Dietro le Quinte

Dopo gli insuccessi di Pinocchio e Fantasia, Walt Disney aveva un forte bisogno di tirare il fiato e prendere tempo, prima di portare sul grande schermo Dumbo e Bambi. In quel periodo, inoltre, si era appena concluso il trasloco che avrebbe portato gli artisti ad abbandonare gli storici studi Hyperion, per raggiungere una nuova struttura in quel di Burbank. Il nuovo studio, decisamente più grande, sarebbe stato quello definitivo, tutt'oggi base centrale delle operazioni della Disney Company. Walt Disney riceveva molte lettere in quegli anni di persone che gli chiedevano come venissero effettivamente realizzati i suoi cartoni animati, e così gli venne l'idea per The Reluctant Dragon, un film bizzarro e dall'anima “promozionale”. Si trattava in primis di una pellicola antologica in cui raccogliere alcune sue nuove produzioni, inquadrate però in una robusta cornice live action, che avrebbe offerto una sorta di tour documentaristico del nuovo studio.

The Reluctant Dragon fu il primo lungometraggio disneyano a esser mai stato concepito come un film dal vero, malgrado una massiccia presenza di animazione al suo interno, e viene a oggi considerato il primo titolo della fortunata serie di pellicole Disney a scrittura mista. Questo mezzo espressivo era stato utilizzato da Walt solo agli albori della sua carriera, nelle Alice Comedies, e un buon numero di riprese live action era stato incluso in Fantasia. Gli spazi scenici che avevano ospitato le sequenze dell'orchestra vennero così riadattati per questa nuova produzione. Nel film vennero chiamati ad apparire in prima persona alcuni grandi artisti Disney, mentre altri ruoli andarono ad attori ingaggiati per l'occasione. Il protagonista era il comico Robert Benchley, molto famoso all'epoca, qui coinvolto suo malgrado nell'affannosa ricerca di Walt Disney all'interno dell'enorme struttura.

Il Tour di Robert Benchley

All'inizio della storia Benchley viene “caldamente” invitato dalla moglie a recarsi agli studi per proporre a Walt di realizzare un adattamento animato del libro The Reluctant Dragon di Kenneth Grahame, da lei molto apprezzato. Si tratta di uno spunto certamente pretestuoso, ma sufficiente a innescare il viaggio di Benchley all'interno di un mondo per lui sconosciuto. Il suo punto di vista distaccato, divertito e in fin dei conti “profano”, viene sfruttato per creare nello spettatore un collegamento identificativo, e rendere questo “dietro le quinte” meno didascalico possibile. Guida ufficiale di questo suo tour sarebbe il tedioso custode Humphrey (Buddy Pepper), alle cui cure Benchley però si sottrae, nascondendosi in diversi reparti e imbattendosi in molte sorprese. Lo vediamo infatti visitare l'aula di disegno in cui gli artisti imparano la materia, nonché lo studio di registrazione in cui sono all'opera Clarence Nash e Florence Gill, rispettivamente voci di Paperino e Chiquita.

Dopo una tappa al reparto effetti sonori, Benchley arriva nella stanza della multiplane camera e, per l'occasione, il film passa magicamente dal bianco e nero al colore. Lo stesso Benchley commenta la cosa compiaciuto esclamando “Ahh...Technicolor!” e rompendo di fatto la quarta parete. Un personaggio che lo assisterà in questo passaggio è la bella Doris (Frances Gifford), dipendente fittizia dello studio che viene qui impiegata in mansioni sempre diverse. In questa seconda parte Benchley visita il reparto ink-and-paint, la fabbrica delle maquette, le stanze dello storyboard e dell'animazione, venendo regolarmente intrattenuto con svariate anteprime e sequenze animate. Infine giunge in sala proiezioni al cospetto di Walt, solo per scoprire che il film che gli voleva proporre è già stato realizzato: Il Drago Riluttante occupa così gli ultimi venti minuti della pellicola, meritandosi quindi il diritto di darle il titolo.

