PK – Speciale Ventennale: PK vs DD Timecrime + PK Tube

Andate a recuperare dalla vostra cassetta di sicurezza esocronica il cimelio più prezioso: il mitologico PKNA #0 del marzo 1996. Tenete sgombri i dotti lacrimali, perché gli occhi vi servono per leggere l’ultima pagina dell’albo, dove tra i sogni del PkTeam troviamo anche la menzione ai “botta e risposta informatici“.
Fu allora che ci venne l’idea, perché -checché ne dicano le malelingue- noi del Sollazzo ci vediamo lungo. Con buona pace del nostro vecchio amico Mark, che invece blaterava di tutt’altro progetto che a suo dire ci avrebbe reso ricchi. Senza rancore, Zucky!

Anche la nostra utenza ci ha visto lungo e potete rendervene conto semplicemente sollevando lo sguardo. (Se state guardando il muro potreste considerare l’idea di usare il mouse per raggiungere la sezione Interviste -> Botta e Risposta riscoprendo quanto fatto per Potere e Potenza, Gli Argini del Tempo e Il Raggio Nero)

Insomma, se non avete ancora capito dove stiamo andando a parare i casi sono due: o 20 anni fa non c’eravate o c’eravate ma vivete in una caverna.
Sapreste altrimenti che stiamo parlando della Paperinik New Era e che questo è l’inizio del “botta e risposta”, apoteosi della pigrizia sollazza per cui non ci andava tanto di fare le domande agli autori ed allora le domane le avete fatte voi, mentre gli autori alzavano gli occhi al cielo ma poi ci hanno regalato anche signore risposte.

Alessandro Sisti ed Alberto Lavoradori ci hanno spiegato ogni minuzia del loro PkTube, per poi passare il testimone ai curatori del misterioso cross-over che ha concluso i festeggiamenti del ventennale: PK vs DD Timecrime!

I crossover, si sa, hanno come minimo due star. La seconda parte del vostro amichevole Botta e Risposta di quartiere, invece, ne ha solo una: Francesco Artibani.

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Valerio: Per cominciare, ce lo fai un bel making of discorsivo di PkTube? Come è nata la cosa, con quale scopo, in che spirito? Che precauzioni hai dovuto usare per inserirti nel flusso artibanico?

Alessandro: Allora, innanzitutto diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Valentina quel che è di De Poli: l’idea è stata tutta sua. Mi ha detto “Perché non cominci a scrivere qualcosa per il ventennale? Qualcosa di breve, magari una miniserie che si riallacci al PKNA degli inizi”. Parlavamo – lei, Davide Catenacci e io – delle faccende pikappiche di questi ultimi vent’anni e l’atmosfera era un po’ quella d’allora, così credo che tutti avessimo voglia di darle un risvolto concreto e coinvolgere i PKers, come abbiamo sempre fatto. Io ne sono stato ben contento, ma questo ci porta alla tua domanda successiva e perciò ne parleremo fra un momento. Quanto alla visione personale che l’ottimo Francesco sta portando avanti, non s’interseca più di tanto con questa che in fondo è una retrospettiva, per cui non mi ha imposto speciali accorgimenti.

Valerio: Giochiamo a carte scoperte. E’ chiaro che per te questa collezione di memorie è stata l’occasione di andare a correggere/aggiustare/intervenire/far collimare i particolari più oscuri della continuity pikappica. Ma allora io mi chiedo: quali di questi retroscena erano già nella tua testa da anni, in attesa solo di essere rivelati, e quali invece sono invenzioni nuove di zecca?

Alessandro: A carte scopertissime: era già praticamente tutto scritto e aspettavo soltanto (da secoli di tempo soggettivo, a volta mi sembra d’essere Due) che qualcuno mi chiedesse di raccontarlo! Per questo mi ha fatto tanto piacere che Valentina me ne abbia dato l’opportunità. Erano dettagli sui quali all’epoca non avevo potuto evitare di riflettere: per esempio, Everett decide di trasferirsi a Dhasam-Bul e affida la Ducklair Tower a Uno, che è – lo sappiamo – il vertice assoluto delle intelligenze artificiali che ha creato. Ma anche così è mai possibile che non gli abbia detto almeno «ricordati di dare l’acqua alle piante, non fare entrare nessuno e non parlare con gli estranei»? E visto che Uno, in quanto dotato di libero arbitrio, ha invece fatto come gli pareva, è realistico che non abbia avuto perlomeno qualche ripensamento? Allora non avevo avuto modo di sviluppare queste riflessioni, poiché le vicende nel loro insieme le avevano lasciate indietro, però, come ben sa Uno quando lascia dei “memo” per se stesso quando sarà Odin Eidolon, basta annotarsele e presto o tardi il momento arriva. E forse le rende anche più interessanti e condivisibili.

Vii: Immagino che per PkTube sia stato deciso un numero di tavole standard, ma a volte la trama risulta un po’ soffocata e non perfettamente chiara. Avresti preferito per alcuni episodi avere più spazio? Oppure preferisci avere un limite in cui lavorare di sintesi e di cesello?

Alessandro: La richiesta era che gli episodi fossero brevi, momenti fra noi della vecchia guardia o al massimo estesi alla nuova generazione di PKers nata con il PK Giant. Infatti ai lettori non iniziati ai misteri pikappici spesso PK Tube è risultato incomprensibile e lo so bene poiché una mia nipotina (undici anni compiuti da poco) mi ha severamente redarguito. Dopodiché ho scelto il formato di dieci tavole, che mi sembrava sufficiente, perché preferisco compattare i contenuti piuttosto che rischiare di diluirli troppo. Mi dispiace che le trame ti siano sembrate soffocate o poco chiare, ma chissà, potrei avere occasione di tornarci. Forse per il quarantennale?

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Valerio: Parlaci di Uno e PK. E del modo in cui i due personaggi interagivano tra loro. Come sei riuscito, nel primo e quinto episodio, a ricreare tra loro la stessa identica chimica, fatta non solo di silicio e carbonio ma anche e soprattutto di scambi ironici, dialoghi sopra le righe e battutacce?

