onore, che spero si ripeterà ancora perché mi fa capire non solo di essere più o meno apprezzato da voi, ma quanto a volte si riesca a trasmettere proprio le sensazioni che si voleva. E’ una condivisione unica… legare tramite un filo invisibile così tante persone è una cosa che mi fa star bene. 🙂

Valerio: Direi che non possiamo salutarci senza prima darci qualche coordinata per il futuro. Sul web c’è chi parla di quadrilogie, storie del team Pastrobani, storie senza il Pastro, storie del ventennale e c’è ancora molta confusione. Al netto degli spoiler, delle direttive aziendali e dei segreti dell’Area 51… cosa potete dirci sull’immediato futuro? Ci ribecchiamo in primavera, quindi?

Francesco: Ho letto qua e là delle informazioni varie e a volte un po’ imprecise. Al netto di tutto, la prossima storia di Pikappa uscirà in primavera per festeggiare il ventennale della serie, sarà una storia in due puntate di 90 pagine complessive e non sarà disegnata da Lorenzo. Per tutto il resto con Lorenzo abbiamo preparato le tracce per altri episodi di Pikappa, senza pensare a quadrilogie o altro. L’idea è di andare avanti così finché ce lo lasceranno fare. Con la redazione abbiamo condiviso le nostre idee pikappiche e dunque fin quando funziona andiamo avanti. L’obiettivo è fare bene una storia alla volta.

Valerio: Invece per quanto riguarda il vostro futuro lavorativo extra PK? Tra Darkenblot, Metopolis e Segreti di Cuordipietra abbiamo perso un po’ il conto di cosa annotare nel taccuino. Un breve ripasso?

Francesco: Con Lorenzo c’è una storia di Topolino, Gancio e Bruto già disegnata e consegnata che prima o poi vedrà la luce, si tratta di un giallo dalle tinte particolarmente realistiche (Topolino e il Settimo Corvo) e insieme abbiamo degli altri progetti più classici per i topi e i paperi. Per quello che mi riguarda ci sono un po’ di storie in uscita e altre in lavorazione e spero di poter procedere presto anche con il Metropolis insieme a Paolo Mottura. Il racconto è programmato, il soggetto è pronto ma ci sono sempre delle emergenze o delle priorità che prendono il primo posto in cima alla lista. Spero davvero di riuscire a fare tutto!

Pastro: Riguardo il futuro di PK lascio la patata bollente volentieri a Francesco, per quanto mi riguarda sto lavorando su una storia enorme su Darkenblot, quindi quello che vi regalerò per il “ventennale” sarà sicuramente il librone de Il Raggio Nero più, sicuramente, qualcosa di commemorativo.
Poi con tutta probabilità ci si rivedrà con Pk un po’ più in la, ma una volta che ci avrò rimesso le mani sopra non lo mollerò più fino alla fine, promesso! 😉
Altro storie ferme ai box ci sono, più umoristiche e anche intimistiche (sempre col buon Arty), ma ragazzi mi mancano le braccia per fare tutto…

Valerio: Siamo arrivati alla fine fine. Prima di riavere indietro i vostri motorini, ce lo fate un augurio per i dieci anni del Sollazzo? Su, su…

Francesco: Quello della Tana è un nome a me molto caro perché è nato sulle pagine di Monster Allergy e dunque ho sempre guardato a questo sito con una certa simpatia – senza esagerare, si intende. Auguro dunque alla Tana del Sollazzo, ai suoi amministratori, curatori e utenti ancora decine e decine di anni di letture, visioni e ludicità con i migliori fumetti, film, serie tv e giochi. Il settore editoriale vive momenti complessi e dunque c’è sempre bisogno di persone di buona volontà appassionate alla lettura. L’augurio più concreto che posso farvi è quello di non perdere mai la vostra curiosità verso tutto questo. A presto!

Pastro: Tanti auguri al sollazzevole Sollazzo e a presto per altre travolgenti avventure!!!