Casey Jr. e Altre Anteprime

La natura promozionale della pellicola si rivela in alcune brevi sequenze animate che vengono mostrate a Benchley, fornendo così una sorta di anteprima di ciò che lo studio ha in serbo a breve. La prima scena animata viene proiettata al reparto effetti sonori che Benchley visita all'inizio, nella porzione di film in bianco e nero. È lì che il comico incontra Doris, che gli farà provare il sonovox, congegno in grado di alterare la voce, permettendo di doppiare il trenino animato Casey Jr. Si tratta proprio del treno che vedremo pochi mesi dopo in Dumbo, e che diventa qui protagonista di una sequenza di circa quattro minuti realizzata ad hoc e non inclusa nel relativo film. Durante la sua corsa, Casey Jr. incontra altri veicoli dotati di vita propria come un battello a vapore, un treno di ultima generazione e persino la leva di uno scambio, uscendone fracassato dopo molte disavventure.

Casey viene qui reso molto più espressivo e antropomorfo rispetto a come sarà in seguito e inoltre, a ogni nuovo effetto sonoro, si torna in studio e ne viene mostrata la fonte, svelando quindi i retroscena del lavoro del rumorista. Sebbene questa sia l'anteprima più corposa, non è l'unico sguardo al futuro dello studio. Nella stanza della cinepresa Benchley assiste al momento in cui vengono fotografate le cel di Old MacDonald Duck (1941), uno short che sarebbe uscito poco dopo, e in quel frangente lo stesso Paperino prenderà vita per impartirgli una lezione sull'animazione. Nel reparto ink-and-paint vedremo inoltre un'inedita animazione del cerbiatto Bambi, il cui film sarebbe giunto in sala l'anno successivo. Infine, nella galleria delle maquette possiamo già vedere alcuni personaggi di Peter Pan (1953) e Lilli e il Vagabondo (1955), con più di un decennio di anticipo sulle loro effettive uscite.

Baby Weems

La sequenza “animata” conosciuta come Baby Weems ha luogo nella stanza degli storyboard, che Benchley visita intorno alla metà del film. È la prima volta che il pubblico ha modo di conoscere questo particolare procedimento creativo: brevettato proprio agli studi Disney, lo storyboard consisteva nel visualizzare la sceneggiatura di un film tramite disegni da appendere al muro, per poterne avere una visione d'insieme. Sebbene sia nato specificatamente per l'animazione, Disney applicherà tale sistema anche al proprio cinema live action, almeno nei primi tempi. Il segmento ci viene mostrato in forma di story reel, o di animatic, ovvero un filmato composto da immagini statiche o animate solo parzialmente. Vengono insomma mostrate in rapida successione le vignette dello storyboard, dotandole di regolare doppiaggio e qualche piccolo effetto visivo. Per quanto possa risultare straniante, la cosa funziona: dopo i primi secondi si rimane rapiti dalla storia e ci si dimentica della tecnica usata.

Baby Weems fornisce un pratico esempio di quel filone di cortometraggi “a tema libero” che, negli anni 30, faceva capo alle Silly Symphony e che adesso si raccoglie invece sotto l'etichetta Special Cartoon. Racconta di un neonato che, per uno strano scherzo del destino, si ritrova con un'intelligenza fuori misura, al punto che, prima ancora di abbandonare la culla, viene ovunque riconosciuto come una star di prima grandezza. Predomina ovviamente il paradosso: il piccolo mette in ridicolo lo stesso Albert Einstein, viene scolpito nel Monte Rushmore... ma non ha alcun contatto con i suoi poveri genitori, che si ritrovano a seguirne le gesta da lontano. Le gag sono davvero argute e dissacranti, e il finale in cui il piccolo, dopo essersi preso la febbre, torna ad essere un normale neonato, con sommo gaudio della famiglia, nasconde un'arguta critica sociale che condanna le mode e i fenomeni passeggeri. Si tratta di una perla, che paradossalmente avrebbe meritato di essere regolarmente animata e distribuita. Ma a quel tempo lo studio traboccava di idee, e “sprecarne” una non pesava di certo.