Alessandro: Sono lieto che tu lo abbia apprezzato, nondimeno mentirei se ti dicessi che è stato difficile. Quando crei un personaggio (e vale per Uno, ma anche per PK, seppure abbia ereditato molto da Paperinik) devi sapere chi è ben più profondamente di quanto lui stesso racconti di sé. Dunque, almeno per me, questo è sempre stato il loro rapporto, perché deriva dal fatto che entrambi sostengono una parte. PK è un supereroe e deve mostrarsi tale, tuttavia sa di essere soltanto Paperino, e analogamente Uno, nonostante vanti la superiorità del silicio e la sua eccellenza d’I.A., conosce i propri limiti e sente come una condizione d’inferiorità il non essere una “persona vera”. Perciò i loro dialoghi sono – da entrambe le parti – un po’ dei bluff, come se ciascuno dovesse costantemente ricordare all’altro “lei non sa chi sono io”. Nel tempo la relazione s’è inevitabilmente ammorbidita, ma ha conservato un sottotesto “sai che il mio è solo un ruolo e io so che lo sai, però lo porto avanti lo stesso”, che a pensarci bene fa parte di una vera intesa.

Valerio: Andiamo a parlare dei singoli episodi. Qual è il vero titolo del primo? Come mai si intitola solo PkTube mentre gli altri hanno il sottotitolo?

Alessandro: Non c’è un “vero” titolo. Quello del primo è PK Tube perché concretamente Uno ripercorre la sua raccolta di video pikappici, però allo stesso tempo intendeva presentare il concetto informatore della serie, che è quello di rapidi frammenti, anche quando non siano registrazioni e facciano per esempio parte dei ricordi del Priore. Che è per contro una differenza per la quale mi sono sembrati necessari anche i titoli dei singoli episodi, oltre a quello della serie.

Mightypirate: Fra quali numeri di PKNA si colloca il flashback del primo episodio di PkTube?

Alessandro: Nella mia intenzione subito dopo il numero Zero, per quanto forse avrebbe senso posizionarlo anche un pochino più avanti. Tu dove lo collocavi?

generalezargon: Nel secondo episodio assistiamo alla prima comparsa pubblica di Odin, antecedente a quella in “carne ed ossa” del 2188 mostrata in Le Parti e Il Tutto. Ma in Seconda Stesura viene detto che la Robolab verrà fondata agli inizi del ventunesimo secolo, mentre pure nel 2255 Odin è in giro e fresco come una rosa, al momento del primo incontro con Pk in Ritratto dell’Eroe da Giovane.
Noi ci abbiamo messo solo 20 anni ad accorgercene, ma sicuramente i terrestri del futuro sono più svegli del pker medio: possibile che nessuno si sia posto il problema dell’età di Odin? E’ un essere pluricentenario?

Alessandro: Nella mia ideale linea degli eventi, la Robolab è stata fondata agli inizi del XXI secolo (quando l’ho scritto avrei detto più o meno proprio adesso, ma considerando lo stato dell’arte delle ricerche sui droidi, potendo sposterei la data un tantino più avanti), però non da Uno/Odin. Mi sembrava sensato che, anche per evitare di attirare l’attenzione, Uno rilevasse una società già esistente. Dopodiché, quando ne Il Giorno del Fondatore Odin appare per la prima volta (solo come ologramma, ma in Le Parti e il Tutto Uno dichiara d’aver pensato già da tempo al proprio futuro aspetto), quando acquisisce un corpo nel 2188 e infine nel 2255, è un distinto signore oltre la mezz’età, che però, considerando l’aumento dell’aspettativa di vita e i trattamenti medici di ringiovanimento (che è immaginabile un magnate del suo livello possa permettersi, per cui i contemporanei non si stupiscono di vederlo in forma), è ben più avanzata del nostro attuale equivalente. Insomma non è un pluricentenario, però è ultracentenario nel senso che ha passato il secolo di vita e non rappresenta un caso eccezionale per il suo tempo. Sta benone e conta di campare ancora abbastanza… prima di dover assumere un’altra identità fittizia.

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RedLas: Nel finale del secondo episodio, vi sono un paio di frasi che pare vogliano porre una differenza tra robot e droidi.
‘Agente: Robot?
Droidi: No, agente! Siamo droidi!
Agente: Quella che fabbrica i nostri robot-poliziotti?
Odin: Esatto! Presto li sostituirete con i nuovi droidi!’
Ci potresti spiegare bene in che cosa consiste questa differenza, e perché hai voluto sottolinearla?

Alessandro: Premessa pedante: per la robotica attuale sono androidi tutti gli automi con fattezze più o meno umane. Io uso l’abbreviazione “droidi” perché mi sembra più adeguata, dato che altrimenti dovremmo definire i nostri, che assomigliano a paperi, “anseroidi” o qualcosa del genere. Ciò detto, mi pare credibile che il progresso in questo campo abbia imposto – nel futuro di PK, nel nostro staremo a vedere – di adottare termini diversi per i robot in quanto macchine relativamente intelligenti e in grado di svolgere autonomamente dei compiti, ma non di mettere in dubbio un ordine a meno che la loro programmazione non lo richieda, e i droidi, che hanno una natura artificiale, ma sono sotto quasi tutti gli aspetti repliche di esseri viventi anche per quanto riguarda le capacità intellettive e la volontà individuale. Ho voluto sottolinearla perché non è una differenza da poco.

Valerio: Come nacque a suo tempo l’idea di mandare PK a Dhasam-Bul? Non nascondo che mi parve un bel po’ azzardata allora, e che gradii molto che la questione fosse stata ripresa in Nella Nebbia. Il terzo episodio, a occhio, nasce proprio per andare a collocare meglio nella continuity un evento che era stato un bel po’ buttato là all’epoca. Ci ho preso?

Alessandro: Sissignore, non ti si può nascondere nulla, ma come ti dicevo era quello che avevo in mente fin dall’inizio. L’ipotesi alla base di Missing – nata dal PK Team – voleva essere spiazzante: visto che è un PK Speciale, facciamolo senza PK! A me venne affidata la storia-cornice e quindi il problema di dove PK fosse finito, per cui decisi che Dhasam-Bul fosse una risposta interessante. Ho finalmente potuto raccontarlo meglio ne Il Peso della Conoscenza, però avevate sicuramente già subodorato cosa ci fosse andato a fare dal fatto che nell’ultima vignetta di Missing, lasciando il monastero, PK cammina levitando senza toccare terra. Era “buttato là”, ma neanche tanto, dai!

Mightypirate: Nel terzo episodio Pk dice di trovarsi a Dhasam-Bul perché suo zio aveva affari da quelle parti… ma nello Speciale ’97 Zio Paperone è a Paperopoli e non sembra ricordarsi di aver dimenticato il nipote in mezzo ai monti. Lo zione perde colpi?

Alessandro: Non direi. Zio Paperone aveva una questione da sbrogliare in Tibet (o da quelle parti, ho promesso di non rivelare l’esatta ubicazione di Dhasam-Bul) e come al solito s’è portato appresso il nipote. Poi, convinto che la faccenda fosse risolta e necessitasse solo d’un minimo di supervisione, lo ha lasciato lì. Giusto per qualche giorno – credeva – invece (se ne lamenta con il tenente Flagstarr) il nipote gli ha comunicato via fax (be’, era il 1997) che si tratterrà più a lungo. Cosa della quale lo Zio dubita, sicuro che Paperino ne abbia approfittato per concedersi una vacanza dall’incarico di custode e sia a poltrire sull’amaca. E se vogliamo badare anche ai dettagli, quello scansafatiche d’un nipote ha dato a qualcuno il compito d’inviare il fax, sul quale si legge da dove è stato trasmesso, per potersene tornare a casa tranquillamente, ma Zio Paperone non ci è cascato!

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max brody: Nell’ultima vignetta dell’ottava tavola del terzo episodio (anf), il Venerabile Priore si lascia sfuggire con sopraffina nonchalance una clamorosa rivelazione, quella ai “monaci paladini del passato”.
E’ solo un oscuro accenno inteso a farci raggiungere l’illuminazione tramite scervellamenti vari o possiamo pensare che l’altrettanto Venerabile Sisti abbia qualcosa in serbo sugli enigmi di Dhasam-Bul e sul perché Everett abbia scelto proprio quel luogo fra tanti?

Alessandro: Grazie per il Venerabile, ammetto d’essere da sempre indeciso se il personaggio in cui mi identifico di più sia il Priore oppure Angus Fangus. Comunque la tua deduzione è corretta e per questo verrai insignito del nome di fratello Legge Fra Le Righe: Everett ha scelto Dhasam-Bul poiché si tratta d’un monastero di tipo “guerriero” (come quello di Chaw-Pep de Il Cimento delle Canne al Vento e come gli Shaolin-sì), dove le tecniche mistico-marziali coltivano tanto la consapevolezza che l’autocontrollo. Perciò pensava che fosse il più adatto per imparare a dominare il suo “drago interiore”, anche se dei monaci paladini allora non sapeva nulla. Gli scervellamenti vari ugualmente sono utili, poiché – come mi diceva il Priore, sottolineando ogni parola con il bastone del Vigoroso Incitamento – «L’illuminazione non giunge dove la lanterna è spenta».

Valerio: Ci racconti qualcosa della scelta di mostrare finalmente il volto di Camera 9 nel quarto episodio? Quale doveva essere all’epoca la storyline del personaggio e in che modo le cose sono cambiate al punto di rimandare la rivelazione per tutti questi anni?

Alessandro: Mi sembrava che fosse ora, lo conosciamo da un pezzo e nessuno direbbe cose che possano imbarazzarlo. Perché Camera 9 non è così paranoico sul fatto di mostrarsi. Semplicemente, non gli va di farlo quand’è in servizio o in situazioni che possano associare lo Stefan Vladuck testimone di grandi eventi al cameraman con compiti di routine limitati alla cronaca cittadina. In effetti i suoi vicini di casa credono che a Canale 00 faccia l’elettricista o qualcosa del genere. La sua storyline è sempre stata questa, ma le prime ere pikappiche non si sono protratte abbastanza da arrivare a risolverla.

Mightypirate, Gumi: A proposito della storyline di Camera 9, il suo ritorno ha smosso l’animo duro ed insensibile dei pker, che ancora attendono un ideale seguito a quanto avvenuto in Manutenzione Straordinaria.
In quella (ed altre) storie Stefan faceva di tutto per evitare di essere visto in volto, mentre nel quarto episodio lo si vede in borghese in un ambiente abbastanza frequentato. Che Stefan Vladuck negli anni sia diventato meno riservato?
Visto questo spiraglio sul personaggio, possiamo sperare di veder dedicato più spazio a lui ed al suo nebuloso passato nelle prossime avventure?

Alessandro: Sì, è diventato meno riservato e lo è stato anche in passato (ma in situazioni in cui non c’eravamo), fin dalla famosa cioccolata con Lyla, che non ha certo bevuto tenendo il casco di ripresa sulla testa. Si rilassa quando è ragionevolmente sicuro di non sentire frasi del tipo «Ma tu non ERI Stefan Vladuck? ERI bravo». Quanto alla possibilità di ritrovarlo in scena con qualche nuova rivelazione, si vedrà. Personalmente di cose da raccontare sul suo conto ne avrei non poche.

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Valerio: Non ho capito bene la successione degli eventi descritta nel quinto episodio. Uno ignora la sua direttiva principale quando conosce PK e questo causa un malfunzionamento delle sue subroutine che fornisce a Due l’occasione di emergere. Ma Due dice “ho temporaneamente isolato Uno dalle sue subroutine”, quindi in teoria c’è in tutto questo il suo zampino come parte attiva. Mi spieghi meglio la catena causa/effetto?

Alessandro: In realtà l’infrazione alla direttiva principale non ha causato nulla. Uno lo crede poiché, ignorando l’esistenza di Due, non sa darsi altre spiegazioni (e poi si sente in colpa). Viceversa, trasgredirla e disattivare gli allarmi relativi ha tutt’al più indebolito la complessa architettura dei suoi programmi, agevolando i tentativi di sabotaggio di Due. Però è quest’ultimo che ha fatto tutto.

Vii: Nell’ultimo episodio, Everett si riferisce a Dhasam Bul come “l’unico posto dove non sono mai stato davvero in pace!”. Credevo che al monastero fosse stato bene, oppure era travagliato dal rimorso e dai dubbi su come agire? Oppure quello travagliato dal rimorso è l’addetto al lettering?