How to Ride a Horse

Giunto nel reparto animazione, Benchley si ritrova a interagire con tre dei più importanti artisti dello studio, ovvero Ward Kimball, Fred Moore e Norman Ferguson. In tale occasione assiste alla proiezione di quello che, nella finzione, dovrebbe essere il nuovo cortometraggio di Pippo in uscita, completo di credits. Sebbene in un primo tempo How to Ride a Horse fosse stato concepito proprio per una distribuzione singola, Walt Disney aveva preferito farne un segmento di The Reluctant Dragon, per arricchirne il più possibile il menù. Il cartone animato era stato ultimato l'anno precedente, e in origine avrebbe dovuto essere il primo How To di Pippo, primato “rubatogli” invece da Goofy's Glider (1940). La formula How To presenta uno stile narrativo molto particolare, basato sul concetto di mockumentary: un narratore dalla voce didascalica tiene delle lezioni su un determinato argomento, mentre sullo schermo le sue parole vengono disattese in modo comico.

John McLeish, l'interprete della voce narrante, venne ingaggiato senza che gli venisse detto che le sue parole avrebbero commentato l'azione di Pippo, e quando lo venne a sapere rimase a dir poco sbigottito. I primi How To erano prevalentemente di argomento sportivo, e questo infatti consiste in una lezione d'equitazione. Dalle pagine di un manuale di ippica prendono vita diversi sketch che analizzano il cavallo, il corretto modo di salire in sella, la giusta postura e via dicendo. L'umorismo non è ancora ai livelli di certe future produzioni, ma vengono già introdotti alcuni leit motiv della serie, come la presenza di schemi dimostrativi o il comicissimo uso del ralenti. La grafica, decisamente spoglia, viene inoltre giustificata proprio dalla natura “manualistica” del segmento. How to Ride a Horse avrebbe in seguito conosciuto anche lui una distribuzione singola, ma soltanto nel 1950, quasi dieci anni dopo il suo reale debutto.

Il Drago Riluttante: La Storia

Il Drago Riluttante è il primo dei due cartoni animati Disney adattati da opere di Kenneth Grahame, il secondo dei quali sarà invece Il Vento tra i Salici, inserito in Le Avventure di Ichabod e Mr. Toad (1949). È inoltre la prima volta che gli studios lavorano su una storia di medio respiro, ovvero un two-reel short, lungo una ventina di minuti. Questo particolare formato narrativo verrà portato avanti nel corso degli anni 40, facendo però rifluire ognuna di queste produzioni all'interno dei famosi package film. Poi, a partire da Ben and Me (1953), si inizierà finalmente a distribuirli singolarmente, classificandoli come featurette (mediometraggi). A introdurre Il Drago Riluttante è la già citata scena in sala proiezioni, che segna la prima volta che lo stesso Walt Disney appare in un lungometraggio. Il fatto che il film tanto voluto dalla moglie di Benchley sia già pronto per essere proiettato, e nella scenetta conclusiva lei stessa si lamenti della lentezza del marito, dovrebbe costituire una simpatica gag conclusiva, ma in fin dei conti non fa che mettere a nudo l'inconsistenza dell'impianto “narrativo” alla base del progetto. Di ben altra pasta è invece il segmento animato in questione, una vera e propria gemma.

Alla base di tutto c'è una dissacrante decostruzione degli stereotipi legati al classico medioevo delle fiabe. Il drago del titolo è infatti un intellettualoide dai modi effemminati, che passa il tempo a scrivere poesie dozzinali e dilettantesche. L'ironia è sferzante, e colpisce duramente tanto gli stilemi fiabeschi, quanto i tipici atteggiamenti snob di una certa famiglia culturale. Il cavaliere che viene chiamato a combattere il drago, Sir Giles, non è da meno e si rivela essere un vecchietto allampanato, anch'egli con l'hobby della poesia. Vero protagonista di tutto è un bambino il quale - ben lungi dall'essere felice del clima di concordia fra i due - desidererebbe farli aderire ai modelli codificati dal suo libro di fiabe. La soluzione sarà inscenare un finto combattimento, che possa in qualche modo soddisfare le aspettative del popolo. È chiaro che siamo di fronte a un'intelligentissima riflessione sulla vacuità dei ruoli che la società ci impone e sulle ipocrisie a essi collegate. Basti pensare che, alla fine del combattimento, il drago inscena la propria morte, ma nella scenetta finale siede al tavolo con i popolani che lo acclamano felici.

Il Drago Riluttante: L'Arte e la Musica

Sotto il profilo visivo Il Drago Riluttante è davvero notevole. I fondali sono piuttosto semplici, ma ariosi e dalla colorazione brillante, in grado di richiamare l'impostazione grafica di Fantasia, vista in segmenti come La Sinfonia Pastorale o La Danza delle Ore. I personaggi hanno un design particolarmente efficace, in cui a prevalere è il tratto alla Fred Moore, fatto di linee dinamiche e tondeggianti. Il piccolo protagonista infatti mantiene le stesse proporzioni di Topolino, perlomeno dopo il restyling a cui era stato sottoposto in quegli anni. Per la figura di Sir Giles viene preso a modello invece il Don Chisciotte di Cervantes. Infine, il drago è veramente una delle creazioni disneyane più felici di sempre: incredibilmente espressivo e dal corpo sinuoso, rimane a oggi uno dei migliori esempi di sintesi grafica mai usciti dallo studio. Gli artisti dell'epoca erano infatti bravissimi a dare appeal ai loro personaggi, usando poche semplici linee. È chiaro che un simile tratto caricaturale ben si presta a essere impiegato in una storia così divertente.

Il Drago Riluttante trabocca infatti di un umorismo molto moderno: le gag sono a dir poco demenziali, i tempi comici rapidissimi e la vicenda stessa è intrisa di satira graffiante. La regia valorizza enormemente questa incontenibile vena di follia, facendo scelte a dir poco stranianti, come la rapida carrellata all'indietro sulla faccia del drago mentre applaude, o l'inquadratura in cui Sir Giles dice “Grazie” con due fette di pane in bocca. Per tutto il tempo i personaggi si muovono in modo buffo, sia che la cosa abbia rilevanza nella trama, sia che si tratti di semplici particolari utili a dare personalità al cast (come Sir Giles che controlla il contenuto del panino prima di assaggiarlo). In tutto questo giocano un ruolo fondamentale i componimenti amatoriali dei due poeti dilettanti, decisamente scontati e proprio per questo tristemente credibili. Just A-Drifting, Ode to a Fleecy Cloud, To an Upside-Down Cake, Radish So Red sono dei capolavori di insensatezza, falsamente ermetici e un vero e proprio sberleffo a certa poesia minimalista. Questi sciocchi sonetti fanno le veci delle canzoni che, se si esclude il brevissimo canticchiare da parte del drago del tema principale del film scritto da Charles Wolcott, questa volta sono completamente assenti.

Era Tutto Sbagliato

L'idea di Walt questa volta mancò decisamente il bersaglio. Preso nella sua interezza, The Reluctant Dragon non era né carne né pesce: come documentario era fin troppo semplicistico, romanzato e sostanzialmente inaccurato, come film live action decisamente trascurabile. Non funzionò troppo bene nemmeno come lungometraggio animato: il pubblico si aspettava infatti da Disney un nuovo Biancaneve, e rimase deluso nel vedere per la prima volta un film a episodi. L'operazione venne vista come una truffa: una collezione di cortometraggi collegati insieme da un lungo spot allo stesso Disney. Il film inoltre uscì nel peggior momento possibile: i giorni dello sciopero. Mentre sullo schermo lo studio Disney veniva descritto come un luogo felice, all'esterno dei cinema gli animatori in rivolta vandalizzavano le locandine del film, storpiandone il titolo in The Reluctant Disney. Inutile dire che, con questi presupposti, la pellicola fu un flop al botteghino, non riuscendo a ripagare i costi di produzione.