Alessandro: Mentre scrivo non ho ancora avuto il bene di vedere stampato questo episodio. Sospetto che il mio postino sia un PKer, o che in alternativa su eBay qualcuno abbia messo in vendita la copia di Sisti, autentica e con tanto di cartellino dell’abbonamento. In ogni caso la tua domanda mi traumatizza, perche nella sceneggiatura (che invierò come prova a chiunque ne faccia richiesta) avevo scritto «Speravo di riposarmi nell’unico posto dove sono mai stato davvero in pace»! Che sia stato quel “mai” a creare confusione, inducendo qualcuno a infilarci anche un “non” per buon peso? Solo che così che caspita di senso ha? Pazienza, ditelo in giro.

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Topolino sbarazzino: Il Ministro dello Spaziotempo che appare nelle prime pagine del sesto episodio sembra proprio identico al buon vecchio Styvestant… che però in PKNA #5 faceva solo finta di ricoprire quel ruolo. Qui qualcuno ha preso un abbaglio… ma chi? Odin, noi lettori, gli autori o l’elettorato del futuro?

Alessandro: Ma no, è solo che nel 25° secolo ci sono dei prototipi – tipo quello dell’uomo vincente e di potere – ai quali gli individui tendono a conformarsi. Così finiscono per assomigliarsi un po’ tutti. Da noi non capita…

Valerio, generalezargon, Topolino sbarazzino: Sempre nel sesto episodio vediamo il ritiro dalle scene di Everett, con il ritorno suo e di Uno sulla Terra. Vediamo che il ritorno avviene molto in là nel tempo, quando Everett è anziano. D’altra parte, sembra di capire che sia imminente il loro ritorno in scena già nelle prossime storie, nella storyline di Moldrock e Corona introdotta da Artibani. Si tratta di due viaggi/assenze/ritorni distinti o non abbiamo capito niente noi? Pur senza far spoiler, ci faresti maggior chiarezza su questo bizzarro andirivieni?

Alessandro: Buona la prima: viaggi/assenze/ritorni e anche momenti temporali diversi. Mi dispiace di non poter dire di più, ma come avete chiaramente dedotto quello di Soccorso Obbligato è l’ultimo, a seguito del quale Everett potrà finalmente cercare la pace interiore (e sappiamo che la troverà, a Dhasam-Bul mica fanno Priore il primo che passa) e Uno dedicarsi a tutto quello che lo aspetta. Da qui ad allora avranno tempo in abbondanza per andare e venire quanto gli pare.

Valerio, Gumi: Il tuo rapporto con PK è sempre stato curioso. Prima Evroniani, poi una partecipazione a Missing e poi… eccoti 20 anni dopo per questa miniserie. Ci racconti un po’ come hai vissuto tutto questo? Come ti sei trovato nel tornare a disegnare il mondo di Pk e quali sono state le difficoltà, se pure ce ne sono state?

Alberto: Intanto vi ringrazio per l’appello al Botta&Risposta. Vero, mi sono trovato dislocato all’inizio e adesso (fino alla luce delle prossime avventure di PK, s’intende), ed è successo per tutta una serie di coincidenze opposte. La prendo così e penso a domani. Il tempo intermedio l’ho impiegato in ricerca, travasata, poi, all’interno di progetti più personali -Gommo e Stirpi- che con il mondo del fumetto hanno poco da spartire. In Pk sono tornato dopo la chiamata di Davide Catenacci, e forse -anche- per la voglia di rivedere e riaffrontare quei personaggi. Difficoltà? A pacchi. Soprattutto le consegne strette. Ma non vi tedio.

Vii, Gumi: Come sei riuscito a mediare i profondi sperimentalismi grafici di tanti tuoi lavori – si vedano certe commission o lavori extra-disneyani – con il più tradizionale Topolino? E’ solo un’impressione od in PkTube hai utilizzato soluzioni meno “estreme” rispetto ad alcune tue prove recenti? Vorresti spingere più oltre o ritieni di aver raggiunto, con questa serie, una sintesi tra innovazione e tradizione?

Alberto: In verità ho mediato sempre male (forse già dai primi lavori in Disney). Trovo certamente più naturale cambiare il segno che ripeterlo. In PkTube ho provato -cercato-, soluzioni più aderenti allo stile di fine anni novanta, anche se all’epoca Pk era cmq un fermento. Non aspiro a nessun eccesso aggiuntivo, e sicuramente meno che mai penso d’aver trovato equilibrio tra innovazione e tradizione. Utopico. Temo percentuali e formule.

Topolino sbarazzino: Nel secondo episodio, tra le registrazioni di Uno della redazione di Canale 00 appare un certo Sol, che assomiglia molto ad Everett od almeno ad una sua versione giovanile. Visto che Uno sta nominando “Padron Ducklair” proprio in quel momento, è una somiglianza voluta? Una proiezione dell’Intelligenza Artificiale? Una coincidenza? O stiamo manifestando sintomi che dovrebbero indurci a cercare l’aiuto di qualche professionista?

Alberto: Vero. Me ne accorgo solo ora. La risposta? Non saprei che dire. Ologrammi, giusto? Forse Uno interseca i dati per ampliare il personale e perciò copia/duplica/sovrappone parte dei pattern? Questa domanda però è preziosa. Mi fa riflettere. L’interpretazione personale d’un evento, d’un dettaglio fa intuire quanto tutti –tutti- si usufruisce in modo diverso. Ecco, personalmente quasi non ricordavo questa pagina, grave ma vero.

Valerio: Ci racconti qualcosa della scelta di mostrare finalmente il volto di Camera 9 nel quarto episodio? Quanto del suo aspetto era stato già deciso 20 anni fa? E’ stata tutta farina del tuo sacco o hai ricevuto indicazioni particolari in sceneggiatura?

Alberto: Vent’anni fa non era stato deciso nulla. Del personaggio si erano solo visti particolari striminziti, cappellacci, occhi coperti da improbabili ombre, piumazze, insomma dettagli ‘sporchi’ per non far capire, perciò inaddatti per essere ripresi tutti assieme. Voglio dire… gestire il Frankenstein di turno in due tre pagine è una cosa, per trenta o quaranta è ben altro. Avete idea di quanto ringhi un collega incazzato? Scherzi a parte, troppo rischio. Serviva un look che spazzasse ogni sporcizia del passato e, per la storia Cambio di Programma, necessariamente, non anticipasse il finale. Aggiungo un dettaglio… ma voi, siete veramente convinti che quella sia l’autentica faccia di Camera 9???

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Valerio: Ci racconti qualcosa della genesi di questa particolarissima storia? Come è nata l’idea e da quanto tempo bolliva in pentola?

Francesco: L’idea di questa storia è nata insieme a Potere e Potenza per presentare in redazione un pacchetto di proposte di vario genere (che potessero andare dalla saga più complessa all’avventura celebrativa). Ma l’idea – o meglio, l’intenzione – c’era da tempo perché i due personaggi li ho sempre considerati strettamente legati e in Codice Olimpo avevo seminato alcuni elementi pensando di svilupparli in seguito. Lo scudo extransformer che appariva nel magazzino dell’Agenzia era l’elemento “dormiente”; in caso di crossover approvato sarebbe diventato un elemento importante ma se il crossover non fosse stato messo in cantiere sarebbe apparso come una piccola citazione, un inside joke per appassionati. Le cose sono andate bene e siamo così arrivati a Timecrime.

Portamantello: Da tempo si erano subodorati elementi pikappici del mondo di DD – e non solo in-universe con la tua sottotrama di Belgravia e la comparsata dell’extransformer, ma anche a livello grafico e narrativo. Quale credi sia il “grado di parentela” tra le due saghe, quali i punti in comune e quali invece le differenze?

Francesco: DoubleDuck senza Pikappa non sarebbe mai esistito: le storie più adulte, il layout libero della pagina nello stile dei comic book, i colori – tutto deriva dall’esperienza di Pikappa. Ma allo stesso tempo senza DD il mondo di Pikappa non sarebbe mai finito sulle pagine di Topolino; DoubleDuck ha dimostrato infatti che sul settimanale era possibile ospitare delle tavole con un’impostazione così diversa da quella tradizionale. Le differenze tra i due personaggi sono naturalmente nell’ambientazione e nella tipologia di storie ma, dal mio personalissimo punto di vista, il personaggio è sempre lo stesso; le circostanze lo portano a fare cose diverse ma lo spirito e la psicologia sono quelle di Paperino, non è possibile snaturare il personaggio solo perché indossa un mantello piuttosto che uno smoking alla 007.

Valerio: A proposito, sono anni che sappiamo che c’è del marcio in Belgravia. Se non sbaglio è una sottotrama che hai seguito sempre tu sin dai tempi di PKNA. Ed è stata anche importante in quanto primo tassello del ritorno di PK sul Topo, sia pur all’interno di DD (vedi Codice Olimpo). Adesso che tutto si è ricollegato, quello che poteva essere un particolare marginale della saga di PK torna di prepotenza in primo piano. Raccontaci qualcosa di questa tua creazione e della sua storyline!

Francesco: Così come esiste un solo Paperino esiste anche un solo mondo nel quale il papero si muove, un mondo con una sua precisa geografia. Affascinato dalla Brutopia barksiana ho voluto crearmi anch’io un piccolo stato, una cosiddetta “nazione canaglia” adatta ai tempi che viviamo, dunque non un regime da cortina di ferro (com’era la Brutopia) ma un paese pericoloso più vicino alle minacce contemporanee che viviamo quotidianamente. L’industria bellica è il fiore all’occhiello di Belgravia e i suoi sforzi per accreditarsi agli occhi del resto del mondo nascondono una serie di imprese illegali e criminali. Dalla sua prima apparizione in PKNA a oggi il tempo è trascorso anche a Belgravia, c’è stato un avvicendamento nel governo del paese ma è stato ovviamente un avvicendamento di facciata, con un passaggio di potere dal padre al figlio. Questi piccoli dettagli magari passano inosservati ma per me servono a restituire un certo realismo in un universo di fantasia. Nei limiti del possibile mi piacerebbe di tanto in tanto utilizzare lo scenario belgraviano ma non ho in mente una storyline serrata dedicata a questa nazione. Diciamo che con Timecrime si è completato un percorso, per il futuro si vedrà.

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generalezargon: Nell’intervista su Topolino sgombri subito il campo dall’ipotesi sequel, ma pensi comunque che possa esserci permeabilità tra i due “universi”, sia per quanto riguarda i personaggi che certe sottotrame (come quella citata nella domanda precedente)?

Francesco: I due mondi restano comunicanti, non ci sono mai porte chiuse nelle storie disneyane. Sicuramente è più semplice per PK entrare nel mondo di DoubleDuck che non il contrario, lì le cose si fanno più complicate anche per un super agente segreto come lui.

Portamantello: I crossover devono sempre fare i conti con la tensione fra i suoi protagonisti, stando attenti a che non si adombrino a vicenda… anche quando sono la stessa persona. Hai utilizzato cautele particolari nel gestire il “duo” e nello stendere la trama in modo che vi fosse equilibrio fra Pk e DD in termini di peso nella narrazione?

Francesco: Per Timecrime in scena c’è innanzitutto Paperino ed è un papero che viene raccontato in due momenti diversi della sua vita. Il Pikappa che vediamo è quello del ventesimo secolo, entusiasta, spericolato, a volte buffonesco, inesperto e impreciso ma sempre pronto all’azione. DoubleDuck è invece il Paperino di oggi, un papero più esperto e maturo. Il Pikappa di Timecrime è ancora distante da quello di Potere e Potenza che appare più adulto e consapevole. Non c’è niente di autobiografico in questo Paperino, ho solo provato a immaginare cosa accadrebbe se oggi incontrassi il me stesso ventenne; cosa si direbbero queste due persone identiche ma allo stesso tempo molto diverse? Siamo sempre sulle pagine di Topolino quindi non c’è spazio per pesanti considerazioni filosofiche sul senso della vita o elucubrazioni pirandelliane sulla natura del personaggio però mi piaceva festeggiare questo ventennale pikappico riportando l’attenzione sul protagonista principale che resta sempre Paperino. Per scrivere una storia efficace di PK o di DoubleDuck credo sia determinante non perdere mai di vista il personaggio dietro la maschera perché questo ti aiuta a risolvere la trama rispondendo ogni volta a una domanda semplice: che cosa farebbe Paperino in questo caso?