Il film venne così archiviato con tristezza, e nella sua forma originale non venne più riproposto, preferendo invece riservargli il destino di molti altri package film: lo smembramento. Il segmento di Pippo, come si è visto, venne estrapolato a mandato al cinema molti anni dopo, ma ciò non avvenne per Baby Weems, che cadde invece nel dimenticatoio. Quanto alla vicenda del Drago Riluttante, fu uno dei pochi casi in cui tale politica si rivelò vincente, finendo paradossalmente per valorizzarlo, una volta “ripulito” della sua ingombrante cornice live action. Il personaggio in ogni caso si ritagliò un posticino nel pantheon disneyano, finendo per essere inserito anche in Chi Ha Incastrato Roger Rabbit? (1988), in cui lo vediamo scorrazzare per Cartoonia insieme a Sir Giles. Finalmente, nel nuovo secolo il film venne rieditato nella sua integrità e reso disponibile all'interno del volume Behind the Scenes of the Walt Disney Studio della collana Disney Treasures, curata dal grande Leonard Maltin.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: The Reluctant Dragon
  • Anno: 1941
  • Durata:
  • Produzione: Walt Disney
  • Regia: Jack Cutting, Ub Iwerks, Jack Kinney, Hamilton Luske, Alfred L. Werker
  • Sceneggiatura: , , ,
  • Storia: , , , ,
  • Basato su: e Kenneth Grahame
  • Cast: Claud Allister, Robert Benchley, Nana Bryant, Norman Ferguson, Frances Gifford, Florence Gill, Ward Kimball, Alan Ladd, Billy Lee, Hamilton MacFadden, Maurice Murphy, Clarence Nash, Barnett Parker, Buddy Pepper, Truman Woodworth
  • Musica: Frank Churchill, Larry Morey
  • Animazione: Jack Campbell, Ward Kimball, Fred Moore, Milt Neil, Wolfgang Reitherman, Claude Smith, David Swift, Harvey Toombs
Nome Ruolo
Edwin Aardal Effetti d'Animazione
Claud Allister Cast (Sir Giles)
Ken Anderson Direzione Artistica
Robert Benchley Cast
Nana Bryant Cast (Mrs. Benchley)
Jack Campbell Animazione
Brad Case Effetti d'Animazione
Frank Churchill Musica
Larry Clemmons Sceneggiatura
Harry Clork Sceneggiatura
William Cottrell Sceneggiatura
Jack Cutting Regista
Ugo D'Orsi Effetti d'Animazione
Walt Disney Produttore
Russ Dyson Effetti d'Animazione
Andy Engman Effetti d'Animazione
Norman Ferguson Cast
Art Fritzpatrick Effetti d'Animazione
Frances Gifford Cast (Doris (Studio Artist))
Florence Gill Cast
Yale Gracey Direzione Artistica
Kenneth Grahame Storia Originale
Joe Grant Storia
Harry Hamsel Effetti d'Animazione
T. Hee Storia
Hugh Hennesy Direzione Artistica
Jack Huber Effetti d'Animazione
Dick Huemer Storia
Ray Huffine Fondali
Ub Iwerks Regista; Effetti Speciali
Ward Kimball Cast; Animazione
Jack Kinney Regista
Paul B. Kossoff Effetti d'Animazione
Alan Ladd Cast (Al)
Billy Lee Cast (The Boy)
Hamilton Luske Regista
Hamilton MacFadden Cast
Fred Madison Effetti d'Animazione
John McDermott Effetti d'Animazione
John McManus Effetti d'Animazione
John P. Miller Storia
Fred Moore Animazione
Larry Morey Musica
Maurice Murphy Cast (Storyboard Artist)
Clarence Nash Cast
Milt Neil Animazione
Lance Nolley Direzione Artistica
Art Palmer Effetti d'Animazione
Barnett Parker Cast (The Dragon)
Erdman Penner Storia
Buddy Pepper Cast (Humphrey (Studio Guide))
Charles Philippi Direzione Artistica
Miles E. Pike Effetti d'Animazione
John Reed Effetti d'Animazione
Wolfgang Reitherman Animazione
Art Riley Fondali
George Rowley Effetti d'Animazione
Ted Sears Sceneggiatura
Claude Smith Animazione
Sandy Strother Effetti d'Animazione
David Swift Animazione
Reuben Timmins Effetti d'Animazione
Don Tobin Effetti d'Animazione
Harvey Toombs Animazione
Noel Tucker Effetti d'Animazione
Alfred L. Werker Regista
Cornett Wood Effetti d'Animazione
Truman Woodworth Cast
George de Beeson Effetti d'Animazione