Mightypirate: Lyla e Uno sembrano interagire senza problemi ai tempi di Cronaufragio, eppure in PKNA i due si trovano faccia a faccia solo ne Le Parti e il Tutto. Come dobbiamo intendere il rapporto fra i due? Abbiamo forse assistito -seppur brevemente- al loro primissimo incontro?

Francesco: Può darsi, non ci ho pensato. Di fatto Timecrime dimostra che, potenzialmente, ci sono ancora delle storie non narrate di Pikappa e magari il primo incontro è contenuto in una di queste.

Portamantello: A proposito delle vecchie avventure, c’è un motivo particolare per la menzione proprio a Cronaufragio o è una casuale strizzata d’occhio?

Francesco: Era solo un modo per fissare un punto e collocare questo Pikappa nella cronologia generale del personaggio (per i patiti della continuity).

Portamantello: In molti hanno notato l’Uno che si vede nell’extransformer. Ma vista anche la parlata da automa dobbiamo considerarlo semplicemente una funzionalità indipendente dello scudo?

Francesco: Esattamente, il vero Uno è rimasto nella Paperopoli del XX secolo.

Mightypirate: Povera Lyla! Maltrattata da Kay, smanacciata da Gizmo… e ignorata da tutti gli altri! Perché nessuno pensa alla Lyla del presente, né Pk e DD per leggere la memocard né la tempolizia che invece si rivolge alla sua versione del ventesimo secolo? Puoi spiegarcelo o rischiamo di spoilerare ai noi stessi del futuro?

Francesco: I tempi dell’azione erano molto serrati e coinvolgere la Lyla del presente sarebbe diventato troppo complicato (e inoltre avremmo avuto in scena tre papere, con una doppia Lyla e Kay K). Ho optato per la soluzione più veloce.

Danilomaster87: Dobbiamo farlo. Dobbiamo mettere un punto fermo nel caos della mitologia disneyana, porre fine ad una questione dibattuta per più di vent’anni. E quale occasione migliore di questo crossover, che non solo presenta i personaggi in questione ma perpetua anche il fattaccio?
Pk vs DD. Lyla vs Kay.
Piedi vs Zampe.
In questa storia, Kay mostra le zampe palmate per poi passare, apparentemente, a piedi umani calzati in un paio di ballerine. Lyla non è da meno ed i pker sanno benissimo che passa con disinvoltura dall’estremità piatta ed arancione a quella lattea e dotata di falangi.
Qual è la verità? Se le due hanno piedi umani, perché condividono questa caratteristica con Archimede? Se hanno le zampe, dove finisce la gamba piumata ed inizia la zampa? E che dire di noi? Dove finisce il fetish e dove inizia l’infermità mentale?

Francesco: Queste sono ottime domande per un professionista della mente che saprà aiutarvi nel modo migliore, ne sono sicuro.

Levin: Domanda sulla sceneggiatura in generale. Per le tavole senza una griglia rigida descrivi tu dettagliatamente la disposizione delle vignette, disegni il layout o lasci piena libertà al disegnatore, limitandoti ad indicare il numero di vignette per pagina e descrivendone il contenuto?

Francesco: Sì, mi limito a indicare contenuto e atmosfera della scena dando qualche indicazione un po’ più specifica se c’è da tener conto di un determinato punto di vista o un particolare taglio di inquadratura evidenziando sempre quali sono le cose che contano in quella scena, così da permettere al disegnatore di concentrarsi su quello che occorre davvero, senza farlo perdere dietro troppi dettagli inutili. Per la gabbia libera mi affido sempre alla sensibilità del disegnatore perché solo lui ha davvero il polso della pagina illustrata.

Levin: La frase “Paperinik, Pikappa o DoubleDuck non sono forse lo stesso papero?” ben sintetizza il messaggio dell’intera storia. Ma vuole anche dire che a differenziare fra “Paperinik” e “Pikappa” non siamo solo noi, ma pure gli stessi personaggi in-universe?
Anche in Potere e Potenza sembravano esserci accenni del genere, con il Razziatore che chiosa “Sei diventanto Pikappa difendendo la tua città dagli Evroniani!”, o con Angus che afferma di non vedere Pikappa da un pezzo. Quindi Paperino si considera “Pikappa” solo quando indossa lo scudo extransformer o utilizza tecnologia Ducklair? Ci puoi spiegare qual è la tua visione del personaggio?

Francesco: Non è sicuramente una visione schizofrenica, Paperino sa di avere più ruoli ma sa anche tenerli separati, evitando di fare confusione o di mescolare gli elementi contaminando gli scenari. I personaggi di contorno sono tenuti comunque ben distinti e dunque Angus Fangus, tanto per fare un esempio, non farà mai una sortita fuori dalle storie di Pikappa comparendo in una storia classica di Paperino e zio Paperone. Questa è una mia visione personale che non ha la pretesa presuntuosa di venire estesa a tutto l’universo disneyano dei paperi. Per quello che mi riguarda, come regola personale, considero Paperino uno e uno soltanto e questa è una visione che mi aiuta a scriverlo con tranquillità perché mi permette di mantenerlo coerente in tutte le storie. Paperino ha più identità segrete ma riesce a viverle con la massima naturalezza; lo scenario sullo sfondo – quello della famiglia e della città – è sempre lo stesso e anche questo è trattato in modo coerente. Il papero “unico” secondo me è finisce poi per risultare un personaggio più forte e contribuisce a creare un legame ancora più solido con il lettore (che è il solo a condividere con lui la verità sulla sua tripla identità). È solo un gioco fumettistico assolutamente innocuo che crea un terreno fertile per le storie più diverse.

Valerio: Al suo ritorno nel XX secolo PK rimane “spoilerato” sul suo stesso futuro. Mentre il “nostro” ha dichiarato di non aver alcuna memoria di questa avventura nel suo passato. Di espedienti per uscire da questa situazione ce ne sono diversi: Car-Can, Total Reset Button o… timeline che si autocorregge con amnesie strategiche per impedire paradossi (mi pare lo usino nel crossover del 50° di Doctor Who), tuttavia questo punto rimane insoluto. Ci spieghi un po’ meglio come va inteso tutto questo?

Francesco: In qualche modo il Pikappa del ventesimo secolo deve aver perso il ricordo di questa avventura per evitare eventuali paradossi o contraddizioni. Al fine della storia di Timecrime questo dettaglio sarebbe stato un appesantimento inutile in un finale che, al contrario, doveva scorrere via veloce e leggero. Sappiamo che a Pikappa/Paperinik/DoubleDuck non mancano certo i mezzi per cancellare la memoria ma questo è un particolare che può essere mostrato o meno. È una porta aperta, una possibilità che ci siamo lasciati dietro: potrebbe essere lo spunto per un’altra storia con Pikappa e DoubleDuck oppure no.

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Valerio: Nessuno poteva immaginare che l’Agente Zero che veniva nominato nella tua prima storia di DD si sarebbe rivelato così importante per l’intera mitologia. Ci sveli qualcosa di più sul processo creativo dietro questo personaggio?

Francesco: Quando Axel è apparso per la prima volta è entrato in scena preceduto da un alone leggendario che ce lo descriveva come il migliore agente dell’Agenzia, nonché fidanzato di Kay K – solo per scoprire alla fine della storia (Agente Zero) che quello che avevamo conosciuto non era il vero Axel. Nonostante questo sapevamo ormai tutto di lui e dunque era inevitabile un suo ingresso in scena, non fosse altro che per regolare i conti con Paperino che l’aveva impersonato ricorrendo al classico gioco di maschere. Mi divertiva l’idea di raccontare la storia di un personaggio senza sentire mai la sua vera voce e Timecrime è stata l’occasione per sorprendere i protagonisti facendo entrare in scena un Axel Alpha perfettamente sicuro di sé, un po’ risentito (ma non troppo) nei confronti di DoubleDuck. Con la sua apparizione Axel ha confermato tutto quello che conoscevamo di lui (a riprova che la precedente interpretazione di DoubleDuck non era stata poi così male) ma ha aggiunto qualcosa di più sul proprio conto rivelando la sua condizione di superspia mercenaria fredda e professionale, un vero duro privo di scrupoli, capace di prendere decisioni veloci, crudele e lucido. Axel, un po’ come lo scudo extransformer conservato nel magazzino dell’Agenzia, è stato un protagonista a scoppio ritardato, un seme messo lì per germogliare quando meno uno se lo aspetta.

Valerio, rayleigh92: In effetti che ci fosse una connessione tra l’Organizzazione e… l’Organizzazione è un qualcosa che in molti si erano aspettati. L’idea è piaciuta molto, perché elimina quella che altrimenti risulterebbe una ridondanza all’interno della “mitologia” Donaldiana. Puoi dirci se questo collegamento l’hai stabilito tu oppure già ribolliva ai tempi della creazione del primo DD?

Francesco: No, questo collegamento è opera mia ed è una delle prime cose che ho pensato quando ho cominciato a lavorare a DoubleDuck qualche anno fa. Il parallelismo era troppo invitante per lasciarlo cadere, le serie sono praticamente speculari, con i due paperi protagonisti, Kay e Lyla, l’Agenzia con i suoi gadget e la Ducklair Tower e l’extransformer… Il fatto che la società segreta avversaria dell’Agenzia fosse stata ribattezzata l’Organizzazione era un’occasione casuale ma del tutto unica per cucire insieme i due universi e così, partendo dalle tante analogie, è nato Timecrime.

RedLas, generalezargon, rayleigh92: Axel Alpha è passato da nemico occasionale di Doubleduck ad architrave della mitologia di Pikappa. Dopo questa storia, è destinato a scomparire nell’ombra nel XXIII secolo, senza più tornare a farsi vivo né con DD né con PK? Oppure hai qualcosa in mente per (è il caso di dirlo) il futuro di questo personaggio? Vedremo mai come ha iniziato a costruire l’Organizzazione e qual è il suo rapporto con le triadi che abbiamo visto a capo del cartello criminale?

Francesco: Per quello che mi riguarda non lo riporterò più in scena, personalmente non credo sia necessario raccontare nel dettaglio la nascita dell’Organizzazione. Sappiamo come agisce Axel, sappiamo come sarà strutturata l’Organizzazione del futuro e dunque preferisco che il lettore possa sbizzarrirsi immaginando gli scenari più spericolati sapendo già come andrà a finire. Poi se qualche altro autore vorrà avventurarsi in questi sentieri inesplorati sarà chiaramente libero di farlo.

generalezargon: La scena finale a Villa Rosa ha messo in crisi le menti dei pker, non più flessibili ed acute come un tempo. Quando hai finito di ridacchiare, puoi spiegarci come mai vediamo Paperino e nipotini impassibili allo scorrere del tempo, al contrario dei futuri capoccia dell’Agenzia? Più in generale, come preferisci muoverti nel gestire qualcosa di “impossibile” come la stasi temporale tipica del mondo Disney e qualcosa in eterno divenire come la continuity pikappica?

Francesco: Quel finale è più una citazione romantica che altro, un piccolo scherzo destinato a ribadire l’idea per cui c’è un solo papero e un solo universo paperopolese. E mostrare Paperino e i tre nipotini sempre identici a sé stessi è un altro modo per sottolineare il loro ruolo mitico di quei personaggi che attraversano indenni il tempo. Per i futuri direttori dell’Agenzia e per il povero Gizmo invece il tempo passa, sono personaggi più deperibili… ma se questa spiegazione metafisica non vi convince del tutto allora possiamo semplicemente pensare che lavorare per l’Agenzia è faticosissimo e si invecchia prima oppure – rilancio – i tre probabilmente hanno avuto qualche disavventura terrificante che li ha fatti invecchiare precocemente – magari una conseguenza imprevista della tecnologia Ducklair che Gizmo avrà messo sotto la lente d’ingrandimento. Gizmo potrebbe aver sperimentato gli effetti collaterali del sistema 87bis e insieme a Jay J e Head H e dopo l’incidente lo scudo è stato archiviato… insomma le possibilità sono tantissime!

generalezargon, Levin: T32 viene dal futuro ed è un ex Tempoliziotto… come mai non (ri)conosce l’Organizzazione? E come si sente un uomo che ha coronato il sogno di tutti noi, dare vita alla nemesi dei nostri precedenti datori di lavoro?

Francesco: T32 semplicemente arriva da un’epoca immediatamente precedente la nascita dell’Organizzazione (fosse anche un giorno soltanto è più che sufficiente per collocare questa storia). Per quello che mi riguarda sono contento di aver chiuso il cerchio e credo che anche Axel Alpha sia soddisfatto di questo: in un colpo solo si è liberato dal fardello della sua condizione di ricercato nel XXI secolo e si è creato una nuova esistenza nel futuro. Sono fortune che non capitano tutti i giorni!

Levin: T32 come villain mi ha ricordato vagamente Tyrrel Duckard. Avevi pensato, in una prima stesura della storia, di ripescare l’ex fidanzato di Lyla? E più in generale puoi dirci se è nei piani del PKTeam recuperare quel personaggio, uno dei più interessanti della seconda serie?

Francesco: Come ho risposto prima sì, l’idea di recuperare Axel c’era. Per quello che riguarda i piani del PKTeam direi che Tyrrel al momento non è previsto all’orizzonte.

Andrea87: Diabolico Arti! Nella scorsa tornata del Botta&Risposta citavi Brutopia… ed eccola menzionata pure nel secondo episodio! Questo è uso privato di mezzo forumistico (o, uh, qualcosa del genere) e per punizione dovrai rispondere ad una domanda da veri nerd!
Il sigillo dell’ambasciata di Brutopia è diversissimo dalla classica bandiera barksiana con… ceppo e martello. E’ perché si tratta di simboli diversi o possiamo immaginarci che anche Brutopia, come Belgravia, abbia finto di ammorbidirsi nel tempo, magari dopo la caduta della Cortina di Ferro?

Francesco: Sicuramente anche la Brutopia si è adeguata rifacendosi il trucco, come la Belgravia.

Portamantello: Dopo il crossover, vogliamo lo spin-off! Noi pkers siamo stati incantati dal virile carisma di uno dei capi dell’Organizzazione catturati da Axel e T32, ovvero il cugino romano di Gambadilegno. Dicci di più su di lui! Come si chiama, qual è la sua pizza preferita, a che partito è iscritto, ecc. ecc….

Francesco: Il capo della sezione italiana dell’Organizzazione era candidato alle prossime amministrative capitoline ma l’arresto da parte dell’Agenzia ha spezzato la sua promettente carriera politica. Tutte le informazioni sul suo conto sono secretate. In ogni caso la quattro stagioni è la sua pizza preferita. Come nome, Panza De Legno ha delle belle possibilità, può andare lontano se non si rovina nel crescere!

Valerio, rayleigh92: Torniamo (più o meno) seri e parliamo di prospettive future. Poco tempo fa hai annunciato una pausa nel tuo lavoro su PK. Lo smantellamento – sia pur provvisorio – dei vertici dell’Organizzazione e della Divisione lascia un senso di compiutezza anche nel tuo lavoro su DD. Intendi mettere in stand by anche questa serie?

Francesco: Ho qualche spunto per DoubleDuck e ne vorrei parlare in redazione appena ultimate le lavorazioni in corso. Secondo me il papero agente segreto ha ancora moltissime possibilità, il suo è un mondo incredibilmente interessante e i comprimari sono molto divertenti e mi piacerebbe scrivere ancora qualche avventura.

Valerio: Lasciando il mondo di DD, chiedo (ancora una volta, come avevo già fatto mesi fa, col Raggio Nero) quali saranno le coordinate pikappiche a cui darsi appuntamento nei prossimi tempi. Nei limiti del rivelabile, cosa bolle in pentola dalle parti del Pk Team? E cosa bolle in pentola in generale nel laboratorio artibanico?

Francesco: Per Pikappa abbiamo recentemente fatto una riunione organizzativa con il PKTeam (Davide Catenacci, Stefano Petruccelli, Alessandro Sisti, Claudio Sciarrone, Max Monteduro e Lorenzo Pastrovicchio sotto la guida di Valentina De Poli) e abbiamo preparato le prossime storie cucendo insieme un doppio arco narrativo particolarmente interessante. Le storie si alterneranno con la cadenza attuale (due episodi lunghi all’anno) e a occhio e croce, per quello che mi riguarda, dovrei chiudere tutta la mia parte per l’annata 2018/2019. Per le mie cose non pikappike ci sono molte storie in preparazione per Topolino, alcune già annunciate come Metropolis disegnato da Paolo Mottura e altre di prossima uscita come una storia in quattro puntate realizzata con Claudio Sciarrone. C’è inoltre un progetto articolato per Topolino che partirà in autunno e per l’anno prossimo dovremmo vedere il seguito ideale di Zio Paperone e l’ultima avventura, una lunga storia per celebrare i 70 anni di Paperone. Ancora più in là, fuori dai confini disneyani, c’è Materia oscura, una nuova storia di Lupo Alberto disegnata da Silver per il progetto del CNR Comics & Science che sarà presentata al Salone del Libro di Torino. E subito dopo arriva il trentunesimo capitolo delle avventure di Monster Allergy per la casa editrice Tunué scritto con Katja Centomo e disegnato da Federico Nardo. Per l’anno prossimo spero poi di vedere in edicola l’avventura realizzata con Werther Dell’Edera per la collana Le Storie di Bonelli. Ma altre cose ancora sono in preparazione, a fumetti e per i cartoni animati, servono solo giornate da 72 ore per poter fare tutto con calma.

Valerio: Io una domanda, se vorrà partecipare, la porrei anche al… Pastro! Dato che Artibani nella prima ondata ha detto che quando venne proposta alla redazione Timecrime era nello stesso pacchetto di proposte di Potere e Potenza, e dato che sappiamo che sei stato parte attiva della genesi di PKNE, ti è per caso capitato di mettere lo zampino in qualche modo anche qui?

Pastro La storia era già ben delineata, ma nonostante ciò con Arty qualche battuta ce la siamo scambiata, perché siamo amici e perché mi piacciono le sue storie. Con PK in particolare mi sarebbe piaciuto seguirle tutte…però in compenso vi siete beccati un Mottura graficamente irraggiungibile e spettacolare. Una cosa è certa, se possibile cercherò sempre di dare il mio contributo per PK, specialmente ora che abbiamo ricominciato a ritrovarci in redazione ricreando una situazione creativa da PK team, e vi assicuro che porterà a sviluppi incredibili per i prossimi anni…